MINA
Mine terrestri. - Sono ordigni esplosivi di vario genere e di dimensioni relativamente piccole (rispetto alle mine subacquee) adoperati in guerra quali ostacoli attivi per contrastare o ritardare l'avanzata delle truppe e delle colonne motocorazzate nemiche. Scarsamente adoperate nella prima Guerra mondiale, hanno trovato larghissima applicazione nella seconda.
Le mine terrestri si impiegano interrate (a pochi centimetri di profondità) o alla superficie del terreno, oppure dissimulate in mezzo alla vegetazione o fissate a paletti o alberi ed esplodono per l'azione di uomini, animali, veicoli, ecc., transitanti su di esse o nelle immediate vicinanze. Esse si distinguono:1) secondo l'impiego cui sono destinate, in mine antiuomo e mine anticarro; 2) secondo il loro funzionamento, in mine a pressione e mine a strappo; 3) secondo la maggiore o minore individuabilità mediante i comuni cercamine magnetici, in mine magneiiche e amagnetiche; 4) secondo il procedimento di costruzione, in regolamentari se fabbricate in serie, e di circostanza se preparate in laboratorî campali.
Struttura e funzionamento delle mine. - Una mina è composta sostanzialmente del corpo della mina, che contiene la carica esplosiva, e del congegno di accensione che ne determina lo scoppio attraverso l'azione della catena incendiva. Completa la mina il piatto (o il bottone o gli urtanti) di pressione, per le mine di tal nome, oppure la coppiglia con il filo d'inciampo per le mine a strappo. Organi accessorî sono: gli organi di taratura (in genere molle e spinotti), che permettono il funzionamento del congegno di accensione solo per l'azione di un determinato peso (normalmente 120 ÷ 150 kg. per le mine anticarro e 2 ÷ 5 kg. per le mine antiuomo); i dispositivi di sicurezza che eliminano il pericolo dello scoppio della mina durante la posa; i eongegni antirimozione e antidisattivazione, che provocano lo scoppio della mina all'atto della sua rimozione o della sua disattivazione. Il corpo della mina è un recipiente di metallo, di legno, di vetro, di materie plastiche, di calcestruzzo, ecc., a sezione circolare, quadrata o rettangolare, di dimensioni variabili fra i 30 e 40 cm. per le mine anticarro, intorno ai 10 per le mine antiuomo.
Uno degli esplosivi più comunemente adoperato, specie in Italia, è il tritolo fuso, oppure compresso in cartucce cilindriche (100 gr.) o parallelepipede (150, 200, 500 gr.) rivestito di carta nera, con l'alloggiamento per la capsula. Altri esplosivi adoperati nelle mine, ma raramente, sono la pentrite flemmatizzata, l'acido picrico (melinite), il T4 flemmatizzato, l'ammonial, l'amatolo, le chedditi, ed altri (v. esplosivi, XIV, p. 354 ed in questa App.). Il corpo della mina contiene, oltre la carica, l'alloggiamento per l'accenditore ed eventualmente uno o due alloggiamenti sussidiarî per i congegni antirimozione.
I numerosi e svariatissimi tipi di congegni di accensione o più semplicemente accenditori possono essere classificati in: meccanici, elettrici, chimici e a frizione. Quelli meccanici sono fondamentalmente costituiti da un percussore a molla che in seguito ad azione esterna scatta e batte con la sua punta sulla capsulina causando la detonazione di questa e il conseguente scoppio della carica esplosiva. Le azioni esterne che provocano il funzionamento dell'accenditore, svincolando il percussore e permettendone lo scatto in avanti per colpire con la punta la capsulina, possono essere: la pressione, l'inciampo in un filo (strappo o tensione o rilascio di tensione per la rottura del filo stesso), il sollevamento. Taluni possono funzionare con due o anche tre dei sistemi suddetti. Negli accenditori chimici la detonazione della capsula è provocata dalla fiamma prodotta dalla reazione di due agenti chimici contenuti in fialette distinte, messi a contatto al momento del funzionamento del congegno di accensione. In quelli a frizione lo sfregamento di una spiralina di filo di metallo contro una miscela pirica, entro la quale essa è allogata, provoca la fiammata della miscela stessa e la conseguente detonazione della capsula.
Gli accenditori elettrici, rappresentati da un solo tipo adoperato nelle mine antiuomo tedesche, sono costituiti essenzialmente da un percussore a molla, mantenuto armato mediante sferette, da un'ampolla di vetro, contenente dell'elettrolito, e da una vaschetta di porcellana, nella quale pescano due elettrodi facenti capo a un circuito. Il percussore, scattando, colpisce e rompe l'ampolla di vetro: l'elettrolito che cade nella vaschetta provoca una corrente nel circuito. Tali accenditori sono posti ad una certa distanza dalla mina cui sono collegati mediante un circuito facente capo, in corrispondenza della mina stessa, ad un ponte, contenente una spiralina di platino e una carichetta di polverino. La corrente prodotta dall'accenditore rende incandescente la spiralina la quale infiamma il polverino e provoca l'esplosione della carica della mina.
Di tipo particolare sono: gli accenditori ad asta, usati nei canneti, in terreno coperto dalla neve, ecc., nei quali un minimo movimento dall'asta (alta circa 80 cm.), in seguito ad urto, od a strappo, libera un percussore a molla; e gli accenditori a tempo, che agiscono a distanza di tempo (variabile da 27 minuti a 24 ore) e di cui esistono due tipi: a corrosione di filo metallico e a rottura di un cilindretto di piombo.
La catena incendiva è costituita dalla capsulina, dalla capsula e dalla carica di scoppio. Negli accenditori a frizione chimici ed elettrici la capsulina è sostituita dagli ingredienti chimici o dalla corrente elettrica. In molte mine anticarro, particolarmente quando la carica esplosiva è poco sensibile, fra questa e la capsula è inserito un detonatore secondario, contenente esplosivo molto sensibile, destinato a rinforzare l'azione innescante della capsula. Le capsule contengono, oltre all'esplosivo di innesco (fulminato o azotidrato di mercurio), anche una certa quantità di esplosivo meno sensibile (pentrite o T4) col vantaggio di una maggior sicurezza.
I dispositivi di sicurezza hanno in genere lo scopo di impedire il funzionamento del congegno di accensione durante il trasporto o le operazioni di posa: sono di vario tipo, ma costituiti in genere da spilli metallici terminanti da una parte ad anello, al quale si lega una funicella. Tali spilli attraversano il gambo del percussore in apposito foro, impedendo così a questo di scattare, e vengono sfilati a distanza, tirando la funicella, quando le operazioni di posa sono terminate.
Mine anticarro. - Funzionano tutte a pressione; in casi particolari possono essere usate come mine a strappo, legando il filo d'inciampo ad uno degli accenditori antirimozione. Svariatissimi sono i tipi di mine anticarro (spec. tedesche), differenti per forma, dimensioni, tipo e quantità di esplosivo, numero, disposizione e tipo degli accenditori, materiale del corpo della mina, ecc.
Mine antiuomo. - Si distinguono in mine con scoppio a terra e mine con scoppio in aria (a shrapnell). Fra le prime le più note sono la R italiana la "Schuhmine", tedesca, a pressione; e la "Stockmine" tedesca, a strappo. Le mine a shrapnell, molto più pericolose, scoppiano ad una certa altezza (1 ÷ 1,50 m.) da terra. Sono costituite da un bicchiere di lancio, contenente il corpo della mina con interposta carica di lancio; l'accenditore principale trasmette l'accensione alla carica di lancio che, deflagrando, proietta in alto il corpo della mina, trasmettendo contemporaneamente l'accensione a un polverino di ritardo il quale, quando la mina di trova ad una certa altezza da terra, provoca, attraverso la catena incendiva, l'esplosione della carica di scoppio e il conseguente lancio delle pallette o dei frammenti metallici contenuti nel corpo della mina.
Un tipo di mina antiuomo particolare è la bomba a farfalla, che viene lanciata dagli aerei e può funzionare come bomba (a tempo o ad urto) e come mina; essa è perciò munita di diversi tipi di spolette. Il tipo da mina, all'impatto col terreno, si carica e funziona al minimo urto.
Campi minati. - Posa delle mine. - La posa delle mine viene in genere compiuta da militari specializzati secondo piani preordinati (piani dei campi minati) in relazione allo scopo tattico o strategico. Le mine vengono normalmente disposte secondo schemi regolamentari in file, raggruppate in fasce o sbarramenti; più sbarramenti formano un campo minato. All'atto della posa delle mine i militari procedono alla loro attivazione per renderle atte al funzionamento.
Le operazioni che si compiono per la posa della mina sono: 1) sistemazione dell'accenditore, munito della capsula regolamentare, nell'apposito alloggiamento della mina; 2) disposizione della mina nel terreno in posizione adatta; 3) copertura e mascheramento della mina; 4) attivazione dell'accenditore.
Campo minato è ogni raggruppamento di mine disposte più o meno regolarmente secondo una o più fasce o sbarramenti di mine, costituiti a loro volta da una successione di campi minati elementari. Ogni campo elementare è formato da più file o righe di mine (v. anticarro, in questa seconda App., vol. I, p. 201).
Nei campi minati, che sono in genere recintati con filo di ferro spinato, sono lasciati dei varchi per permettere il passaggio di uomini e mezzi. I campi minati anticarro sono in genere preceduti da file di mine antiuomo. Le mine antiuomo si dispongono nel terreno a distanza di 8 ÷ 12 passi e le file a distanza di 10 ÷ 20 passi se si tratta di mine a strappo; tali distanze si riducono a 2 ÷ 3 passi se di tratta si mine a pressione.
I campi elementari di mine anticarro sono in genere costituiti da un rettangolo in cui le mine sono disposte in modo e in numero regolamentare (24 secondo la regolamentazione italiana o tedesca; 100 secondo quella inglese o americana). Un dato importante ai fini del valore impeditivo del campo minato elementare è la densità: essa viene riferita per metro lineare di fronte e si ottiene dividendo il numero delle mine del campo elementare per lo sviluppo della sua fronte. Le densità più usate vanno da un minimo di una mina ogni due metri di fronte a un massimo di due mine ogni metro di fronte. Tale densità è limitata dalla possibilità che le mine scoppino per influenza o per sovrapressione.
Bonifica dei campi minati. - Fino al 1941 i mezzi di ricerca adoperati dalle truppe operanti per la bonifica dei terreni (apertura di varchi per il passaggio di truppe) erano la vista e un corto punzone per sondare il terreno. Successivamente sono stati introdotti apparecchi cercamine elettromagnetici che, insieme con speciali aste di sondaggio, adoperate in particolare per la ricerca di mine amagnetiche, sono oggi i mezzi di gran lunga più adoperati nella bonifica dei campi dalle mine.
Gli apparecchi elettromagnetici si distinguono in ad alta e a bassa frequenza. I primi funzionano per battimento di due circuiti oscillanti, la bobina di uno dei quali è collocata nell'organo di ricerca dell'apparato. I due circuiti oscillano alla stessa frequenza, ma se una massa metallica viene a trovarsi nelle vicinanze di detto organo di ricerca, essa produce una variazione dell'induttanza e quindi una variazione della frequenza del circuito oscillante corrispondente. Si genera in tal modo un battimento a bassa frequenza fra i due circuiti oscillanti che, opportunatamente amplificato, dà un segnale acustico in cuffia.
Di questo tipo sono i cercamine italiani modello 41, 42 e 45, G.A. 2, Lepri F e G. Hanno l'inconveniente della scarsa sensibilità e della poca stabilità (facilmente influenzabili dalle condizioni ambiente): sono ormai poco usati e superati dai cercamine, specie americani, a bassa frequenza. Di questi, alcuni tipi fondano il loro funzionamento sullo squilibrio di un ponte di mutue induttanze. Esso è costituito da due circuiti, uno primario e uno secondario: il primario è collegato ad un oscillatore a bassa frequenza; il secondario ad un amplificatore. I due circuiti sono accoppiati induttivamente in modo che il ponte risulta in equilibrio e cioè la corrente che circola nel primario non induce nessuna tensione nel secondario; la presenza di una massa metallica fa variare la mutua induttanza delle bobine e provoca nel secondario una tensione indotta che, amplificata, viene rivelata nella cuffia e nel segnalatore visivo. Un apparecchio che sfrutta tale principio è l'americano SCR 625, che è ormai il più comunemente adoperato.
Un altro tipo di apparecchio a bassa frequenza (polacco) si fonda sul principio della variazione del campo magnetico fra due bobine ed è costituito da due bobine di grande diametro, disposte nel telaio, parzialmente sovrapposte: una di esse è connessa a un generatore a bassa frequenza, l'altra a un amplificatore. Variando opportunamente la sovrapposizione dei bordi delle due bobine si può fare in modo che il campo magnetico generato dalla corrente circolante nel primario non generi corrente nell'indotto. La presenza di una massa metallica e la conseguente variazione del campo magnetico provocherà una corrente nell'indotto e, di conseguenza, un segnale acustico nella cuffia.
Tutti gli apparecchi suddetti rivelano la presenza di mine metalliche. Per rendere possibile anche la ricerca delle mine dì materiale amagnetico, gli Americani hanno costruito l'AMPRS 4, cercamine a microonde, ad altissima frequenza. Il suo funzionamento si fonda sulla variazione della resistenza di irradiazione dell'antenna di un trasmettitore ad onde cortissime (di circa un metro), emesse perpendicolarmente al terreno, provocata da qualsiasi massa, metallica o non, contenuta nel terreno stesso.
La ricognizione e il riconoscimento del campo minato si effettuano anzitutto a vista, secondo le indicazioni del piano minato, se c'è, altrimenti mediante altri segni, come il terreno incolto, le buche, ecc. e le informazioni degli abitanti della zona. Individuato il terreno minato, si aprono dei varchi (piccoli corridoi bonificati) per delimitarlo con precisione e conoscere nel contempo il tipo di mine ivi deposte, la loro densità, ecc. Nello studio del relativo progetto si deve tener conto: 1° del metodo di lavoro, che dipende dal tipo di mine da rastrellare (se metalliche, solo cercamine; se amagnetiche, cercamine e asta di sondaggio) e dallo stato del terreno da bonificare (se ricoperto di vegetazione, più o meno fitta, occorre o lo sfalcio o il taglio degli arbusti e, in casi eccezionali, anche l'incendio della vegetazione); 2° del rendimento (numero dei metri quadrati che può bonificare un operaio in sette ore di lavoro) e quindi il numero di giornate lavorative-uomo necessarie per la bonifica; 3° del numero massimo di uomini impiegabili (limitato dalle norme di sicurezza: distanza da uomo a uomo al lavoro non inferiore a 50 metri se si tratta di mine anticarro e a 100 metri se si tratta di mine antiuomo a shrapnell).
Ogni operaio rastrellatore deve esplorare una certa porzione di terreno (campo) delimitata in modo che esso sia sempre a distanza di sicurezza rispetto agli altri operai. Esso bonificherà il campo a lui affidato a strisce successive di 1-1,20 m. di larghezza, delimitate da paletti e fettuccia bianca, tenendo sempre i piedi sul terreno già bonificato.
Mine Subacquee.
Le mine subacquee, dette anche torpedini (v. subacquee, armi, XXXII, p. 907) sono armi subacquee fisse o alla deriva, destinate all'offesa contro l'opera viva delle navi, dotate di forti cariche di scoppio di alto esplosivo, di cui si provoca l'esplosione con appositi dispositivi di accensione, quando le armi stesse siano direttamente urtate dalla nave, o quando quest'ultima passi nelle loro vicinanze. Nella seconda Guerra mondiale sono state impiegate, per la prima volta e su larga scala, le mine magnetiche e le mine acustiche.
Mine magnetiche. - L'esplosione della carica è ottenuta con la chiusura di un circuito elettrico alimentato da una batteria di pile, chiusura determinata da dispositivi che entrano in íunxione quando sia perturbato il campo magnetico terrestre nelle immediate vicinanze.
La perturbazione del campo magnetico terrestre avviene al passaggio di una nave con scafo in ferro, sia perché ogni nave possiede una magnetizzazione permanente, acquisita sullo scalo di costruzione e che può ritenersi costante nel tempo e nello spazio (in effetti essa può variare se la nave fa lunghe soste nella stessa località o se è sottoposta a forti sollecitazioni meccaniche in occasione di grandi lavori di riparazione), sia perché la nave, per il fatto di trovarsi immersa nel campo magnetico terrestre, è sede di una magnetizzazione indotta da questo ultimo, variabile in relazione alla località dove la nave si trova ed al suo orientamento rispetto al Nord magnetico. In ogni punto intorno alla nave esiste perciò un campo magnetico, risultante del campo magnetico permanente della nave e del campo magnetico dovuto alla magnetizzazione indotta nello scafo. La differenza (vettoriale) fra questa risultante e il campo magnetico terrestre preesistente rappresenta la perturbazione o la deformazione di quest'ultimo, dovuta alla presenza della nave. L'entità di tale perturbazione diminuisce mano a mano che ci si allontana dallo scafo, fino ad annullarsi. Praticamente, poiché per il funzionamento di una mina magnetica è necessario che la variazione della perturbazione rispetto al tempo o la perturbazione stessa sia superiore ad un certo valore minimo, ogni nave ha intorno a sé una zona pericolosa, che è delimitata dalla superficie di livello in cui la variazione del campo terrestre assume il valore limite minimo suddetto, e che viene chiamata ombra magnetica.
Il funzionamento delle mine magnetiche avviene secondo due principî e quindi due dispositivi, azionati o dalla corrente indotta dalla variazione del campo magnetico (mine ad induzione) o dal valore del campo magnetico in cui la mina viene a trovarsi immersa (mine a valore di campo).
Il funzionamento delle mine a induzione è basato sul fatto che una spira chiusa, immersa in un campo magnetico variabile, diviene, al variare del flusso concatenato con essa, sede di una forza elettromotrice ed è quindi percorsa da una corrente; questa corrente viene utilizzata per la chiusura del circuito di accensione della carica.
Lo schema del dispositivo è rappresentato nella fig.1, in cui alla spira unica è sostituita - per avere un effetto più rilevante - una bobina di filo a grandissimo numero di spire, avvolta su di un nucleo di materiale ad alta permeabilità magnetica (permalloy); la corrente indotta nella bobina provoca il funzionamento di un soccorritore, che chiude il circuito di accensione dell'arma. Sul circuito di accensione è sempre sistemato un interruttore idrostatico di sicurezza, che assicura la continuità del circuito stesso soltanto quando la mina è ad una determinata profondità e che quindi rende l'arma inattiva quando è fuori acqua. Sul circuito di accensione è inoltre sistemato un interruttore ad inerzia.
Nelle mine a valore di campo la chiusura del circuito di accensione della carica avviene per effetto della rotazione di un equipaggio mobile il quale, tarato inizialmente per il valore del campo magnetico terrestre, ruota, chiudendo il predetto circuito, per effetto del nuovo valore che il campo viene ad assumere in dipendenza della perturbazione provocata dalla nave (fig. 2).
Nelle mine magnetiche vengono impiegati artifizî e dispositivi speciali allo scopo di ritardare opportunamente lo scoppio dell'arma, in modo che esso avvenga quando la nave si trova alla minima distanza dalla mina e per renderne difficile il dragaggio.
Durante la guerra sono stati realizzati per quest'ultimo scopo dispositivi meccanici, che consentono la chiusura del circuito di scoppio soltanto dopo un certo numero di funzionamenti del dispositivo magnetico. In altri termini, la mina effettua un certo numero di scatti a vuoto prima di essere in condizioni di funzionare. In tal modo il semplice passaggio di un dragamine magnetico non provoca il brillamento immediato delle armi e non dà nessuna garanzia di sicurezza, ma occorre invece che la zona sia percorsa più volte per far compiere ai congegni il numero di scatti a vuoto per cui sono regolati, numero che può variare ed arrivare fino ad oltre 50.
Altri sistemi sono costituiti da congegni ad orologeria, per mezzo dei quali la mina può essere attivata in un tempo variabile, da poche ore fino a qualche mese dopo la posa; altri, più complessi ancora, attivano la mina solo per determinati periodi di tempo, ecc. La gamma di questi dispositivi è vastissima e ciò rende le mine magnetiche di fondo assai pericolose in quanto, soprattutto se non sono note le loro esatte posizioni, non si è mai sicuri, dopo il dragaggio, che la zona sia effettivamente libera da pericoli.
Mine acustiche. - Anche in queste armi l'esplosione è ottenuta mediante la corrente, erogata da una batteria sistemata nell'interno dell'arma. Il circuito elettrico alimentato da detta batteria viene chiuso a mezzo di dispositivi, che entrano in funzione quando vengono colpiti dalle perturbazioni acustiche provocate dalla nave in moto. Questo tipo di accensione non viene però molto vsato data la facilità con la quale le armi possono essere dragate.
Mine magneto-acustiche. - In queste armi è realizzata la combinazione del dispositivo di accensione magnetico e del dispositivo di accensione acustico. Le cose sono predisposte in modo che il dispositivo di accensione magnetico funzioni solo quando coesiste il campo sonoro.
Posa delle mine. - La posa delle mine difensive in prossimità delle coste e degli sbarramenti d'altura allo scopo di interdizione di determinate zone di mare, è di solito effettuata da particolari tipi di unità da guerra appositamente studiati ed attrezzati per tale compito specifico, i quali prendono il nome di navi posamine.
Sotto tale dicitura generica però sono comprese navi di diverse caratteristiche e dimensioni, in quanto presso tutte le marine i posamine non costituiscono un'unica classe omogenea, ma sono unità di tonnellaggio e velocità molto diversi e che variano da un minimo di 4 ÷ 500 t. e 10 ÷ 12 nodi fino ad un massimo di 3000 t. e 15 ÷ 30 nodi, con possibilità di carico da 50 a 400 mine ed oltre. Caratteristica comune a queste unità è di avere un grande spazio disponibile per allogare le armi e una rete di ferroguide, con opportuni scambî, piattaforme girevoli, ecc., per eseguire rapidamente lo stivaggio delle mine all'atto dell'imbarco, e per poterne effettuare in breve tempo l'affondamento all'atto della posa. A questo scopo, le ferroguide su cui le mine sono sistemate, consentono a mezzo di carrelli il rapido scorrimento a mano delle armi che, con gli scambî e le piattaforme di smistamento da un binario all'altro, sono successivamente convogliate a due ferroguide simmetriche rispetto al piano longitudinale, che sporgono da una larga apertura della poppa e dalle quali le mine sono lanciate in acqua. L'ultimo tratto di queste ferroguide è piegato ad arco, in modo che le armi cadano in acqua in posizione sub-orizzontale.
La posa delle mine offensive in prossimità dei porti e delle coste nemiche e degli sbarramenti di interdizione in zone vigilate, deve essere eseguita con operazioni di sorpresa, in modo che il nemico non si accorga subito dell'effettuato sbarramento e provveda quindi a neutralizzarlo. Tali operazioni, se vengono eseguite da unità di superficie, sono fatte generalmente nelle ore notturne e con unità veloci; a questo scopo tutte le unità veloci (torpediniere, cacciatorpediniere, incrociatori leggeri) hanno la possibilità di essere ugate come posamine, disponendo le armi su apposite ferroguide smontabili sul ponte di coperta. Le mine offensive nelle immediate vicinanze dei porti non possono essere posate da unità navali di superficie, che sarebbero certamente avvistate, mancando così al loro compito: sono invece usati particolari tipi di sommergibili posamine, che effettuano la posa delle armi stando in immersione e lanciandole da speciali tubi ricavati nello scafo, dove le mine sono sistemate, durante la navigazione. Ma il mezzo migliore per la posa di mine offensive è ora l'aereo, che consente di ottenere i massimi risultati per quanto riguarda sia la sorpresa, sia la rapidità d'azione. Con gli aerei è anche possibile lanciare mine fin nell'interno degli ancoraggi e dei porti nemici. Le mine lanciate dagli aerei sono generalmente dotate di paracadute, allo scopo di evitare una "presa d'acqua" troppo violenta, che potrebbe compromettere i congegni dell'arma.
Difesa dalle mine. - Dragaggio. - Il sistema adottato per la difesa passiva delle navi dalle mine normali è rimasto quello già in uso durante la prima Guerra mondiale, costituito dai cosiddetti paramine; anche i sistemi di dragaggio sono rimasti praticamente invariati nei due tipi conosciuti sotto i nomi di dragaggio a sciabica e dragaggio a divergenti. Questi tipi di dragaggio vengono oggi chiamati dragaggio meccanico, onde distinguerli da quello magnetico, per le mine di quest'ultimo tipo.
Progressi sono stati invece fatti nel campo delle apparecchiature antidraganti, di cui si dirà in seguito. Così pure per la scoperta dei campi minati, che nel passato non era operazione semplice, si può oggi disporre dei sistemi elettroacustici ultrasonori (v. ecogoniometro, in questa App.), che consentono di localizzare con sufficiente precisione le singole armi di uno sbarramento di mine ancorate. Difficile invece rimane l'identificazione delle mine da fondo.
La difesa passiva dalle mine magnetiche può ottenersi riducendo al minimo la zona di perturbazione: per far questo occorre compensare o cancellare il campo della nave che causa la perturbazione. Al limite, una nave il cui campo magnetico proprio fosse perfettamente compensato o cancellato, potrebbe passare indenne su qualsiasi sbarramento di mine magnetiche.
La magnetizzazione di carattere permanente assunta dalla nave durante la costruzione o i periodi di lavoro (v. sopra) può essere modificata solo dall'intervento di azioni violente o da altre lunghe soste con orientamento costante. Oltre a questa magnetizzazione lo scafo ne assume un'altra, pure indotta dal campo magnetico terrestre, ma con carattere temporaneo, la quale varia a seconda della latitudine e a seconda dell'orientamento della nave. In generale, il campo magnetico permanente predomina su quello temporaneo. Così pure, delle tre componenti del campo rispetto alla nave (verticale, longitudinale e trasversale) quelle di cui si tiene conto sono la prima e la seconda, perché quella trasversale, date le limitate dimensioni della nave in tal senso, ha quasi sempre valore trascurabile.
Per annullare la componente verticale del campo magnetico della nave vengono sistemati a bordo avvolgimenti ad asse verticale (circuiti compensatori), percorsi da una corrente elettrica regolata in modo che il campo magnetico da essi creato risulti ad una determinata profondità uguale ed opposto a quello della nave e poiché questo, per latitudini non molto diverse e per qualsiasi orientamento della nave, è costante, ugualmente costante dovrà essere la corrente che circola negli avvolgimenti. Una modifica è necessaria quando la nave compia lunghi viaggi per meridiano e specialmente quando passi da un emisfero all'altro. Per navi di dislocamento non molto grande e per piroscafi da carico è sufficiente un avvolgimento a cintura unica, che abbracci tutto lo scafo, sistemato a murata o in coperta lungo il trincarino. Quando il dislocamento della nave è notevole o la sua struttura più complessa (navi da passeggeri), si ricorre alla sistemazione di avvolgimenti complementari. Se con lo stesso concetto si volesse compensare la componente longitudinale del campo magnetico nave, sarebbe necessaria la sistemazione di un avvolgimento ad elica ad asse orizzontale, abbracciante tutta la nave nella sua lunghezza. L'installazione di circuiti simili è praticamente impossibile: buoni risultati per la compensazione longitudinale vengono, però, ugualmente ottenuti sistemando, a prora ed a poppa della nave, avvolgimenti ad asse verticale, nei quali circola corrente in senso opportuno per realizzare, con i due circuiti, campi magnetici di senso opposto. Poiché la parte della componente longitudinale temporanea è variabile con l'orientamento della nave rispetto alla direzione del campo magnetico terrestre, l'intensità di corrente che circola nei due avvolgimenti dovrà essere variata al variare della rotta della nave.
Quando la sistemazione dei circuiti compensatori non è conveniente, si ricorre alla smagnetizzazione della nave con mezzi esterni. Un sistema è quello detto dei bacini magnetici costituiti da due avvolgimenti ad asse verticale posati sul fondo del mare a profondità di 8 ÷ 10 metri, dei quali uno, estemo e di maggiori dimensioni, è percorso da corrente continua ed attenua il valore della componente verticale del campo magnetico terrestre, l'altro, interno e di dimensioni limitate, è percorso da corrente alternata a bassa frequenza. La nave da smagnetizzare si muove a lento moto nella direzione est-ovest magnetico, secondo cui è orientata la sistemazione. I bacini magnetici realizzano approssimativamente le condizioni classiche della smagnetizzazione ed hanno effetto sia sulla componente permanente verticale, sia su quella permanente longitudinale. Altro sistema usato che, al contrario del precedente non richiede installazioni fisse, è quello che realizza la cancellazione della componente verticale del campo magnetico della nave conferendo allo scafo una magnetizzazione contraria a quella preesistente. Ciò si ottiene cingendo lo scafo con un avvolgimento elettrico provvisorio, ad asse verticale, percorso per breve tempo da una forte intensità di corrente con senso opportuno per creare un campo magnetico opposto a quello della nave. Qualora occorra eliminare anche la componente longitudinale, attorno allo scafo (orientato per est-ovest magnetico) viene realizzato un avvolgimento elicoidale ad asse orizzontale, percorso da valori di corrente man mano decrescenti. Si effettua così, per questa componente, una vera smagnetizzazione come nei bacini magnetici. La corrente elettrica necessaria è fornita da batterie di accumulatori o da idonee macchine elettriche, sistemate su galleggianti cosicché il sistema ha il vantaggio della mobilità.
I trattamenti magnetici devono essere ripetuti periodicamente, dato che, col tempo, gli scafi tendono a riprendere l'assetto magnetico iniziale.
Gli impianti per la smagnetizzazione delle navi sono sempre completati da sistemazioni, fisse o mobili, per la misura dei campi magnetici nella zona sottostante agli scafi.
Dragaggio magnetico. - Il dragaggio delle mine magnetiche richiede una particolare tecnica e apparecchiature speciali.
Il tipo di dragaggio più comune richiama quello meccanico "a sciabica": una unità con scafo in legno, o con scafo in ferro con circuiti elettrici compensatori, rimorchia di poppa due cavi elettrici di forte sezione uno dei quali è più lungo dell'altro. Il circuito elettrico si chiude attraverso l'acqua del mare. I cavi vengono percorsi da corrente elettrica continua di forte intensità e per la lunghezza comune vengono tenuti insieme in modo che i campi magnetici da essi creati si neutralizzano; per il tratto, invece, in cui rimane uno solo dei cavi, il campo magnetico generato provoca il funzionamento del dispositivo di scoppio delle mine. Lo scoppio avviene quindi a poppavia dell'unità dragante ad una distanza di sicurezza dipendente dalla lunghezza dei cavi usati, che per lo più è di circa cento metri. La corrente necessaria è generata da gruppi elettrogeni installati a bordo del dragamine; appositi dispositivi invertono la corrente ogni 30 secondi circa, in modo che il sistema risulti efficace anche contro le mine dotate di particolari artifici.
Altro tipo di dragamine, detto "a cannone", è costituito da unità con scafo in ferro intorno al quale è sistemato un avvolgimento elettrico, ad asse orizzontale, percorso da corrente continua, il cui senso è periodicamente invertito. A differenza del dragamine a sciabica, quello a cannone provoca lo scoppio delle mine magnetiche a proravia. Teoricamente, lo scoppio dovrebbe avvenire a distanza di sicurezza di un centinaio di metri, ma per gli artifici di cui le mine possono essere dotate, lo scoppio può avvenire a distanza ravvicinata con pericolo per l'unità.
Un altro tipo di dragamine, pure a cannone, utilizza anziché scafi in ferro, unità con scafi in legno. Il campo magnetico è creato da due potentissimi elettromagneti disposti sulla coperta, a croce di S. Andrea. Gli avvolgimenti degli elettromagneti sono percorsi da corrente continua, il cui senso s'inverte periodicamente, e le cose sono disposte in modo che, eccitando con polarità opportuna i due elettromagneti, si ottiene intorno alla nave un campo magnetico rotante, alternato nei due sensi, che consente un efficace dragaggio anche nelle zone laterali. L'inversione delle correnti avviene ogni due o tre secondi grazie all'impiego di particolari macchine generatrici (metadinamo).
Per il dragaggio delle mine magneto-acustiche vengono impiegati gli stessi dragamine magnetici, i quali sono dotati anche di dispositivi capaci di creare in vasta zona adeguati campi sonori. I dispositivi più usati sono o campane elettroacustiche o sistemi che determinano, a brevi intervalli, lo scoppio in acqua di piccole cariche esplosive.
Congegni antidraganti. - Hanno per scopo di ostacolare e rendere lunghe e difficili le operazioni di dragaggio e possono agire in due modi: o rendendo impossibile il taglio dell'ormeggio della mina o danneggiando gli apparecchi di dragaggio.
Appartengono al primo tipo le catene di acciaio speciale, che vengono sistemate al posto del normale ormeggio di cavo d'acciaio e non sono tagliate dalle cesoie. Dato però il peso delle catene, non è possibile sostituire con esse tutto l'ormeggio, ma soltanto una piccola parte, che in genere non supera i 25 ÷ 35 m. Il secondo sistema può essere realizzato ponendo sul cavo d'ormeggio alcune cesoie, che tagliano il cavo dell'apparecchio di dragaggio, oppure "rampini esplodenti" che, urtati dal cavo di dragaggio, esplodono danneggiando l'apparecchiatura. Questi dispositivi possono essere adottati sul cavo stesso della mina, ma ne complicano le operazioni di posa; è quindi più pratico usare speciali gavitelli, dotati degli apparecchi accennati ed ormeggiati, in posizione opportuna, ai limiti e nell'interno dei campi minati.