Nair, Mira
Nair, Mira. – Regista cinematografica indiana (n. Bhubaneshwar 1957). Ha saputo raccontare aspetti della vita sociale del suo Paese facendosi apprezzare in Occidente ed è riuscita ad affrontare temi importanti quali la povertà, il razzismo e l’integrazione razziale con meticolosità e stile elegante. Dopo gli studi universitari a New Delhi (durante i quali ha iniziato a fare teatro) si è trasferita negli Stati Uniti e si è laureata in sociologia alla Harvard University. Alla fine degli anni Settanta ha firmato quattro documentari per poi dirigere il primo lungometraggio, Salaam Bombay! (1988), per il quale è stata insignita del premio Camera d'oro per la miglior opera prima al Festival di Cannes. Rivelatasi al pubblico e alla critica occidentale per il suo sguardo attento, ha continuato a indagare temi sociali impegnativi nei successivi Mississippi Masala (1991) e The Perez family (1995). Con Monson wedding (2001, Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia) ha intrapreso la strada della commedia, usando il ritmo coinvolgente delle musiche e delle danze e un trionfo di colori sgargianti. Dopo Hysterical blindness (2002; Gli occhi della vita) ha adattato il romanzo Vanity fair, dell’inglese W.M. Thackeray, trasformandolo in un film raffinato e molto curato nei dettagli; a questo è seguito The namesake (2006; Il destino nel nome), storia di una famiglia e delle difficoltà di adattamento in un Paese straniero. Nel 2008, insieme a registi quali J. Champion, G. Van Sant e W. Wenders, ha partecipato al film collettivo 8 con un corto dedicato a uno degli obiettivi fissati nel 2000 dalle Nazioni Unite per migliorare la vita della popolazione mondiale (v. ). Dopo aver diretto J. Depp in Shantaram (2008), ha girato Amelia (2009), la storia della vita della pioniera dell’aviazione Amelia Earhart. Nel 2012 ha firmato uno dei dieci corti che compongono Palabras con dioses, il film dedicato alla religione che è parte di un grande progetto multiculturale composto da altri tre film incentrati su sesso, vizi e politica; ha diretto inoltre The reluctant fundamentalist, che ha aperto la 69° Mostra del cinema di Venezia.