MIRABEAU, Victor Riqueti, marchese di
Economista francese, nato a Pertuis, in Provenza, nel 1715, morto ad Argenteuil nel 1789.
Discendeva da una famiglia borghese, dei Riqueti, oriunda probabilmente dall'Italia (si è detto anzi che questi Riqueti derivassero da un Arrighetti, emigrato alla fine del Duecento da Firenze), che al principio dell'età moderna aveva acquistato una notevole ricchezza esercitando la mercatura a Marsiglia, tantoché, nel 1570, Jean Riqueti aveva potuto comprare il castello e la signoria di Mirabeau, e un secolo dopo, nel 1685, il suo discendente Honoré Riqueti aveva ottenuto il titolo di marchese. Dal suo primogenito Jean Antoine nacque Victor, che fu il membro più illustre della famiglia, finché la grande notorietà da lui raggiunta coi suoi scritti di politica e di economia non fu oscurata dalla fama assai maggiore del figlio Honoré.
Destinato alla carriera delle armi, vi raggiunse prestissimo il grado di capitano, ma non poté salire più oltre, non avendo il padre voluto fornirgli i mezzi, allora indispensabili, per l'acquisto di un reggimento. Quando questo gli sarebbe stato possibile per la morte del padre, avvenuta nel 1737, che lo mise in possesso della signoria di Bignon presso Nemours, egli preferì ritirarsi dall'esercito e occuparsi dell'amministrazione delle sue terre, vivendo parte dell'anno a Bignon e parte a Parigi. Il matrimonio, contratto nel 1743, con la vedova del marchese di Saulvebeuf, non fu affatto felice, e fu causa di gravi e lunghi dissidî chiusi con una causa di separazione, intentatagli e vinta dalla moglie.
Il disordine della vita privata non impedì però al M. di occuparsi intensamente di studî e di pubblicare un grande numero di opere, alcune delle quali assai voluminose, che ottennero al loro tempo larghissima fortuna. La sua attività s'inizia fin dal 1747, col Testament politique, rimasto a lungo inedito, in cui egli invocava per la prosperità della Francia il ritorno della nobiltà alla posizione di cui aveva goduto nel Medioevo. Questo primo libro fu seguito da un altro, pur esso di argomento politico (Mémoire concernant l'utilité des états provinciaux), in cui è evidente l'influenza del Montesquieu, col quale il M. era entrato in rapporti personali durante il servizio militare.
Soltanto nel 1755 egli comincia ad affermarsi come scrittore di economia politica con la pubblicazione della sua grande opera in 5 volumi, L'ami des hommes ou traité sur la population. Quando egli ne inizia la pubblicazione, non è ancora un fisiocratico, e non ha forse che una conoscenza assai vaga della dottrina fisiocratica. Egli era allora sotto l'influenza di Argenson e Cantillon, e anzi il suo Ami des hommes avrebbe dovuto essere, in origine, un semplice commento al Saggio sulla natura del commercio del Cantillon. Di comune coi fisiocratici egli ha allora soltanto l'interesse per l'agricoltura, che anch'egli considera come la prima e massima fonte della ricchezza.
La pubblicazione delle sue opere lo mise finalmente in relazione con F. Quesnay, col quale, come con altri seguaci della sua scuola, egli ebbe nel 1757 dei colloquî che furono decisivi per l'indirizzo del suo pensiero e della sua opera, facendone uno dei più caldi assertori e propagandisti della dottrina fisiocratica. A spingerlo anche più decisamente in questa strada, contribuì anche un incidente provocato, nel 1760, dalla pubblicazione della sua Théorie de l'impôt la quale, attaccando con grande veemenza i privilegi e gli arbitrî dei "fermiers-généraux", lo espose alle vendette di questi avversarî potentissimi, e gli valse dapprima l'arresto per soli 8 giomi nel castello di Vincennes, e poi il confino nel suo possedimento di Bignon. Fu appunto quest'isolamento forzato che fece di Bignon il centro della propaganda fisiocratica, il luogo di convegno dei membri più autorevoli della scuola, e la sede della redazione del Journal de l'agriculture, du commerce et des finances, che, fondato nel 1766 e affidato alla direzione di Dupont de Nemours, ne diventò l'organo.
Alla diffusione della dottrina fisiocratica il M. non contribuì però soltanto con la sua collaborazione al giornale: prima ancora che questa s'iniziasse, egli ne aveva formulato i principî in un'opera di vasta mole a cui aveva dato il titolo di Philosophie rurale (1763), che fu largamente diffusa specialmente in un riassunto (tradotto anche in tedesco) e che gli valse, particolarmente all'estero, una grande autorità come massimo rappresentante della scuola economica e politica francese, non solo fra i cultori di quelle discipline, ma anche fra alcuni principi illuministici, come Pietro Leopoldo di Toscana, salito poi all'impero, e Gustavo III di Svezia.
Bibl.: L. e C. de Lomenie, Les M., voll. 5, Parigi 1879-99; A. Stern, Das Leben Mirabeaus, voll. 2, Berlino 1884; A. Oucken, Der ältere M. und die ökonomische Gesellschaft in Bern, Berna 1886; H. Riffert, Le marquis de M.; ses théories politiques et économiques (thèse pour le doctorat), Parigi 1901; L. Brocard, Les doctrines économiques et sociales du marquis de M. dans "l'Ami des hommes", ivi 1901; C. Daugé, Un physiocrate seigneur de Roquelaure, le marquis de M., ivi 1906.