Missili
Da fuochi artificiali ad armi micidiali
I missili, o razzi, sono oggetti che volano sfruttando la combustione di una sostanza propellente, solida o liquida, e vengono lanciati da postazioni a terra, da navi o da aerei. Le origini di questa tecnologia risalgono ai giochi pirotecnici, ma rapidamente se ne scoprì l’utilità in battaglia e intorno al 13° secolo i Cinesi già se ne servirono nelle guerre contro i Mongoli. Nel 20° secolo i missili sono entrati negli arsenali di quasi tutti gli eserciti ma hanno anche permesso l’esplorazione dello spazio, portando in orbita satelliti e navicelle spaziali
Il missile, o razzo, è un oggetto che vola spinto da un getto di gas prodotto dalla combustione (combustibile) di propellenti diversi che avviene al suo interno. Può essere lanciato da terra, da una nave o da un velivolo, e può essere usato per colpire un obiettivo, per trasportare una carica di esplosivo oppure per portare in orbita un mezzo aerospaziale.
I primi dispositivi basati sul principio della propulsione a razzo risultano precedenti alla nascita di Cristo. Alcuni scritti romani raccontano di un abitante di Taranto, allora parte della Magna Grecia, che era solito divertire i suoi concittadini facendo volare un piccione di legno: l’animale, legato a un filo, era mosso da un getto di vapore che fuoriusciva dal suo interno, dove dell’acqua veniva riscaldata con un fuoco.
Si ritiene tuttavia che i primi veri e propri razzi furono costruiti dai Cinesi e sembra che siano nati per errore. In Cina era infatti diffuso l’utilizzo di rudimentali fuochi artificiali fabbricati riempiendo tubi di bambù con una miscela di polvere da sparo, zolfo e carbone. È probabile che a volte questi fuochi, anziché esplodere, decollassero verso il cielo, suggerendo così il principio della propulsione a razzo (forza).
I Cinesi iniziarono così a sperimentare in modo sistematico il lancio di missili realizzati con tubi di bambù e polvere da sparo, e nel 13° secolo erano già in grado, nella guerra contro i Mongoli, di utilizzare questi dispositivi per lanciare frecce. Anche se la precisione era probabilmente molto minore di quella ottenuta con l’arco, l’effetto psicologico sui nemici fu notevole.
In Europa i razzi furono sperimentati a lungo, ma fino all’Ottocento furono usati più che altro come fuochi d’artificio. Un evento decisivo per lo sviluppo dei missili in Europa fu la battaglia di Srirangapatnam, combattuta nel 1799 dagli Inglesi durante la conquista dell’India. In quell’occasione l’esercito inglese si trovò attaccato da una selva di razzi sparati dalle linee nemiche, a cui erano fissate affilate canne di bambù per aumentarne il potere distruttivo. Il colonnello britannico William Congreve, un esperto di artiglieria, ne raccolse campioni per studiarli e sviluppare a sua volta armi simili.
I razzi sviluppati da Congreve entrarono nella dotazione dell’esercito e della marina britannici, che li usarono già nel 1805 per attaccare la flotta francese a Boulogne, e poi ancora durante le guerre napoleoniche. Restavano però molto imprecisi, e anche se furono usati abbondantemente in diversi conflitti europei, verso la fine del secolo si rivelarono di efficacia inferiore ai cannoni e ai mortai e furono ancora una volta accantonati.
A partire dagli ultimi anni dell’Ottocento si pensò di utilizzare questi dispositivi per raggiungere lo spazio, e l’obiettivo, che sarebbe rimasto in realtà solo un sogno per diversi decenni, diede nuovo impulso alle ricerche su razzi e missili.
Il primo a proporre il lancio di razzi verso lo spazio fu un insegnante russo, Konstantin E. Ciolkovskij. In uno scritto del 1903 suggeriva di usare combustibili liquidi al posto di quelli solidi – come la polvere da sparo – per poter raggiungere altezze maggiori. Aveva capito infatti che il raggio d’azione e la velocità dei missili dipendono dalla velocità con cui fuoriescono i gas prodotti dalla combustione, maggiore nel caso di combustibili liquidi. Ma usare sostanze liquide era tecnicamente più complicato, perché richiedeva di inserire nel razzo contenitori sia per l’ossigeno sia per il combustibile, turbine e camere di combustione. Il primo a riuscirci fu lo statunitense Robert Goddard, che nel 1926 lanciò il primo razzo a propellente liquido (una miscela di ossigeno liquido e gasolio) che volò per 56 m arrivando a 12 m e mezzo di altezza. I razzi che Goddard continuò a sperimentare negli anni successivi diventarono sempre più grandi e potenti, e furono dotati di elementari sistemi per dirigere il volo e di paracadute per poter essere recuperati intatti.
Il vero padre, nel bene e nel male, di razzi e missili moderni fu tuttavia il tedesco Wernher von Braun. Nato nel 1912 e laureatosi in ingegneria a Berlino, iniziò molto presto a dedicare tutti i suoi sforzi allo sviluppo di razzi e divenne consulente dell’esercito tedesco. Nel 1934 riuscì a far volare due missili fino all’altezza di 2,5 km.
Durante la Seconda guerra mondiale, sotto la guida di von Braun, i Tedeschi svilupparono i razzi V-2, lunghi circa 15 m, capaci di muoversi a velocità supersonica e di raggiungere circa 75 km di altezza. Questi missili volavano grazie alla combustione di una miscela di ossigeno liquido e alcol, bruciandone circa una tonnellata ogni sette secondi. Si rivelarono armi devastanti e furono utilizzati tra l’altro per attaccare Londra, ma, in ogni caso, non riuscirono a volgere la guerra in favore della Germania.
Subito dopo la fine del conflitto, molti degli ingegneri e scienziati tedeschi che avevano partecipato alla loro realizzazione si trasferirono negli Stati Uniti e in Unione Sovietica con al seguito alcune componenti dei missili V-2. Questo diede grande impulso sia allo sviluppo dell’esplorazione spaziale (spazio, esplorazione dello) con i razzi, sia alla creazione di nuovi missili per scopi militari
Quando il 4 ottobre del 1957 l’Unione Sovietica mise in orbita il primo satellite artificiale attorno alla Terra, lo Sputnik, lanciandolo con un razzo, iniziò ufficialmente la sfida alla conquista dello spazio. Dopo un altro lancio sovietico – quello dello Sputnik II che portava a bordo una cagnetta di nome Laika – gli Americani risposero nel gennaio del 1958 con Explorer I, il loro primo satellite. La sfida nello spazio, che avrebbe portato nel 1969 un equipaggio statunitense sulla Luna, serviva prima di tutto a misurare le rispettive forze in termini di progettazione, costruzione e gestione di sistemi missilistici, che sarebbero entrati in gioco in caso di conflitto nucleare. Ma nel corso degli anni i razzi hanno consentito di mettere in orbita centinaia di satelliti artificiali usati per telecomunicazioni, esperimenti scientifici, monitoraggio ambientale e sorveglianza strategica.
I missili per uso militare si distinguono in due categorie fondamentali: quelli balistici, che seguono una traiettoria prefissata, e quelli da crociera (traduzione del termine inglese cruise) che invece hanno un sistema composto da un motore e da ali per indirizzare il volo come avviene per un aeroplano. I missili balistici, che derivano direttamente dai razzi vettore usati per le missioni spaziali, possono avere un raggio d’azione lunghissimo, virtualmente esteso a tutto il Pianeta. Sicuramente, i missili balistici intercontinentali (ICMB, Intercontinental ballistic missile) possono andare da un continente all’altro: sono proprio questi i missili che, nella catastrofica eventualità di una guerra nucleare tra le due superpotenze, a lungo temuta durante la guerra fredda, avrebbero portato le testate nucleari dall’Unione Sovietica contro gli Stati Uniti e viceversa.
I missili da crociera, invece, costruiti a partire dalla fine degli anni Settanta, possono essere lanciati da navi, aerei e sommergibili. Riescono a volare a bassa quota, tra i 20 e i 50 m, raggiungono velocità fino a 3.500 km/h, e sono in grado di sfuggire al controllo dei radar. I Cruise possono correggere la loro rotta, adattandola alle asperità del terreno, grazie alla presenza di un computer di bordo – in cui sono memorizzate le caratteristiche del territorio da sorvolare – e di un radar, che modifica in tempo reale la traiettoria del missile guidandolo sull’obiettivo.