miro
. Il latinismo occorre quattro volte nel Paradiso, col valore di " meraviglioso ", come attributo di altrettanti latinismi astratti o con uso metaforico: li santi cerchi mostrar nova gioia / nel torneare e ne la mira nota (XIV 24), nel loro canto melodioso; O luce etterna del gran viro / a cui Nostro Segnor lasciò le chiavi, / ch'ei portò giù, di questo gaudio miro (XXIV 36), le chiavi del Paradiso, che Cristo affidò all'apostolo Pietro (Matt. 16, 19); se 'l mio disir dee aver fine / in questo miro e angelico templo (XXVIII 53), in cielo, sede degli angeli, o forse, più precisamente, nel Primo Mobile (qui il sostantivo templo può avere il significato di " spazio celeste ", " cielo ", come nell'antichità classica e spesso anche nell'uso biblico: cfr. ad esempio Ter. Eun. 590 " Qui templa caeli summa sonitu concutit ", e Ps. 10, 5 " Dominus in templo sancto suo; / Dominus, in caelo sedes eius "); poi, come inebrïate da li odori, / riprofondavan sé nel miro gurge (XXX 68), nel gorgo del fiume di luce, cioè nella grazia divina.