PARAGUAY, MISSIONI DEL
. Questa denominazione serve a indicare le fondazioni gesuitiche dal principio del sec. XVII alla fine del sec. XVIII, nella regione dell'America meridionale che costituiva la provincia gesuitica del "Paraguay", che, assai più vasta dell'odierno Paraguay, comprendeva, oltre il Paraguay, l'Uruguay, quasi tutta l'Argentina, parte della Bolivia e del Brasile e del Chile: per quanto poi le missioni siano fiorite soprattutto nelle regioni dei fiumi Uruguay, Paraná, Paraguay.
I gesuiti che iniziarono l'opera missionaria furono F. Angulo e A. de Barzana, scesi nella regione del Perù, dove avevano già costituito una provincia del loro ordine: essi arrivarono a Santiago del Estero il 26 novembre 1585. Al Paraguay vero e proprio giunsero, nell'agosto del 1587, i padri J. Saloni, T. Filds, M. De Ortega. Finalmente nel 1604, il 9 febbraio, il generale della Compagnia Claudio Acquaviva risolveva di rendere completamente indipendenti queste missioni dalla provincia del Perù e di fare di esse una nuova provincia che venne detta del Paraguay (la separazione effettiva si ebbe però solo nel 1607). Cominciò allora il lavoro di queste missioni: vennero inviati gesuiti al Chaco, al Guairá, al Paraná, e venne divisa l'enorme zona in tanti settori nei quali operarono isolati o in piccoli gruppi. Fallì il tentativo nel Chaco mentre, invece, le missioni del Guairá e del Paraná, dopo numerosi sacrifici e lotte, riuscirono ad affermarsi, dando vita a rigogliosissime missioni che, moltiplicandosi per germinazione, riuscirono ad estendersi su vastissima zona.
La prima reducción (tale il nome degli stabilimenti gesuitici) da nomadi e selvaggi, a popolazioni stabili e organizzate, fu quella di sant'Ignazio fondata nel 1609, dal padre Marcel de Lorenzana, nella regione del Paraná. Successivamente, vennero fondati molti altri agglomeramenti di indigeni retti dalla sapiente organizzazione nonché dalla mano ferma dei padri gesuiti. Lentamente essi si moltiplicarono aumentando, occupando sempre maggiore territorio, conglobando nuove tribù di abitanti. Si evangelizzarono così le regioni del Paranȧ, dell'Uruguay e del Tape non senza che più d'uno dei padri della compagnia lasciasse la vita nell'adempimento della sua missione (nel 1628 avvenne il martirio dei pp. Rocco González de S. Cruz, Alfonso Rodriguez, Giovanni del Castillo, beatificati da Pio XI nel 1934).
Analoga a quella già descritta, fu l'azione dei gesuiti nelle regioni del Guairá e di Itatín.
Si può dire che dopo la metà del sec. XVII tutta la zona fosse colonizzata, civilizzata, tenuta potentemente in mano dai gesuiti i quali si adoperano con le loro forze per rendere sempre migliore il tenore di vita degl'indigeni che, a loro accorrendo, davano la possibilità di costituire sempre nuove reducciones.
All'epoca del loro maggiore fulgore, cioè a dire nei primi decennî del sec. XVIII i gesuiti erano riusciti a ospitare, a tenere uniti, a evangelizzare più di 105.000 indigeni i quali erano suddivisi in 30 centri.
Si trattava, in realtà, di un vero e proprio stato, diretto da un numero non elevato di padri gesuiti (al tempo dell'espulsione, in tutto il territorio delle missioni non v'erano più di 400 gesuiti), senza che gli Spagnoli delle regioni contermini vi penetrassero: il principio della separazione netta fra europei - non padri della Compagnia - e indigeni era stato sin dall'inizio la norma a cui s'erano ispirati i padri, e precisamente allo scopo di poter proteggere efficacemente la razza indiana contro le vessazioni e le prepotenze dei bianchi, vessazioni e prepotenze constatate nel sec. XVI, col sistema delle encomiendas. Le stesse autorità spagnole si astenevano dall'intervenire negli affari delle missioni.
L'organizzazione interna di questo caratteristico stato era di una regolarità e uniformità perfetta. Ogni reducción era costituita a guisa di piccola città (con popolazione variabile fra i 2500 e i 7000 ab.) in modo da tener raggruppati gl'Indiani e da non permettere il disseminamento delle abitazioni, che avrebbe reso più difficile la sorveglianza e l'opera dei padri. Identici, per tutte le reducciones, quelli che potrebbero dirsi i piani regolatori delle cittadine; identico il sistema. amministrativo, affidato a un corregidor e ad altri funzionarî (sempre ed esclusivamente indî), mentre la sovrintendenza generale sulla vita spirituale e materiale della reducción era affidata a due padri gesuiti; identico il tenore di vita, regolato anch'esso da precisi e minuti ordinamenti. Identiche, infine, le norme che presiedevano alla vita economico-sociale delle reducciones: nel senso della assoluta prevalenza data alla vita comune e, con ciò, alla proprietà e al lavoro comune. Pur esistendo la proprietà privata, fondi determinati agli indî in proprio (e tuttavia anche sullo sfruttamento di questi fondi vigilavano i padri), la caratteristica della reducción era il tupa-mbae (cosa di Dio), cioè la proprietà pubblica, in cui tutti gli indî erano costretti a lavorare, per certi giorni della settimana, e che serviva sia per le spese generali della comunità (mantenimento dei vecchi, infermi ecc.) e della chiesa, sia anche per pagare il tributo alla corona spagnola. Strumenti di lavoro, sementi, bestiame ecc. erano proprietà della comunità e non mai del singolo; così come a sola cura della comunità era organizzato il lavoro industriale (filatura e tessitura del cotone), che fioriva pure, allato dell'agricoltura, nelle città gesuitiche.
Le comunità gesuitiche non ebbero però sempre vita molto tranquilla. Ebbero ostili gli Spagnoli stessi, a cui i gesuiti toglievano la possibilità di estendere il duro sistema della "encomienda" (v. america, II, p. 947) anche nelle regioni della provincia gesuitica; ebbero soprattutto nemici brutali nei "paulisti". Specialmente nel periodo che va dal 1628 al 1641 le Missioni soffrirono danni gravissimi ad opera dei "paulisti" o mamelucos: cioè di quella popolazione storicamente mista (Portoghesi, Olandesi, Spagnoli, Francesi), che, organizzatasi in una specie di stato semi-indipendente e brigantesco nella provincia di San Paolo, si rese celebre per le sue scorrerie e le sue devastazioni nei territorî finitimi, e precisamente nelle provincie gesuitiche. Molte reducciones furono distrutte.
A nulla valsero i passi diplomatici compiuti sia dai varî pontefici sia dai re di Spagna presso il Portogallo, per obbligare i governatori del Brasile a non permettere la creazione di tali bande e la loro uscita dal territorio brasiliano, né le azioni belliche contro tali bande effettuate, forse un poco mollemente, dai governatori spagnoli. Solo verso la metà del sec. XVII scomparve il pericolo al quale erano esposte le missioni.
Ma la storia delle missioni del Paraguay durante la quale, sia pure con mentalità e con sistemi non troppo accetti alle varie popolazioni indigene, i gesuiti riuscirono a perfezionare le loro reducciones, instillando nell'animo dei selvaggi quei sentimenti di lavoro e di onestà dei quali prima di essi nessuno aveva fatto loro parola, ebbe, bruscamente, il suo termine, quando, con il decreto di Carlo III del 27 febbraio 1767 vennero espulsi tutti i gesuiti così dalla Spagna come dalle sue colonie, incorporandosi lo stato tutti i loro edifici.
Bibl.: L. A. Muratori, Il cristianesimo felice nelle missioni dei Padri della Compagnia di Gesù nel Paraguay, Venezia 1752; E. Gothein, Der christliche soziale Staat d. Jesuiten in Paraguay, Lipsia 1833 (trad. it., in appendice, Stato e società nell'età della Controriforma, Venezia 1930); A. Rastoul, Les Jésuites du Paraguay, Parigi 1907; M. Mc Mulhall, Explorers in the New World and the Jesuit missions of Paraguay, Londra 1909; P. Hernandez, S. I., Organisación social de las doctrinas guaraníes de la Compañía de Jesús, Barcellona 1913; J. Sánchez Salvador, S. I., El Paraguay catolico, Buenos Aires 1910; P. Pastells, S. I., Historia de la compañía de Jesús en la provincia del Paraguay, según los documentos originales del Archivo general de Indias, Madrid 1912-18, voll. 3; G. M. Petazzi, S. I., Il mistero della Compagnia di Gesù (nella parte 3ª), Milano 1934; E. Rosa, S. I., I beati Rocco Gonzalez de S. Cruz, Alfonso Rodriguez, Giovanni del Castello d. C. d. G., Roma 1934.