MIRDITI
. Sono una grossa tribù dell'Albania settentrionale (Ghegheria), divisa in cinque sottotribù o bandiere (bajrak), aventi ciascuna il suo stendardo, che rappresenta il sole raggiante, e il suo capo (bajraktar) e chiamate Orosh, Fani, Spatshi, Kusnin e Dibri. È stanziata nel bacino del Drin, specialmente nei villaggi sparsi sulle montagne che sovrastano la città di Alessio. Suoi confini sono a nord la montagna dei Dukagini (v. albania), a sud Matia, a est la montagna di Dibri, a ovest la Zadrima. Secondo un censimento del 1922 comprendeva 17.000 anime.
I Mirditi professano la religione cattolica di rito latino e sono religiosamente retti da un abate nullius che risiede a Oroshi, dal quale dipendono 14 parrocchie, rette da francescani. Riconoscono un capo (prênk) cui dànno il titolo di capitano (kapidan), l'autorità del quale è limitata dal consiglio degli anziani che sotto la sua presidenza rendono la giustizia e trattano gli affari. Si tratta insomma di una specie di repubblica aristocratica che godette sempre di una sua autonomia sotto il regime ottomano e che anche in guerra ebbe luogo e stendardo distinto dagli altri Albanesi.
Circa la loro origine è da scartare l'ipotesi di una provenienza dall'Oriente e della loro presenza nella regione al tempo dei Bizantini o della prima occupazione da parte dei Turchi, perché storici e cronisti non ne hanno fatto mai verbo. Molto probabilmente essi sono Albanesi, i quali alla morte di Scanderbeg, per conservare la libertà, si rifugiarono sulla montagna costringendo i Turchi a conceder loro l'autonomia, salvo la prestazione del servizio militare, in ragione di un uomo per famiglia e sotto gli ordini di un capo della tribù. Questa tesi risponde, in fondo, alla tradizione indigena che fa dei Mirditi i discendenti di Lek (Alessandro) della tribù dei Dukagini (Dukagjin) che è considerato il loro legislatore (v. albania). La genealogia della famiglia, da cui esce il capitano dei Mirditi, risale a Gjon Marcut (sec. XVIII), da cui discesero i varî capitani Lek Doda, Lek Sii, Bib Doda, che stanno in primo piano nella storia della tribù e aiutano Alì pascià di Giannina nella sua ribellione contro il sultano; combattono contro Mustafà pascià di Scutari e lo inducono, dopo sette anni di guerriglia, alla pace; combattono contro i Greci in Morea durante la guerra d'indipendenza; sempre gelosi della loro autonomia di fronte ai varî tentativi di centralizzazione che la Turchia cercò di compiere durante il sec. XIX, sempre pronti a difendere con la ribellione la loro autonomia. Rivolte più note furono quella del 1880, quando si rifiutarono di cedere al Montenegro Gusinje e Plava (in cambio delle quali ebbero poi Dulcigno) e quella del 1910, in opposizione ai Giovani Turchi che volevano unificare la regione; dopo la guerra balcanica formarono, per iniziativa di Bib Doda, un governo provvisorio. Alla fine della guerra europea il loro principe Bib Doda fu ucciso presso Alessio nel 1919 e da allora funziona come capitano suo nipote Marcu Gjon, con residenza in Oroshi. Per suggestione della Iugoslavia una repubblica mirdita fu proclamata a Prizren, nel 1921, ma cadde subito.
La costituzione che l'Albania ha avuto da re Zogu non ha tolto ai Mirditi la loro autonomia. Circa i costumi della tribù, specialmente sulla vendetta del sangue e sulla fede giurata (besa), v. albania (II, p. 105).
Bibl.: A. Baldacci, L'Albania, Roma 1930; v. anche albania.