MINIMAL MUSIC
Termine coniato dal compositore e musicologo inglese Michael Nyman per definire la musica di La Monte Young, Terry Riley, Steve Reich e Philip Glass (Experimental music. Cage and beyond, 1974; trad it. 2011, pp. 139-71). La m. m. è caratterizzata dalla ripetizione di elementi semplici e spesso consonanti, dal rifiuto dell’espressionismo e dalla chiarezza formale, talvolta associata a proporzioni aritmetiche.
I contatti fra Glass e Reich, più legati all’avanguardia occidentale, con Young e Riley, più affini a pratiche musicali di matrice orientale, permisero di fondere in una corrente uniforme le esperienze individuali, che si svilupparono poi in direzioni distinte e diverse. I primi lavori della m. m. risalgono al 1964, anno di inizio del ciclo Tortoise, his dreams and journeys, composizioni basate su lunghi bordoni (drones) di Young, e anno della composizione di In C di Riley, in cui, a partire dalla pulsazione costante di un do (in inglese C), si susseguono semplici spunti musicali, ripetuti a piacere da un numero indeterminato di musicisti.
L’esordio di Reich avvenne un anno più tardi, con la definizione di «musica come processo graduale» (Reich 2002, pp. 34-36), di cui sono esempio le composizioni elettroacustiche It’s gonna rain (1965) e Come Out (1966) e le composizioni strumentali Piano phase (1967) e Drumming (1971), mentre Glass arrivò al successo internazionale nel 1976 con l’opera Einstein on the beach, in collaborazione con il regista Robert Wilson. Il movimento attrasse presto l’attenzione di molti musicisti: gli americani John Adams, Frederic Rzewski, Charlemagne Palestine, gli inglesi Gavin Bryars, Howard Skempton, Nyman e il neerlandese Louis Andriessen. In particolare, Andriessen ha sviluppato l’idea di ripetizione in parallelo con la riflessione politica e i movimenti di protesta studenteschi, ponendo le basi del post minimalismo con De Staat (1972-76), sul testo della Repubblica di Platone, in cui si sviluppano accordi dissonanti e figure più complesse, sottoposte al principio di ripetizione. Fra i movimenti musicali più ricchi e fiorenti del 20° e 21° sec., il minimalismo è stato adottato e caratterizzato individualmente da compositori diversi, dai mistici Arvo Pärt e John Tavener, ai meditativi Giya Kancheli, Vladimir Martynov, Henryk Górecki, ai più disinvolti Graham Fitkin, Steve Martland, Michael Torke, ai compositori statunitensi del collettivo Bang on a can, agli italiani Ludovico Einaudi e Giovanni Sollima, e fin dagli inizi è stato adottato da musicisti pop e rock: Laurie Anderson, Meredith Monk, Wim Mertens, Mike Oldfield, John Cale, Glenn Branca, fino alla più recente minimal techno.
Bibliografia: E. Restagno, La svolta americana, in Reich, a cura di E. Restagno, Torino 1994, pp. 1-54; S. Reich, Writings on music 1965-2000, Oxford-New York 2002; A. Ross, The rest is noise. Listening to the twentieth century, New York 2007, pp. 515-91 (trad. it. Milano 2009).