CHINI, Mineo
Nacque a Massa l'8 maggio 1866 da Biagio e da Vittoria Baldi. Studiò e si laureò in matematica a Pisa; in seguito si dedicò all'insegnamento medio; nel 1910 ebbe la nomina di ispettore centrale delle scuole medie al ministero della Pubblica Istruzione, poi fu preside dell'ist. tecnico "G. Galilei" di Firenze. Nel 1919-20 passò all'insegnamento dell'analisi matematica presso la scuola superiore di architettura dell'università di Firenze come professore incaricato. Si interessò sia alla ricerca scientifica sia alla didattica: scrisse una quarantina di lavori scientifici diretti soprattutto allo studio della geometria differenziale e delle equazioni differenziali e scrisse anche vari libri sui problemi dell'insegnamento medio e superiore con notevoli pregi di semplicità e chiarezza.
Si dilettò anche a scrivere racconti, tra cui il bozzetto Dopo undici anni (Pisa 1883), in cui si narra la storia d'amore di un giovane matematico palermitano e una sua cugina di Massa.
Continuò la sua opera di studioso e di insegnante fino all'ultimo: pur fiaccato negli ultimi tre anni da una grave malattia, volle essere sempre in mezzo ai suoi giovani della scuola di architettura. Morì a Firenze l'11 nov. 1933. Nel corso della sua vita ebbe varie onorificenze: la commenda della Corona d'Italia e la croce di cavaliere mauriziano.
Nel 1904, pubblicato a Livorno, uscì il Corso speciale di matematiche con numerose applicazioni, diretto principalmente agli studenti di chimica e ai naturalisti. Nella prefazione l'autore criticava la lentezza ministeriale che aveva permesso che il corso di matematica per chimici e naturalisti, recentemente istituito nell'università, non avesse ancora un assetto definitivo. Con chiarezza il C. espose i concetti di progressioni, logaritmi, calcolo combinatorio, determinanti, sistemi di equazioni lineari e loro risoluzione, elementi di geometria analitica, calcolo differenziale ed integrale, cercando di dare subito un'idea di come si può utilizzare, fuori dal campo astratto della matematica, la teoria che andava man mano sviluppando, mediante numerosi esempi tratti dalla fisica e dalla chimica. Dell'opera uscirono sette edizioni sempre più curate ed approfondite dal C. che, utilizzando l'esperienza didattica, cercava di dare agli studenti tutti quegli strumenti matematici che servono nel corso di laurea. Nell'ultima edizione, apparsa a Livorno nel 1923, c'è una appendice con nozioni fondamentali della meccanica e della termodinamica, indispensabili per lo studio della chimica fisica.
Nel 1921 a Livorno uscì il libro Lezioni sull'integrazione di equazioni differenziali in aggiunta al Corso speciale di matematiche. Il C.trattava in modo chiaro e ordinato le equazioni differenziali del primo e del secondo ordine, sistemi di equazioni del primo ordine, l'integrazione per serie di equazioni differenziali a derivate parziali del primo e del secondo ordine. Nuovamente individuava i difetti del corso nel modesto orario settimanale, nella mancanza di altri corsi paralleli di matematica e nello studio molto sommario dell'integrazione di equazioni differenziali.
Nell'anno accademico 1919-20 il C. aveva svolto un corso libero, consistente in una serie di seminari su questo argomento presso l'istituto di studi superiori di Firenze e l'esperimento risultò confortante perché ci fu una forte partecipazione e interessamento degli studenti; decise allora di pubblicare le lezioni di cui sopra si è detto. Contemporaneamente ebbe la cattedra di analisi matematica al primo biennio della scuola superiore di architettura a Firenze.
Il C. notò che, poiché il fine di queste scuole (ve ne erano cinque in tutta Italia: a Venezia, Torino, Firenze, Napoli, Roma) era di conferire la laurea in architettura, erano necessarie per gli studenti nozioni di algebra, geometria analitica, calcolo infinitesimale per poter seguire negli anni successivi i corsi di meccanica razionale e scienza delle costruzioni. Nelle Lezioni di analisi matematica ad uso delle scuole superiori di architettura (Livorno 1932) espose la materia, cercando di non appesantire il corso perché "queste nozioni non debbono avere l'estensione e la generalità" di quelle impartite al primo biennio universitario per ingegneri e matematici-fisici (p. V). La produzione scientifica del C. si svolge soprattutto nel campo della geometria differenziale. Nel nov. 1890 negli Atti dell'Accad. delle scienze di Torino, XXVI (1890), pp. 20-34, apparve una sua nota, dal titolo Sopra alcune deformazioni delle superfici rigate. Il C. esaminava uno scritto di E. Beltrami, Sulla flessione delle superfici rigate, in cui l'autore studiava la deformazione di tali superfici; egli ridusse anzitutto al minor numero possibile gli elementi che individuavano la forma di una superficie rigata, ricercò le formule - assai semplici in questo caso - che davano tutte le superfici gobbe e applicò queste formule alla trattazione di alcuni problemi dello stesso tipo, ma meno semplici, di quelli affrontati da Beltrami nella sua memoria. Nel campo della geometria differenziale il C. lavorò soprattutto sulle superfici a curvatura media costante, sulle superfici W applicabili, sulle superfici di rotazione.
Fonti e Bibl.: Necrol. in Periodico di matematica, s. 4, XIV (1934), p. 132; G. F. Tricomi, Matematici ital. del primo sec. dello Stato unitario, in Atti d. Acc. d. sc. di Torino, cl. di sc. mat., fis. e nat., s. 4, I (1962), p. 34; J. C. Poggendorff, Biogr-liter. Handwört. zur Gesch. d. exact. Wissensch., IV, p. 244; V, p. 219; VI, p. 437.