MILONE
– Si ignorano l’origine e la data di nascita di questo vescovo di Padova: certamente fu arcidiacono della canonica di S. Maria di Padova dal 1055 al 1077. Alla morte del vescovo di Padova Odelrico, M. fu scelto a succedergli, ma fu ordinato soltanto nella primavera del 1080. Il 25 giugno fu presente al concilio di Bressanone nel quale fu deposto Gregorio VII ed eletto al suo posto Wiberto di Ravenna con il nome di Clemente III, del quale M. rimase sempre fedele sostenitore. Nel 1084 lo ritroviamo a Sutri insieme con l’antipapa, con l’imperatore Enrico IV e con il patriarca di Aquileia. Probabilmente si trovò anch’egli a Roma il 21 marzo 1084 quando Enrico IV e Clemente III entrarono a Roma costringendo Gregorio VII a chiudersi in Castel Sant’Angelo. Nello stesso anno M. andò a Pisa e nel giugno fu a Verona, come risulta da un diploma imperiale (Heinrici IV Diplomata, II, pp. 486-488) da cui si ricava che egli ottenne la restituzione di alcune proprietà usurpate all’episcopato padovano. Nel febbraio 1086 M. fu a Ravenna insieme con l’antipapa e assistette alla conferma dei beni a favore della Chiesa ravennate.
Nelle lotte politiche fra Chiesa e Impero che caratterizzarono questo periodo e colpirono direttamente anche la città di Padova, M., nel rispetto di una tradizione che vedeva i vescovi padovani sostenitori convinti della causa imperiale, si dimostrò sempre di parte favorendo in più occasioni la politica di Enrico IV in Italia.
Grazie alla politica imperiale dei suoi vescovi, la città di Padova e soprattutto la sua Chiesa avevano ricevuto nei secoli una serie di importanti benefici da parte dell’Impero. In particolare, il vescovo di Padova, oltre al riconoscimento nell’855 dei privilegi immunitari che gli erano stati concessi da Carlo Magno e dai suoi successori, aveva ottenuto nel 918 da Berengario I il diritto di giurisdizione sulle terre della sua Chiesa. In seguito, quando, a partire dall’anno 1000, Padova divenne residenza dei comites, il potere del vescovo non subì limitazioni, anzi continuò a mantenere la sua influenza sulla vita della città e soprattutto nell’ambito dei suoi possedimenti fondiari.
Fu sotto l’episcopato di M. che la Chiesa di Padova ottenne il suo massimo privilegio. Nel 1090, infatti, M., con diploma imperiale datato 26 giugno, ottenne piena giurisdizione sulla città di Padova insieme con ogni pertinenza pubblica sulle mura, sulle strade e sui fiumi che attraversavano il territorio padovano oltre a una serie di concessioni come la proprietà dell’Arena. L’imperatore Enrico IV scioglieva così la città dai vincoli comitali e dava al vescovo la piena giurisdizione su quanto apparteneva o era appartenuto all’Impero in Padova e nel suo distretto.
Al nome di M. risale anche la costruzione o la ristrutturazione della chiesa di S. Martino a Piove di Sacco, come pare evincersi da una iscrizione sul pavimento della chiesa stessa. M. fu anche grande benefattore nei confronti dei due monasteri femminili di Padova, quello di S. Pietro e quello di S. Stefano, i quali, grazie proprio all’ausilio del vescovo, accrebbero la loro importanza e le loro proprietà.
Nonostante l’autorità e il potere raggiunti da M. durante il periodo del suo episcopato, pare che non sia mai venuto meno il favore dei suoi concittadini. Secondo il cronista Rolandino, ancora nel 1256 esisteva nei pressi dell’altare maggiore della cattedrale una pittura ritraente il vescovo M. insieme con re Corrado e Berta moglie di Enrico IV, ritenuti i grandi benefattori della città.
M. morì probabilmente nella seconda metà del 1095, giacché il 31 maggio di quell’anno il suo nome compare in un diploma con il quale l’imperatore prendeva sotto la sua protezione il monastero di S. Giustina di Padova.
Fonti e Bibl.: Rolandino Patavino, Cronica …, a cura di A. Bonardi, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., VIII, 1, pp. 124 s.; Heinrici IV Diplomata, a cu;ra di D. von Gladiss, in Mon. Germ. Hist., Diplomata regum et imperatorum Germaniae, VI, 2, Weimar 1959, pp. 470 n. 356, 478 n. 359, 486-488 n. 365, 551-553 n. 414, 553 s. n. 415, 557 n. 418; Decretum sinodi [1080], a cura di L. Weiland, ibid., Legum, sectio IV, Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, I, Hannoverae 1963, p. 120 n. 70; Codice diplomatico padovano, a cura di A. Gloria, Venezia 1877, pp. 271 n. 244, 300 n. 273, 301 s. n. 275, 306 s. n. 281, 307 s. n. 282, 312 n. 287, 314 n. 290, 318-320 n. 295, 322 s. n. 298, 321 n. 301, 325-327 n. 302, 328-330 n. 304, 330 s. n. 305, 331 s. n. 306, 333 s. n. 308, 337, 340 s.; Ph. Jaffé, Regesta pontificum Romanorum, a cura di S. Löwenfeld et al., I, Lipsiae 1885, p. 653 n. 5332; P.F. Kehr, Italia pontificia, VII, 1, Berolini 1923, pp. 158 n. 2, 183 n. 1; I placiti del Regnum Italiae, a cura di C. Manaresi, in Fonti per la storia d’Italia [Medio Evo], III, 1, Roma 1960, pp. 230 n. 400, 442, 444 nn. 441 s., 391 s. n. 464; 2, pp. 402-404 n. 469; G.F. Tomasini, Urbis Patavinae inscriptiones sacrae et profanae, Patavini 1649, p. 3 n. 11; P. Pinton, La più antica chiesa di Piove di Sacco, in Nuovo Archivio veneto, II (1891), 2, pp. 280, 283, 285-287; A. Simioni, Storia di Padova dalle origini alla fine del secolo XVIII, Padova 1968, pp. 82, 170, 173 s., 189, 200; A. Castagnetti, I conti di Vicenza e di Padova dall’età ottoniana al Comune, Verona 1981, p. 116; Storia d’Italia (UTET), VII, 1, Torino 1987, pp. 50, 170; T. Struve, Heinrich IV., Bischof Milo von Padua und der paduaner Fahnenwagen. Zu einem wenig beachteten Bildnis des salischen Kaisers und seiner Gemahlin, in Frühmittelalterliche Studien, XXX (1996), pp. 294-314; A. Tilatti, Istituzioni e culto dei santi a Padova fra VI e XII secolo, Roma 1997, pp. 11, 134-136, 186, 202, 221-231, 236-239.
G. Pilara