MISTERI (gr. μυστήριον, da μύω "chiudo" [gli occhi, la bocca], donde μυέω "inizi0", μύησις "iniziazione", μύστης "iniziato")
Storia delle religioni. - Appartengono alla storia religiosa del mondo antico come forme religiose di varia origine, ma d'un medesimo tipo, essenzialmente diverso da quello della religiosità civica, che ha carattere pubblico e collettivo, essendo orientata verso la conservazione e la prosperità dello stato, della nazione, della patria (l'al di qua), mentre i misteri mirano alla salvezza dell'uomo come individuo, e hanno principalmente carattere soteriologico ed escatologico (l'al di là). Morfologicamente, i misteri sono caratterizzati: a) dall'iniziazione (μύησις, τελρτή, initium), per cui un individuo entra a far parte d'una società diversa da quella cui egli appartiene per nascita (fig.1); b) dall'esoterismo, cioè dal segreto che circonda il rito iniziatico (divieto dî profanazione), nonché le "verità" comunicate agl'iniziati e ad essi soli (divieto di divulgazione).
In Grecia : oltre ai misteri eleusini (v. eleusi) di Demetra e Core, e i misteri orfici (v. orfismo) di Dioniso Zagreus, ci furono: i misteri cabirici di Samotracia, sacri a Demetra, Core, Ade, Ermete (i nomi mistici ed esoterici di queste divinità erano rispettivamente Axieros, Axiokérsa, Axiókersos, Kadmílos), dove gl'iniziati si distinguevano, come ad Eleusi, in mystaí ed epóptai; i misteri di Andania, nei quali si adoravano Demetra, Hágna (altra forma di Core?), Apollo Carneo, Ermete, e i "Grandi Iddii", con iniziazione, anche qui, a doppio grado (mystaí e protomystaí) e con esecuzione di sacre rappresentazioni (come ad Eleusi, e, a quanto pare, anche a Samotracia); i misteri di Zeus Ideo a Creta (dopo una purificazione preliminare eseguita con una pietra del fulmine, l'iniziando era fatto giacere all'alba in riva al mare, poi era cinto di pelli di montone nere, indi doveva scendere nella grotta e restarvi parecchi giorni prima di risalire all'aperto); i misteri di Ecate a Egina; i misteri di Dioniso (fig.1), e altri.
D'origine esotica furono in Atene i misteri di Sabazio (dio tracio, assimilato dai Greci a Dioniso), introdotti da schiavi traci e frigi. C'erano cerimonie di carattere pubblico, esoterico, culminanti in una strana processione guidata da una sacerdotessa, che agitava dei serpenti, mentre i fedeli lanciavano il grido euói, sabói. E c'era il rito esoterico dell'iniziazione: l'iniziando rannicchiato per terra era cosparso di fango e di crusca (mediante un vaglio), poi era fatto alzare e doveva pronunziare le parole ἔϕυγον κακόν, εὖρον ἄμεινον (scampai dal male, trovai meglio), in cui è adombrato il concetto della beatitudine raggiunta mercé l'iniziazione (tale è anche il senso simbolico della formula orfica ἔριϕος ἐς γάλ' ἔπεσον "sono come un capretto caduto nel latte"); il supremo atto sacramentale consisteva nell'introdurre un serpente sotto le vesti dell'iniziando facendolo scorrere sulla sua persona (a simboleggiare il contatto sessuale col dio, ὁ διὰ κόλπον ϑεός "il dio attraverso il seno"), che richiama l'atto eseguito con gli ἱερά nell'iniziazione eleusina (v. eleusi).
Ci furono altresì dei misteri frigi, egizî, persiani. I misteri frigi sono quelli di Attis e della Magna Mater (Cibele). Secondo la formula iniziatica tramandata da scrittori cristiani, assai simile - nel rispetto formale - alla formula eleusina, l'iniziando doveva, probabilmente dopo un periodo di digiuno, celebrare un pasto mistico, mangiando da un timpano e bevendo da un cembalo (il timpano e il cembalo erano strumenti musicali caratteristici del culto rumoroso della Magna Mater), poi doveva porsi in capo il kérnos (specie di cratere al quale erano applicati dei lumi), e finalmente entrare nel pastós (alcova), un angusto penetrale originariamente scavato nella roccia, dove aveva luogo l'amplesso simbolico dell'iniziando - a imitazione di quello di Attis - con la Magna Mater.
I misteri egizî erano sacri a Osiride e Iside. In seguito a un avvertimento della dea (comunicato nel sogno), dopo un lavacro preliminare e un periodo di digiuno nel quale l'iniziando riceveva i primi insegnamenti, giunto il giorno prestabilito, si procedeva all'iniziazione, sul fare della notte, nel penetrale (ἄδυτον) del santuario. Il rito simboleggiava la morte dell'iniziando, il suo viaggio agl'inferi attraverso gli spazî intermondiali e il ritorno alla vita: nel corso della notte egli indossava 12 vesti, una per ciascuna delle 12 ore corrispondenti alle 12 sfere o zone celesti, e finalmente allo spuntare del giorno la "stola" del sole, ricchissima e sfolgorante, e così ammantato - cioè trasfigurato - era condotto sopra un pulpito in mezzo al tempio, dove, reggendo con la destra una fiaccola, cinto il capo di una corona raggiata di foglie di palma, appariva alla folla dei fedeli ed era da loro venerato come un sole, essendo ormai rinato come rinasce il sole, come era rinato Osiride.
Dei misteri persiani era titolare il dio Mithra (v.). Essi assicuravano all'iniziato la protezione del dio, massime nel momento supremo del distacco dalla vita terrena, quando, guidato da Mithra, egli doveva ascendere - attraverso le sette sfere dei cieli - alla sede della beatitudine sempiterna. Sette erano anche i gradi dell'iniziazione mitriaca che si conferivano (traditio) successivamente: 1. "corvo" (corax); 2. "occulto" (cryphius); 3. "soldato" (miles); 4. "leone" (leo); 5. "persiano" (perses); 6. "corriere solare" (heliodromus); 7. "padre" (pater, pater patratus). I nomi di "corvo" e "leone" si spiegano come sopravvivenze dell'arcaico costume onde in certe celebrazioni religiose i partecipanti usavano travestirsi da animali: in un rilievo scoperto a Konjica (Bosnia), rappresentante un banchetto mitriaco, il "corvo" e il "leone" si distinguono da altri iniziati di grado diverso perché portano rispettivamente una maschera corvina e leonina (fig. 2). Anche nel grido e nel portamento gl'iniziati imitavano gli animali da cui prendeva nome il loro grado. I candidati all'ammissione (acceptio) e alle promozioni gerarchiche erano, a quanto pare, sottoposti a varie prove (fig. 3): si trattava, per es., di saltare una fossa piena d'acqua avendo gli occhi bendati e le mani legate dietro la schiena con minuge di pollo; nel conferimento del grado di miles il candidato si poneva in capo, e poi deponeva, una corona che gli era presentata sopra una spada, ecc.
L'iniziazione tendeva dunque, sia mercé il pasto in comune col dio (misteri di Mithra), sia mercé la rigenerazione da parte delle divinità (misteri eleusini), sia mercé l'esperienza sessuale (misteri di Sabazio, misteri di Attis), a realizzare - simbolicamente, ma effettivamente - una più intima comunione e assimilazione dell'iniziando con la divinità, o addirittura una sua partecipazione alla natura divina (nei mi- steri orfici), attraverso la riproduzione della divina vicenda (misteri di Osiride), specie in quanto il rito iniziatico simboleggiava la morte e risurrezione dell'iniziando a imitazione della morte e risurrezione del dio, essendo la figura centrale dei misteri - generalmente - appunto un dio che muore e rinasce (Dioniso, Zeus cretese, Attis, Osiride; cfr. Adone, ecc.), o una dea che sempare e ritorna (Core) - dove è ovvio riconoscere la vicenda della vegetazione che periodicamente e alternativamente àppare sulla terra e scompare e di nuovo riappare, segno che i misteri hanno il loro proprio fondamento in una religiosità e civiltà di tipo agrario (per i misteri di Mithra, che fanno apparentemente eccezione, vedi mitraismo).
I misteri orientali si diffusero largamente in tutto l'Occidente nell'epoca ellenistico-romana, dalla regione danubiana alla Spagna, dall'Africa alla Britannia. Ciò va messo in rapporto con la penetrazione della civiltà greca in Oriente, che prevalse bensì e s'impose in tutti i campi, ma non senza produrre una reazione, e precisamente in quel campo in cui l'Oriente aveva tuttavia qualche cosa da dire all'Occidente, cioè nella religione. Ma questa rivincita religiosa dell'Oriente sull'Occidente si attuò non tanto nel nome dei culti ufficiali e delle religioni di stato, coinvolte - come furono - nella rovina dei rispettivi organismi politici nazionali, quanto appunto mercé le religioni di mistero, che da secoli e secoli vivevano nelle rispettive nazioni accanto e in margine alle religioni statali, ma avevano radici profonde nella religiosità popolare, onde poterono riemergere, e precisamente nei tempi del collasso politico e della diaspora nazionale, con i quali esse meglio s'intonavano in virtù delle loro stesse origini prenazionali. Di queste origini remotissime è segno, nelle religioni di mistero, la presenza di taluni tratti di grande arcaismo, come il crudo sessualismo, particolarmente accentuato nei riti d'iniziazione (eleusina, sabaziastica, frigia, osirica: non nella mitriaca per le ragioni già addotte), come pure l'uso dei travestimenti animaleschi nei misteri mitriaci (non senza riscontro nei culti orgiastici della Tracia), come anche la pratica del tatuaggio (attestata nei misteri di Mithra e in quelli di Attis): tutti residui di epoche e civiltà primitive convogliati giù giù nel corso di una storia millenaria sino agli ultimi tempi. Non che i misteri esistessero già, in epoche così remote, come tali, cioè quali li, conosciamo in età ellenistico-romana: ma esistevano quei culti che col concorso di circostanze favorevoli poterono svolgersi e organizzarsi nei veri e proprî misteri. Tali culti, per il loro carattere agrario sopra segnalato, appaiono radicati in una fase e in un ambiente di civiltà agricola; ma non è da escludere che taluni dei loro elementi siano di formazione ancora più primitiva, come infatti il principio stesso dell'esoterismo e dell'iniziazione è largamente in giuoco, in forma più o meno rudimentale, presso popolazioni di civiltà preagricola come Australiani, Fuegini, ecc., dove i giovani, raggiunta una certa età, sogliòno essere introdotti nella società degli adulti, i maschi separatamente dalle femmine, e l'introduzione ha luogo attraverso una vera e propria iniziazione. Né sono mancati tentativi di stabilire rapporti e connessioni fra questi riti iniziatici dei "selvaggi" e, p. es., i misteri eleusini.
Bibl.: Chr. A. Lobeck, Aglaophamus seu de theologiae mysticae Graecorum causis, voll. 2, Königsberg 1829; F. Cumont, Les religions orientales dans le paganisme romain, Parigi 1907; 4ª ed., 1929 (trad. it. sulla 3ª ed., Bari 1913); N. Turchi, Le religioni misteriosofiche del mondo antico, Roma 1923; H. Gressmann, Die Umwandlung der orientalischen Religionen unter dem Einfluss hellenischen Geistes, in Vorträge der Bibliothek Warburg 1923-24, Lipsia-Berlino 1926, pp. 170-195; id., Die orientalischen Religionen im hellenistisch-römischen Zeitalter, Berlino-Lipsia 1930; C. Clemen, Der Ursprung der griechischen Mysterien in vorgriechischer Zeit, in Anthropos, 1923-24, p. 431 segg.; R. Pettazzoni, I misteri: Saggio di una teoria storico-religiosa, Bologna 1924; R. Reitzenstein, Die hellenistischen Mysterienreligionen, 3ª ed., Lipsia 1927; O. Kern, Die griechischen Mysterien der klassischen Zeit, Berlino 1927; F. Speiser, Die eleusinischen Mysterien als primitive Initiation, in Zeitschr. für Ethnologie, 1928, pp. 362-72; H. Webster, Primitive Secret Societies: a Study in early Politics and Religion, New York 1908 (trad. ital., Bologna 1922); 2ª ed., 1932.
Sui rapporti fra i misteri e il cristianesimo: G. Anrich, Das antike Mysterienwesen u. sein Einfluss auf das Christentum, Gottinga 1894; A. Jacoby, Die antiken Mysterien und das Christentum, Tubinga 1910; U. Fracassini, Il misticismo greco e il cristianesimo, Città di Castello 1922; R. Eisler, Orphisch-dionysische Mysteriengedanken in der christlichen Antike, Lipsia 1925; S. Angus, The mystery-religions and christianity, Londra 1925; A. Loisy, Les mystères païens et le mystère chrétien, 2ª ed., Parigi 1930.
I misteri nella teologia cattolica.
Nella dottrina cattolica "mistero" è una verità soprannaturale, che non può essere conosciuta mediante le forze naturali dell'intelligenza umana o creata, la cui esistenza tuttavia è stata comunicata all'uomo per mezzo della rivelazione divina e proposta da credersi come oggetto di fede. I teologi distinguono un doppio ordine di misteri: i misteri in senso largo, o di secondo ordine; e i misteri in senso stretto, o di primo ordine. I misteri in senso largo sono quelle verità la cui esistenza è inaccessibile alle sole forze dell'intelligenza creata; tuttavia, conosciuta per rivelazione soprannaturale quell'esistenza, l'intelligenza umana può con le sole sue forze comprenderli agevolmente, speculandovi sopra per via razionale: si portano quali esempî di questo genere di misteri l'esistenza di puri spiriti, la creazione dell'universo nel tempo e non ab aeterno, ecc. I misteri in senso stretto sono quelle verità di cui non solo l'esistenza, ma anche la natura intima trascende assolutamente le forze dell'intelligenza creata: ne sono esempî il mistero della Trinità divina, dell'Incarnazione del Verbo divino, ecc.
Che esistano misteri nella rivelazione cristiana è dogma cattolico definito nel Concilio Vaticano (Sess. III, cap. IV, De fide et ratione); a dimostrazione sono citati più frequentemente alcuni passi della Scrittura (I Cor., II, 7-8; Efesii, III, 4-9; Coloss., I, 26-27; Matteo, XI, 25-27, ecc.), oltre a molte testimonianze di Padri (ad es., Giovanni Crisost., De incomprehensibili, in Patr. Gr., XLVIII, col. 704 segg.; Agostino, De fide rerum quae non videntur, in Patr. Lat., XL, col. 171 segg.; i carmi di S. Efrem contro gli gnostici (v. efrem); ecc.
Benché il mistero sia sopra la ragione umana non è tuttavia avverso ad essa: ossia, secondo l'espressione dei teologi, est supra, non contra rationem, e perciò l'umana intelligenza, pur non giungendo a dimostrare per sé stessa l'esistenza e tanto meno la natura del mistero, non può neanche trovare alcuna contraddizione o assurdità in esso. Concedono però i teologi che, conosciuta l'esistenza del mistero per via di rivelazione soprannaturale, l'umana ragione riesca ad avanzarsi alquanto nell'intelligenza del medesimo, anche se è mistero in senso stretto, speculando per analogie umane o connessione dei varî misteri fra loro; ma, anche per questa via, l'intelligenza del mistero in sé rimane oscura e imperfettissima.
La credibilità del mistero e la sicurezza per la ragione umana di non errare aderendo per fede ad esso si fondano sull'autorità di Dio rivelante, che, infinitamente sapiente e veridico, non può né ingannarsi né ingannare; perciò nell'atto di adesione al mistero l'evidenza intrinseca che attira l'adesione dell'intelligenza nelle verità naturali è sostituita dall'autorità estrinseca di Dio, la quale assicura essere vero un dato enunciato che per sé stesso non appare tale.