Miseno
Personaggio virgiliano. Figlio di Eolo, secondo Aen. VI 164 ss. fu trombettiere valentissimo, prima di Ettore, poi di Enea al cui seguito venne in Italia.
Perì miseramente, precipitato in mezzo ai flutti dal dio marino Tritone, per aver sfidato gli dei nel suonare la buccina. Diede il nome al promontorio sul quale Enea gli fece dare solenne sepoltura, partecipando personalmente ai preparativi del rogo (Aen. VI 183 ss.).
L'episodio virgiliano è citato in Cv IV XXVI 13 perché dall'esempio di Enea si deduca come la natura nobile di un uomo nel pieno della giovinezza si riconosce oltre che da altri segni, anche dalla gentilezza d'animo: E questa cortesia mostra che avesse Enea questo altissimo poeta, nel sesto sopra detto, quando dice che Enea rege, per onorare lo corpo di Miseno morto, che era stato trombatore d'Ettore e poi s'era raccomandato a lui, s'accinse e prese la scure ad aiutare tagliare le leghe per lo fuoco che dovea ardere lo corpo morto.
Con riferimento allo stesso tema della nobiltà d'animo di Enea il personaggio è ricordato in Mn II III 9, dov'è posto in rilievo che M. seguendo Enea, dopo essere stato compagno di Ettore, " non seguì uomo inferiore al primo ": Audiendus est idem in sexto, qui, cum de Miseno mortuo loqueretur qui fuerat Hectoris minister in bello et post mortem Hectoris Aeneae ministrum se dederat, dicit ipsum Misenum " non inferiore secutum " (cfr. Aen. VI 170).