MIRABILIA ROMAE
. Con questo titolo sono note alcune illustrazioni dei monumenti di Roma, redatte nel Medioevo. Seguono cronologicamente agl'itinerarî a uso dei pellegrini (v. itinerarî), largamente usati prima del Mille; e, per quanto l'ordinamento e l'abbondanza di notizie fantasiose non possano farli considerare come guide propriamente dette (v. guida), pure i Mirabilia costituiscono, in un certo senso, il precedente logico delle guide stesse.
Secondo la critica più recente, le scaturigini dei Mirabilia debbono porsi in relazione con tutto un nuovo interessamento per gli studî topografico-antiquarî iniziatosi col sec. XI. Ma forse le ragioni prime vanno ricercate nella fantastica idea della Renovatio Imperii Romani che agitava la mente di Ottone III e si alimentava di suggestive reminiscenze locali e del fasto di Bisanzio. In questa illustrazione prevale il senso del prodigioso e il ricordo della grandezza antica supera financo l'autentica gloria della Roma delle catacombe e delle basiliche. Una confusa associazione di miti e di tradizioni - che, a volte, possono risalire al basso impero e anche oltre - illumina di fantasmagoriche luci i monumenti dell'urbe talora celandone il nome e snaturandone l'uso. Ci accorgiamo quindi che fra il sec. VIII e l'XI si è operata una metamorfosi: nell'Itinerario di Einsiedeln, della fine del sec. VIII (v. itinerarî: Itinerarî cristiani), i monumenti classici sono segnati con i loro nomi, l'antica città vive in ogni sua parte; nei Mirabilia invece tutto è trasfigurato, poiché la leggenda ha mascherato le vestigia.
Tracce delle nuove tendenze si trovano, verso la fine del sec. X, nel Chronicon di Benedetto di S. Andrea, monaco del Soratte, in due documenti del 1005 e del 1037 (L. Duchesne, Les régions de Rome au M.-Â., in Mélanges d'arch. et d'hist., della Scuola francese in Roma, X, 1890, p. 147 segg.), in una bolla di Leone IX (morto nel 1054; in Patr. Lat., CXLIII, 711, 714), nell'opera storica di Benzone d'Alba (morto verso il 1085), e in quella del monaco cassinese Pietro Diacono (morto verso il 1144). Un primo saggio dell'immaginosa guida cui si accenna deve cercarsi nella primitiva redazione dell'opera intitolata Graphia aureae Urbis Romae. Un ms. Laurenziano (Pl., LXXXIX inf. XLI, del secolo XIII) edito dapprima da F. Ozanam, ne reca un testo recenziore che appare costituito di tre parti: una breve notizia sulla fondazione di Roma, i Mirabilia (con piccole addizioni sino al 1154) e un lungo capitolo sulla corte dell'imperatore romano-germanico, che lo Schramm denomina Libellus de caeremoniis aulae imperatoris, riportandone l'origine a circa l'anno 1030 per opera di un anonimo di parte imperiale che associa l'antichità romana al mondo bizantino, ed è favorevole ai conti di Tuscolo. C. Cecchelli (v. Bibliografia) aveva notato l'aderenza di una prima formazione di Mirabilia al libro cerimoniale. Lo Schramm giunge sostanzialmente alla stessa conclusione, salvoché pone l'origine di questa primitiva Graphia intorno al 1030. Fra i suoi componenti annota la falsa donazione di Costantino (compilata in Roma circa il 755), un antico elenco di cariche (iudices palatini) elaborato in Roma circa l'870 e riveduto agl'inizî del sec. XI, le Etymologiae d'Isidoro, ecc. L'esame dell'elenco di cariche ci fa pensare con le sue variazioni alla data del 1030, o giù di lì; ma non è sicuro (data l'antichità di quell'elenco e il continuo aggiornamento di simili testi) che non si possa risalire a una redazione ottoniana, cui ben converrebbe lo spirito di questa primitiva Graphia. Circa il 1140, ai tempi d'Innocenzo II, il canonico Benedetto scriveva il suo Liber poliptycus, che costituisce una precipua fonte per la topografia, le leggende romane, i residui di costumanze del paganesimo. Vi si comprende un testo di Mirabilia, che il Duchesne ha potuto dimostrare esser opera del canonico. Quantunque si riallacci alle stesse tradizioni della Graphia (e utilizzi anche la lista di cariche), la redazione appare indipendente. Una prima parte elenca, sul tipo del Curiosum (la nota indicazione monumentale del sec. IV), mura, porte, archi di trionfo, ecc. (vi sono anche estratti dall'antica letteratura agiografica); nella seconda parte le leggende sui monumenti vengono raccontate in una lunga periegesi; ed è, come ha osservato lo Schneider, una specie di tentativo di ricostruzione intuitiva dell'antica Roma. Segue una specie di congedo in cui l'autore spiega donde trasse le sue informazioni: "sicut in priscis annalibus legimus et oculis nostris vidimus et ab antiquis audivimus". Difatti egli prende le mosse da Ovidio, Virgilio, Sallustio, dalle Vite dei Santi (compresa la leggenda di papa S. Silvestro) e dalle iscrizioni. Egli è l'ultimo della tradizione dei Grammatici e tra i primi rappresentanti dell'Umanesimo. Le redazioni più antiche di questo libro si dividono in due classi: la più recente ha il ricordo di un sarcofago adoperato per la salma d'Innocenzo II (morto nel 1143). In base ai Mirabilia di Benedetto e alla prima Graphia, si formò il testo della Graphia che possediamo e che, da un accenno al sarcofago di Anastasio IV (morto nel 1154), si può ritenere compilato intorno al 1155. Da Benedetto canonico ricavarono i loro testi di Mirabilia Cencio Camerario (nel suo Liber Censuum) e Albino Scolare (autore di altro libro cerimoniale), ambedue del sec. XII.
Il testo della Graphia passò a Martino di Troppau (Oppaviensis; Chronicon, portato sino al 1277) e se ne rileva pure l'influsso nella più antica pianta di Roma medievale, quella unita alla Cronaca di Paolino vescovo di Pozzuoli (morto nel 1344) e di cui il Holtzmann ha ora additato la seconda recensione (intorno al 1320-28) in un cod. Marciano, mentre il codice Vaticano illustrato dal De Rossi appartiene alla terza (dopo il 1334) Nel sec. XIII i Mirabilia venivano tradotti in volgare romanesco (testo edito dal Monaci) e un inglese, "magister Gregorius", si accingeva a una ulteriore compilazione sulla base dei materiali precedenti. Nel sec. XIV si hanno i Mirabilia cum renascente doctrina coniuncta (come le definì l'Urlichs), anzitutto la Polistoria di Giovanni Cavallino de' Cerroni (ancora pressoché inedita; estratti nell'Urlichs e nel Graf), e poi la compilazione dell'Anonimo Magliabecchiano (testo in Mercklin, Jordan e Urlichs) che risale a circa il 1410-15. Un interessante riflesso dei Mirabilia è nel Dittamondo di Fazio degli Uberti (estr. in Urlichs).
Indipendente dai Mirabilia è la descrizione della città di Roma che sta nel De varietate fortunae di Poggio Bracciolini, libro indirizzato a Niccolò V (1447-55; Strasburgo 1513). Come pure hanno tutta un'altra elaborazione fantastica le descrizioni dei geografi arabi e dell'ebreo Beniamino di Tudela. Separate appaiono le descrizioni della Roma sacra, cioè i Mirabilia ecclesiarum, che si ritrovano a partire dal sec. XIV e continuano nel XV, anche in funzione dei Libri indulgentiarum.
Della Roma sacra e della profana tenne conto un frate della metà del sec. XV, John Capgrave. E possiamo arrivare sino all'Itinerario di fra Mariano da Firenze (prima metà del secolo XVI), opera di un profondo erudito che tiene anche conto di talune opere d'arte contemporanee. A queste aveva già dedicato tutta una parte del suo Opusculum de mirabilibus novae et veteris Urbis, Francesco Albertini. L'opera ebbe una prima edizione a Roma nel 1510. La parte sulla nuova Roma è stata modernamente ristampata con dotti commentarî dallo Schmarsow. Quanto alle Indulgentiae Ecclesiarum Urbis Romae (di cui ha tenuto conto il Huelsen, nell'opera sulle chiese di Roma), esse diedero luogo alle prime guide a stampa (primo esemplare conosciuto, nella biblioteca di Monaco del 1475) che a volte s'intitolano Mirabilia. Così nella seconda metà del sec. XV l'ultima tradizione medievale confluisce nella doviziosa produzione antiquaria dei tempi nuovi.
I principali testi di Mirabilia Romae furono pubblicati in corretta edizione in Topographie d. St. Rom im Alterthum di H. Jordan, I, 11, Berlino 1871, pp. 605-643, e in edizione meno corretta, ma più completa, da C. L. Urlichs: Codex Urbis Romae topographicus, Würzburg 1871. Costoro tennero conto di pubblicazioni parziali fatte da B. Montfaucon, Diarium Italicum, Parigi 1702, p. 282; da A. Nibby, in Effemeridi letterarie di Roma, I, 1820, pp. 62-82, 147-164, 378-392; da F. Ozanam, Documents pour servir à l'histoire littéraire de l'Italie, ecc., Parigi 1850, p. 155 segg.; da L. Mercklin in Festprogr. der Univ. Dorpat, 1852; da un Anonimo, Mirabilia Romae ossia le cose maravigliose di Roma descritte circa il secolo XIII, ecc., Roma 1864; da G. Parthey, Mirabilia Romae, Berlino 1869; e anche, da F. Papencordt, in appendice della sua Geschichte d. Stadt Roms im Mittelalter, Paderborn 1857, p. 35, ove si vale del testo di un codice di Praga curato per lui da C. Höfler. Altri testi pubblicati, in seguito, da F. M. Niehols, The Marvels of Rome, Londra 1889; da C. Mills, The solace of pilgrimes. A description of Rome circa 1450 by John Capgrave, an austin friar of King's Lynn, Londra 1911; da G. N. Mc Rushforth (testo delle Mirabilia di Magister Gregorius, compilato circa la metà del sec. XIII; v. in Journal of Roman Studies, IX, 1919, pp. 14-58). I testi uniti al Liber poliptycus di Benedetto, al libro di A. Scolare, al Liber Censuum di Cencio Camerario, sono stati dati in unica edizione (con le varianti delle altre due redazioni) da P. Fabre e L. Duchesne nella ed. del Liber Censuum de l'église romaine, I, Parigi 1889, pp. 97-104 e 262-74; P. E. Schramm, in Kaiser, Rom und Renovatio, Lipsia 1929, I, pp. 193-220, II, pp. 68-111, ha dato il testo critico della Graphia aureae Urbis Romae e ha ristudiato l'origine di questi testi di Mirabilia (v. anche alle pp. 36-56). E. Monaci pubblicò i Mirabilia del Codice Lochis, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, sc. morali, s. 5ª, XIV, 1905, pp. 347-364, e poi la redazione in volgare del sec. XIII (Le Miracole de Roma), in Archivio della R. Soc. rom. di storia patria, XXXVIII (1915), pp. 551-590; XXXIX (1916), pp. 557-579. (Per i rapporti delle redazioni meno antiche con la pianta di Roma allegata alla Cronaca di Paolino, vescovo di Pozzuoli, v. G. B. De Rossi, Piante iconografiche e prospettiche di Roma, Roma 1879, I, pp. 81 segg. e 139 segg., e W. Holtzmann, Der älteste Mittelalterliche Stadtplan von Rom, in Jahrbuch des deutschen archäol. Instituts, XLI, Berlino 1926, p. 56 segg.). Una ediz. di Mirabilia con testo riprodotto in facsimile, diede R. Ehwald (Berlino 1904).
Nel sec. XV vi è il punto d'attacco fra queste redazioni e le nuove Guide. Su di esse v.: L. Schudt (anche su materiali di O. Pollak): Le guide di Roma, Vienna 1930. Un testo interessante per le chiese di Roma è l'Itinerarium Urbis Romae di fra Mariano da Firenze, a cura di E. Bulletti, Roma 1931.
Bibl.: C.W. Schneider, Comment. hist.-litter. de antiquo libello Mirabilia Romae inscripto, Jena 1756; C. Bock, in Archaeolog. Anzeiger, 1851, p. 6; G. Brunet, Recherches sur l'ouvrage intitulé Mirabilia Romae, in Bull. du bibliophile belge, s. 2ª (1885), pp. 81-100; L. Duchesne, L'auteur des Mirabilia, in Mélanges d'archéologie et d'histoire della Scuola francese in Roma, XXIV (1904), pp. 479-489. Una traduzione con testo a fronte e commento è stata pubblicata da I. Ferrante-Corti, Albano Laziale 1930; un'edizione critica di tutti i testi è in preparazione a cura di G. Zucchetti, in Fonti dell'Istituto storico italiano. Un commento archeologico si sta preparando a cura di Chr. Huelsen. Per i Mirabilia di autori orientali, che possono costituire una classe a parte, cfr. I. Guidi, La descrizione di Roma nei geografi arabi, in Archivio della R. Soc. rom. di st. patria, I (1877), p. 173 segg.; W. Luedtke, Der Bericht des Harun Ben Iahja über Rom, nelle Mitteilungen des Kais. deutschen Arch. Inst. (Römische Abteilung), XIX, Roma 1904, p. 132 segg.; A. Ascher, The itinerary of Rabbi Benjamin of Tudela, Londra 1840-41; I. Gonzales Llubera, Viajes de Beniamino de Tudela, 1160-73... traducidos al castellano, Madrid 1918. Opere che si servono di testi editi e inediti di Mirabilia: F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medioevo, ed. it., II, pp. 614-627, note pp. 639-641; A. Graf, Roma nella memoria e nelle immaginazioni del Medioevo, Torino 1915; ristampa, ivi 1923; F. Schneider, Rom und Romgedanke im Mittelalter, Monaco 1926, pp. 163-178 (quest'ultima opera, come l'altra del Graf, importante per le note sulla formazione leggendaria); C. Cecchelli, Aurea Roma, in Roma, I (1923), pp. 124-134.