MIRTILO (Μυρτίλος)
Nella mitologia classica appare quale auriga del re di Pisa in Elide, Enomao (v.).
Questi sapeva da un oracolo che sarebbe stato ucciso dal genero perciò a tutti i pretendenti della figlia imponeva di misurarsi con lui nella corsa dei carri da Pisa a Corinto promettendo loro la figlia in caso di vittoria; ma ciò non avveniva mai perché egli con i suoi cavalli, dono di Ares, li rincorreva e li raggiungeva uccidendoli con la lancia. Dopo varie prove sfortunate si presentò Pelope che corruppe M., al quale promise la metà del regno di Enomao che egli avrebbe ottenuto con la vittoria. M. durante la corsa verso Corinto sostituì un cavicchio metallico del carro di Enomao con uno di cera, procurando così la morte del suo signore. Pelope ottenne la vittoria, ma non mantenne la promessa ed uccise M. precipitandolo in mare, a Corinto; secondo un'altra versione M. venne immolato dal vincitore.
M. appare spesso su figurazioni vascolari per lo più dell'Italia meridionale: è raffigurato in aspetto molto giovanile, pressoché nudo, con una ruota in mano.
L'arrivo di Pelope alla corte di Enomao è descritta in una situla a figure rosse, di fabbrica italiota al Museo di Villa Giulia: in essa M. è riconoscibile nella figura alla destra di Enomao, con semplice clamide ed una ruota in mano: la figura è danneggiata e poco visibile perché coperta dalla colonna centrale del portico che fa da sfondo alla scena.
Una raffigurazione di M. è stata pure notata su un cammeo della Bibliothèque Nationale di Parigi, in cui un giovane vestito all'orientale beve, mentre un suo compagno (Pelope ?) fa dissetare i cavalli: la troppo evidente genericità della figurazione trattiene da riferimenti troppo precisi: anche altre figurazioni di auriga e signore sono troppo generiche.
La scena del tradimento di M. si ha su vasi italioti: su un vaso da Ruvo con nella zona inferiore la figurazione di Pelope ed Ippodamia, l'eroe si volge a M. che ha in mano la ruota: il cratere di Licurgo, da Ruvo, al British Museum, ripete la stessa scena; un altro vaso a Napoli, dalla Lucania, presenta M. con clamide, calzoni e petaso, con una ruota sulla spalla sinistra, ed una seconda nella mano destra; un vaso da Altamura, a Napoli, con scene degli Inferi, mostra a destra dell'edicola di Hades le figure di Pelope, M. ed Ippodamia. Una scena che può rientrare nella figurazione del complotto è conservata in due frammenti di pittura murale da una tomba nella campagna romana in cui appaiono una figura maschile ed una femminile con le didascalie Μυρτύλος [Α]ϕροδίτ[η]: forse si tratta della scena in cui Afrodite persuade M. a tagliare i cavicchi alla ruota del cocchio di Enomao.
La principale figurazione di M. dovrebbe essere sul frontone orientale del tempio di Zeus a Olimpia: la imprecisa descrizione di Pausania (v, 10, 6) che non specifica il suo punto di vista e dice solo che M. κάϑηται πρὸ τῶν ἵππων (di Enomao) ha generato molta confusione e molte congetture e la figura dell'auriga è stata identificata ora con l'una ora con l'altra delle figure secondarie e a volte, si è arrivati pure a negare la presenza di M. tra le figure del frontone, dato che Pindaro non ne fa menzione nella esposizione del mito. Ma se la omissione di Pindaro è spiegabile con la esaltazione del valore etico delle gare di Olimpia, la presenza di M. si impone, nell'ambiente locale, poichè risulta che originariamente una entità divina di tal nome era venerata nel Pelopion. D'altra parte, l'osservazione delle corrispondenze simmetriche nella composizione dei frontoni del tempio di Zeus rende sicuramente identificabile la figura di M., come unico auriga raffigurato sul frontone, nella figura inginocchiata, che reggeva le redini della quadriga nella parte meridionale del frontone. Mentre sul frontone E di Olimpia si ha solo la presenza degli eroi e del dio, la preparazione della gara si trova raffigurata su vasi di fabbrica italiota: su un'anfora da Ruvo al British Museum M. è alla destra di Enomao, in atto di allontanarsi volgendo indietro la testa; in altra anfora da Ruvo, M. sempre alla destra del suo signore, ha la testa incoronata e regge un ariete: ai suoi piedi è una ruota; su un altro vaso policromo da S. Agata dei Goti, al Museo Nazionale di Napoli, M. è raffigurato nella quadriga di Enomao. Inoltre l'auriga è descritto pure in una delle Imagines di Filostrato (Philostrat. Min., Imag., Πέλοψ).
La gara tra Enomao e Pelope appare raffigurata già nell'Arca di Kypselos (Paus., v, 17, 7) ma M. non vi è nominato; essa compare sul cratere di Archermoros al Museo Nazionale di Napoli, in cui M., con berretto frigio, è raffigurato nel secondo carro, accanto ad Enomao; in un'anfora da Ruvo, nella Collezione Santangelo a Napoli, M. sta per scendere dalla quadriga, una ruota della quale è già uscita dall'asse; in una tazza da Canosa M. è il giovane vestito all'orientale con berretto frigio che guida la quadriga di Enomao. Inoltre M. è descritto pure in un opera immaginaria menzionata nel racconto poetico "Il mantello di Giasone" di Apollonio Rodio (Apollon., i, 752 ss). La caduta e morte di Enomao ha una sua figurazione in un'idria già Castellani, ora alla Bibliothèque Nationale di Parigi. Numerose le sue rappresentazioni su urne etrusche, nelle quali M., nudo, sostiene con le due braccia una ruota, e su sarcofagi, al Louvre, a Villa Albani, a Palazzo Massimo alle Colonne, nei quali M. appare nell'attimo di scendere dal carro: su un sarcofago al Vaticano M. è figurato in piedi sul cocchio in atto di volgersi a guardare il signore caduto. Una serie di urne etrusche che sembrano dipendere da un unico prototipo raffigurano Pelope ed Ippodamia su un carro tirato da quattro cavalli: M. è presente vestito con chitone e clamide.
Un aröballos da Capua, al museo di Berlino, presenta l'unico disegno vascolare con l'uccisione di M.: egli, nudo, si rovescia supino dal carro, con le braccia aperte e la testa che ha già toccato il suolo. La stessa composizione ritorna su urne etrusche. Numerose le urne che descrivono l'altra versione del mito che vede M. sacrificato da Pelope: M. appare sempre vestito con tunica e clamide, a volte con abiti orientali e berretto frigio, trascinato da Pelope che brandisce un pugnale su un'ara; al sacrificio assiste pure Ippodamia con una ruota in mano. Si pensa che questa composizione fosse ispirata dalle tragedie di Sofocle ed Euripide che trattavano lo stesso soggetto.
Bibl.: I monumenti cui ci siamo riferiti sono tutti ampiamente discussi, con lo stesso ordine in G. Cultrera, Di un vaso con scena del mito di Pelope e della ceramica italiota dipinta, in Ausonia, 1912, VII, p. 115 ss.; L. Séchan, Études sur la tragédie grecque, Parigi 1926, p. 447 ss.; per Olimpia vedi la dibattuta questione in G. Becatti, Osservazini sul Maestro d'Olimpia, in La Critica d'Arte, 1939, fasc. XIX-XX, p. i ss. Inoltre: S. Stucchi, La decorazione figurata del tempio di Zeus ad Olimpia, in Ann. Scuola Arch. Atene, XXX-XXXII, n. s. XIV-XVI, 1952-54, p. 75; M. Floriani Squarciapino, Pelope ed Ippodamia sul frontone orientale di Olimpia, ibid., p. 131. Per le urne etrusche: G. Körte, I rilievi delle urne etrusche, Berlino 1880, pp. 108-135, II, i, tavv. XLI-LVI. Per il mito: G. Scherling, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, c. 1152 ss., s. v. Myrtilos.