Miserere
Parola iniziale, nella Volgata latina, del salmo 50: " Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam ", utilizzato nella liturgia cattolica negli uffici funebri, nei riti della Quaresima e della Settimana Santa, e generalmente nelle orazioni di penitenza.
Il salmo è attribuito a David, che lo avrebbe pronunziato quando il profeta Nathan gli rimproverò l'adulterio da lui commesso con Bethsabea; in realtà l'esame del testo, e soprattutto quello del punultimo verso, che contiene la preghiera che si ricostruiscano le mura della città di Gerusalemme (quindi dopo la distruzione ordinata nel 586 da Nabucodonosor), autorizza una datazione molto più tarda del periodo davidico.
Il salmo penitenziale è cantato, nella Commedia, dalla schiera dei morti per forza (v.), nel secondo balzo dell'Antipurgatorio, e il canto, recitato a versetti alternati (cantando ‛ Miserere ' a verso a verso, Pg V 24), è interrotto da un'esclamazione di stupore quando le anime si avvedono dall'ombra che D. è vivo. Altro ricordo del M. è in Pd XXXII 12, nella perifrasi che designa Ruth come colei / che fu bisava al cantor [David] che per doglia / del fallo disse ‛ Miserere mei '. Come allusione indiretta al salmo (e anche a vari loci ricorrenti nei salmi: 4, 2; 6, 3; 9, 14; ecc.), in un contesto tuttavia assai differente, l'espressione Miserere mei è gridata da D. all'apparizione dell'ombra di Virgilio nella selva (If I 65).