mirare
Un valore molto frequente, nei 135 esempi con cui il verbo ricorre nelle varie opere di D., è " guardare intensamente, fissamente, con partecipazione emotiva ", in definitiva " ammirare ".
L'oggetto è nella maggior parte dei casi una persona (donna), o una parte del suo corpo - in particolare il volto, gli occhi -, o un suo atteggiamento: Mostrasi sì piacente a chi la mira, / che... (Vn XXVI 7 9); ne li occhi sì bella mi luce / quando la miro (Rime CII 41); Susseguentemente mostro la potenza di questo pensiero nuovo per suo effetto, dicendo che esso mi fa mirare una donna (Cv II VII 11); tutti lo miran, tutti onor li fanno (If IV 133; l'oggetto è Aristotele); di contr' a Pietro vedi seder Anna, / tanto contenta di mirar sua figlia (Pd XXXII 134); più raramente è una cosa: gli occhi miei... la Garisenda / torre miraro co' risguardi belli (Rime LI 4); a lui, ch'ancor mirava sua ferita (If XXII 77); con li occhi passai / di là dal fiumicello, per mirare / la gran varïazion d'i freschi mai (Pg XXVIII 35). Altri esempi in Vn V 1, XIV 4, XXIV 6, XXXVII 2 (due volte), XXXIX 5, 8 4, XII 11 8; Rime XLIX 12, L 51, LXXX 5, LXXXIII 47 (al passivo: contenti che da lunga sian mirati), LXXXIX 8; If XXIII 115, XXV 88, XXVIII 123, Pg VIII 8 e 47, XII 33, XIX 10, Pd XXXI 109, XXXIII 110.
L'azione è talvolta rafforzata da un avverbio modale: voi le vedete Amor pinto nel viso, / là 've non pote alcun mirarla fiso (Vn XIX 12 56); quella donna che miri fisuzzo (Rime dubbie VI 10); io non le posso mirar fiso (CV III Amor che ne la mente 61); o temporale: avvegna che le intelligenze separate questa donna mirino continuamente (Cv III XIII 5).
Frequente l'uso assoluto, accompagnato o no da avverbio modale o da aggettivo con funzione avverbiale: per veder lei mirai fiso (Rime LXXXVII 20; cfr. anche Rime dubbie X 12); Iddio... non vede tanto gentil cosa quanto elli vede quando mira là dove è questa Filosofia. Ché avvegna che Dio, esso medesimo mirando, veggia insiememente tutto... (Cv III XII 11); io, che di mirare stava Inteso (If VII 109); Li occhi miei, ch'a mirare eran contenti (Pg X 103); Così la mente mia, tutta sospesa, / mirava fissa, immobile e attenta, / e sempre di mirar faceasi accesa (Pd XXXIII 98 e 99).
È riflessivo in Rime LXXX 20 a quella guisa retta donna face / quando si mira per volere onore, e, col pronome tonico, in CIV 53 mirando sé ne la chiara fontana.
Ha uso sostantivato in Vn V 2 molti s'accorsero de lo suo mirare, e in Rime LXVII 78 conobbe 'l disio ch'era creato / per lo mirare intento ch'ella fece.
Equivale al generico " guardare ", ma sempre con particolare attenzione, o con notazione affettiva, anche seguito da avverbi, o con uso assoluto, in Vn XXI 2 2 Ne li occhi porta la mia donna Amore, / per che si fa gentil ciò ch'ella mira; Rime CXVI 52 miro la ferita / che mi disfece quand'io fui percosso; Rime dubbie XI 8, XIII 4 e 9, XIV 9 Cv III Amor che ne la mente 40 vada con lei e miri li atti sui (ripreso in VII 11, XIV 9 e 11); If XXXIV 2 dinanzi mira; Pg XIV 150 l'occhio vostro pur a terra mira; Pd XXV 17 mi disse: " Mira, mira; ecco il barone / per cui là giù si vicita Galizia ".
Cfr. inoltre Vn XI 2, XXII 3, 16 13, XXVI 3 (due volte), XXXVII 8 11; Rime LXVI 4, LXXI 12, CVI 128; Cv II Voi che 'ntendendo 25 (ripreso in XV 4), 39 (ripreso due volte in IX 8), 46 (ripreso in X 2, 5 e 7), IX 5 (due volte, la prima detto dell'occhio), XII 6, III Amor che ne la mente 23 (ripreso in VI 4 e 6, XIII 2), VIII 20, IV VII 12; If IV 86, XX 37, Pd XXVIII 43, XXX 128. Anche più generico e senza altra connotazione, " guardare ", in Rime dubbie XII 12 tu miri / là dove è scritta la sentenzia nostra; Cv II XIII 15 l'occhio nol può mirare (il sole), e (in senso figurato) 19 l'occhio de lo 'ntelletto nol può mirare (il numero); III Amor che ne la mente 70; Pg I 27 oh settentrïonal vedovo sito, / poi che privato se' di mirar quelle!
E, con passaggio dal significato proprio a quello figurato di " volgere la mente ", in Cv III XIII 11, IV XXII 13 E questa parte in questa vita perfettamente lo suo uso avere non puote... se non in quanto considera lui [Dio] e mira lui per li suoi effetti, e in Pd XVII 17 così vedi le cose contingenti / anzi che sieno in sé, mirando il punto / a cui tutti li tempi son presenti.
Con la particella pronominale, ma da unire propriamente all'avverbio anziché al verbo, nei due esempi di Cv IV XII 19 sempre con li occhi gulosi si mira innanzi, e di If XXIV 115 E quale è quel che cade, e non sa como / ... quando si leva, che 'ntorno si mira / tutto smarrito; mentre si collocano fra l'uso riflessivo e l'intransitivo pronominale i due passi di If XII 70 quel... ch'al petto si mira, / è il gran Chirón, e di Pg XIX 64 'l falcon... a' piè si mira.
Gli stessi significati del transitivo si conservano anche nell'uso intransitivo del verbo: in If XXXII 18 io mirava ancora a l'alto muro, è espresso il senso di meraviglia; è " guardare ", sempre con intensità, nel senso proprio e in quello figurato, talvolta rafforzato da avverbi, in Vn XLII 3 Beatrice... gloriosamente mira ne la faccia di colui qui est per omnia saecula benedictus; Rime LXVII 75 mirando nel piacere; Cv II V 11 convengono essere nove maniere di spiriti contemplativi, a mirare ne la luce che solo se medesima vede compiutamente; III I 3, VII 9; If XXI 22 Mentr'io là giù fisamente mirava; Pg III 57 io mirava suso intorno al sasso; XXVII 91 mirando in quelle, le stelle; Pd XIV 132 li occhi belli, / ne' quai mirando mio disio ha posa, XV 62, XVIII 34 mira ne' corni de la croce; Detto 226 Per che 'l me' cor sì mira / in lei e notte e giorno.
In senso figurato, con uso transitivo o intransitivo, indica l'attività speculativa, che si precisa in vari significati: " ripensare ", in Rime L 1 La dispietata mente, che pur mira / di retro al tempo che se n'è andato; " porre l'attenzione ", in Cv III VII 14 manifesto essemplo rendo a le donne, nel quale mirando possano [sé] far parere gentili, quello seguitando (cfr. anche X 5, XV 13); " considerare ", in Vn XXXIII 2 chi sottilmente le mira [le stanze della canzone] vede bene; Cv IV XXVII 6 Se bene si mira, da la prudenza vegnono li buoni consigli; Pd XXXII 37 Or mira l'alto proveder divino (altri esempi in Cv III XV 14 e 18, IV I 7, XXVII 12); " riflettere ", in Cv III XV 17 O peggio che morti che l'amistà di costei fuggite, aprite li occhi vostri e mirate; " indagare ", " meditare ", in Cv IV I 8 in quelle parti dove io mirava e cercava se la prima materia de li elementi era da Dio intesa; " sforzarsi d'intendere ", in If IX 62 mirate la dottrina che s'asconde / sotto 'l velame de li versi strani; " arrivare a discernere ", in Pg XXXI 111 le tre di là [le virtù teologali]... miran più profondo; " penetrare ", in If XVI 120 color che non veggion pur l'ovra, / ma per entro i pensier miran col senno. In Cv IV XXIV 15 equivale a " badare ", " essere intento ": naturalmente vedemo ciascuno figlio più mirare a le vestigie de li paterni piedi che a l'altre, e, con reggenza di un altro verbo all'infinito, in Detto 376 s'i' miro in guardare. In If XI 78 la mente [tua] dove altrove mira?, ha il valore di " lasciarsi attirare " da qualche altra cosa.
Con metafora dall'azione di prendere di mira un bersaglio, vale " fissare la mente ", " indagare ": a questo segno / molto si mira e poco si discerne (Pd VII 62).
È impersonale in Pd VI 86 se... si mira / con occhio chiaro e con affetto puro; forse anche in Cv III I 6 se ben si mira la predetta ragione.
Il passo di If XXX 131 Or pur mira, / che per poco che teco non mi risso!, può presentarsi a interpretazioni diverse, sottolineate dalla presenza o dalla mancanza dell'interpunzione dopo il verbo. La maggioranza dei commentatori, antichi e moderni, pensa che Virgilio parli con forte ironia e interpreta: " continua a guardare " Sinone e mastro Adamo che si stanno insultando, ché sono sul punto di adirarmi con te. Il Chimenz preferisce eliminare la virgola dopo il verbo e intendere: " ora guarda bene, sta bene attento, che poco manca che io venga a lite con te ", facendo osservare che D. in quel momento sta piuttosto ascoltando (Ad ascoltarli er'io del tutto fisso, v. 130), e che d'altra parte il linguaggio sarcastico non è consono a Virgilio.
Unica forma di participio presente in Cv III II 9 da lui [dall'amore] continui pensieri nasceano, miranti.... lo valore di questa donna.
Nel passo di Cv II V 8 Ché si può contemplare de la potenza somma del Padre; la quale mira la prima gerarchia... E puotesi contemplare la somma sapienza del Figliuolo; e questa mira la seconda gerarchia. E puotesi contemplare la somma e ferventissima caritade de lo Spirito Santo; e questa mira l'ultima gerarchia, ha più precisamente il significato di " contemplare ", come viene spiegato da D. stesso nel paragrafo successivo: sono in ciascuna gerarchia tre ordini che diversamente contemplano.
In Pg XII 66 Qual di pennel fu maestro o di stile / che ritraesse l'ombre e ' tratti ch'ivi / mirar farieno uno ingegno sottile?, ha il valore di " meravigliare ", " stupire ". Nella forma intransitiva, " provare meraviglia ", in Pg XXV 108 questa è la cagion di che tu miri, e in Pd XIII 46 però miri a ciò ch'io dissi suso.