SINĀN, Mi‛mar (l'architetto)
Architetto: il maggiore fra i Turchi. Di supposta origine greca, nato nel 1489 a Cesarea (Kayseri), morto nel 1578 o 1588 a Costantinopoli. Architetto di Solimano il Magnifico, svolse un'attività straordinariamente intensa, costruendo, secondo notizie date da lui stesso, 334 edifici, di carattere religioso e profano: moschee, mausolei, scuole, bagni, ospedali, ponti, palazzi, ecc.; e non soltanto nella capiiale e in numerose città della Turchia rumelica e anatolica, ma persino a Budapest e a Damasco. Ispirandosi alla chiesa di Santa Sofia a Istanbul trovò nuove e grandiose soluzioni del problema della cupola, con interni ampî e armoniosi, sorretti all'esterno da un abile giuoco di contrafforti. Le tendenze insite nell'architettura ottomana furono dal S. portate al massimo sviluppo, sicché il suo stile ebbe vastissima influenza e diffusione in tutti i paesi dell'impero turco.
Nella costruzione delle moschee egli si attenne fedelmente al principio delle cupole iscritte entro un quadrato, preceduto da un cortile a porticati delle stesse dimensioni. Il suo primo capolavoro è la moschea Sciāhzādeh a Istanbul (1543-48) nella quale, ispirandosi alle prime grandi moschee a cupola (Meḥmedīye e Bayāzīdīye) e applicando il sistema di quattro cupole sferiche, riuscì ad accentuare notevolmente la grandiosità dell'interno. Nella Suleimānīye (1550-56) egli raggiunse un ulteriore ampliamento dell'interno. I quattro ambienti agli angoli servono da atrî, mentre la funzione della facciata viene sottolineata da leggiadre gallerie a due piani. La sagoma molto compatta della moschea riceve ancora maggiore rilievo dai due minareti; per le sue dimensioni, la bellezza delle proporzioni e la sobrietà delle forme, l'edificio si può ritenere una delle più importanti opere architettoniche di tutti i tempi. S. stesso considerava suo capolavoro la Selīmīye ad Adrianopoli (1570-74), enorme edificio quadrato, sostenuto da otto pilastri, in cui l'apertura della cupola uguaglia quella della chiesa di S. Sofia. Gallerie a colonne con tribune e numerose finestre aggiungono leggerezza all'edificio, inquadrato all'esterno simmetricamente da quattro torri; il tutto improntato ad estrema semplicità e chiarezza, che non fanno neppure sospettare le enormi difficoltà tecniche che l'architetto geniale dovette superare per realizzare questo progetto.
Bibl.: Muṣṭafā Sā‛ī, Tedhkiret ül-bünyān-i qogia Mi‛mār Sinān, Istanbul 1315 eg.; F. Babinger, in Encyclopédie de l'Islām, IV, Leida 1924, pp. 446-450; C. Gurlitt, Die Baukunst Konstantinopels, Berlino 1912; A. Gabriel, Les mosquées de Costantinople, in Syria, 1926; H. Glück, Die bisherige Forschung über Sinān, in Oriental. Literaturztg., 1926; M. Agha-Oghlu, Herkunft und Tod Sinans, ibid., 1926; F. Babinger, Zum Sinān-Problem, ibid., 1927; Sinān, Tedhkiret ül-Ebnīye (autobiografia), Costantinopoli s.a.