BALAKIREV, Milij Alekseevič
Musicista, nato a Nižnij- Novgorod il 2 gennaio 1837, morto a Pietroburgo il 29 maggio 1910. Dovette la propria migliore educazione musicale ad A. Ulibišev, diplomatico e studioso di musica, che, ritiratosi nelle proprie terre di Nižnij-Novgorod, diede occasione a Balakirev, tornatovi da Kazan′ (alla cui università aveva seguito studî di scienze naturali), di approfittare dei suoi consigli e delle sue lezioni. Ventenne appena, si stabilì a Pietroburgo per dedicarsi esclusivamente allo studio severo della musica. Vi conobbe Glinka, che gli dimostrò viva simpatia, e Cesar Cui (Kjui) col quale si legò in stretta amicizia. Insieme essi gettarono le basi estetiche di quella che fu la nuova scuola russa, specialmente quando si aggregarono loro altri tre musicisti contemporanei: Musorgskij, Rimskij-Korsakov e Borodin.
Ai nuovi canoni Balakirev rimase coerente con la parola e con l'esempio: dotato di non comune energia e attività, divenuto abilissimo pianista, fondò nel 1862 a Pietroburgo una scuola libera di musica, integrata da cicli di concerti da lui personalmente sostenuti. Nello stesso tempo studiò con ardore il folklore nazionale, cercando d'assimilarne lo spirito e il carattere, e pubblicò nel 1866 un'eccellente raccolta di 40 melodie e canzoni popolari.
Un po' più tardi la società musicale russa gli affidò la direzione dei proprî concerti, finché egli divenne direttore della Cappella imperiale (1883-95).
La sua produzione di compositore è costituita da tre ouvertures su temi rispettivamente spagnoli, russi e cèchi; 2 sintonie (in do magg. e in re min); Tamara, poema sinfonico ispirato ad una poesia di Lermontov; La Russia, poema sinfonico; Fn Bohême, poema sinfonico; un Concerto in mi bem. per pianoforte ed orchestra; una cantata per soprano solo, coro ed orchestra; un'ouverture, una marcia e 4 intermezzi per la tragedia Re Lear di Shakespeare; Islamej, fantasia orientale per pianoforte e liriche. Il teatro fu dunque trattato da lui solo di scorcio. L'iniziata composizione di un'opera intitolata L'Uccello d'oro fu da lui abbandonata, non è noto per qual motivo. Abile riduttore, lasciò ottime trascrizioni pianistiche della Jota Aragonesa di Glinka, della Fuga in Egitto, e dell'Aroldo in Italia di Berlioz (quest'ultima a 4 mani) e di un quartetto di Beethoven, per due pianoforti.
Bibl.: M. Chop, M. A. B., in Neue Zeitschr. f. Musik, 1907, p. 3; A. Pougin, B., in Le Ménestrel, 1910, n. 24; S. M. Ljapunov, in Annuario del teatro imperiale di Pietroburgo, 1911; N. Strel'nikov, Balakirev, Leningrado 1922; v. anche l'Autobiografia del Rimskij-Korsakov, trad. franc. 1914, id. ted. 1928.