CANTH, Minna
Scrittrice finlandese, nata il 19 marzo 1844, morta il 12 maggio 1897, figlia di G. W. Johansson, capo-operaio di una cotoneria di Tampere (Tammerfors), maestra elementare a Jyväskylä (1863), si sposò (1865) con J. F. Canth, insegnante e giornalista, accanto al quale cominciò il suo tirocinio di scrittrice di articoli e racconti. Rimasta vedova (1879) con sei bambini da mantenere, si trasferì a Kuopio, riprendendo il commercio paterno del cotone e dei tessuti e nello stesso tempo, con straordinaria forza d'animo e vigoria di mente, attendendo a scrivere novelle, romanzi e drammi. L'aspra lotta per l'esistenza, le amarezze delle ineguaglianze sociali, i diritti conculcati o troppo lentamente conquistati della donna, dànno materia ai suoi scritti, nei quali sempre più forte si accentuano il realismo e il naturalismo, che si affermavano nella letteratura finnica nel decennio fra il 1880 e il 1890, anche per l'influenza dei grandi romanzieri e drammaturgi norvegesi, francesi e tedeschi.
Cominciò con un dramma in cinque atti, Murtovarkaus (Furto con effrazione), immaturo e convenzionale; la pittura dei caratteri, uno dei massimi pregi dei suoi lavori, è già migliore in Roinilan talossa (In casa R.) e perfetta di verità e di tragico sentimento nel terzo dramma, Työmiehen vaimo (La moglie dell'operaio). In questo, e nel seguente, Kovan onnen lapsia (Figli della sventura), la protesta contro certe ingiustizie sociali e i tristi effetti della miseria e del vizio, trova potente espressione. La cupezza delle scene e la violenza delle passioni si vanno via via attenuando nei drammi successivi: Papin perhe (La famiglia del parroco, 1891), che ritrae il contrasto fra la mentalità della giovane e della vecchia generazione; Sylvi, mirabile pittura di una fanciulla impulsiva e sincera, ingenua e appassionata che l'immaturità di giudizio spinge all'omicidio; Anna Liisa, la confessione e la redenzione di un'infanticida, in cui è manifesto l'influsso de La potenza delle tenebre tolstoiana.
Miseria e follia, ubriachezza e vizio, con qualche spiraglio di luce e di speranza, troviamo pure nelle sue novelle (2 volumi).
Lo stile è conciso ed energico, rapido il tratteggiare dei caratteri; ardente lo spirito col quale propugna il femminismo, la temperanza, le provvidenze operaie, richiamando l'attenzione sulle più dure realtà dalle vita.
Bibl.: Un'ampia biografia di Lucina Hagman, in voll. 2, 1906 e 1911. Aspelin-Haapkylä, in Suomalaisen teatterin historia (Storia del teatro finnico), III-IV, 1909-10; A. E. Saarimaa, M. Canthin kielestà (Della lingua di M. C.), in Suom. Ugrit. Seuran Toimituksia (Memorie della Società Finno-Ugrica), LII, pp. 257-270.