MISTICISMO (da mistico, dal gr. μυστικός "appartenente ai misteri")
Caratteri e manifestazioni. - Il misticismo è uno dei fenomeni religiosi più importanti dal punto di vista storico essendo dai tempi più remoti strettamente congiunto con la reale religiosità. Il verbo greco μύω (onde μυστικός) significa "chiudere gli occhi" o anche "la bocca"; esso si estende poi a qualunque attività si svolga dietro un velo di mistero, e indica, con i derivati, il "segreto" in quanto esso venga a essere toccato dall'alito dell'iniziazione religiosa: e le associazioni religiose segrete, ai cui partecipanti era imposto il più rigoroso segreto, si chiamarono nell'antichità appunto "misteri" (v.). E come i riti e le dottrine, così anche le esperienze dei mistici devono costituire un segreto, che il devoto nasconde al volgo, sicché la mistica, in senso stretto, si trasforma in religione esoterica, riserbata ai pochi che aspirano a Dio per strade solitarie. Quindi la mistica è, in ultima istanza, quella religiosità la quale, per proteggere da ogni profanazione il mistero ineffabile, l'"interamente altro", si rinchiude tutta nella vita interiore. Da ciò è derivata una netta separazione tra iniziati e non iniziati, dando vita, così nella civiltà greca come in quella asiatica, alla anacoresi, ossia al ritirarsi (ἀξαχωρεῖν) nella solitudine, per condurvi una vita di "contemplazione" (ϑεωρία).
Se dunque il misticismo appare quale un fenomeno religioso di indole generale, non poche difficoltà si oppongono alla sua precisa comprensione, non essendo sempre chiara la distinzione tra esso e altri fenomeni analoghi, quali il pietismo, il quietismo e simili. Il misticismo è stato definito come una forma tipicamente particolare di quell'aspirazione al reale, a una vita più alta e più piena, che è propria alla coscienza umana. Nel mistico si manifesta e predomina quella capacità trascendentale, "celeste scintilla" che nella generalità degli uomini rimane al di là della soglia della coscienza, e che condiziona tutte quante le forze vitali, quelle dell'amore e della volontà, più che quelle dell'intelletto, fino a sollevarlo, attraverso la contemplazione e l'estasi, a un nuovo piano di coscienza, nel quale la distinzione di oggetto e soggetto scompare e si celebra l'unione inseparabile tra l'anima umana e il divino. Il misticismo quindi, in quanto sfera del soprarazionale, dell'unio mystica, porta necessariamente con sé il trasumanare, l'annichilirsi, l'aborrimento e la scomparsa dell'io. Nel misticismo, concepito come sentimento religioso aggirantesi intorno al polo dell'immanenza o dell'identità, il significato della vita e la motivazione dell'azione vengono conferiti dall'immediata ed essenziale connessione tra l'uomo e Dio. E il misticismo può perfino esser definito come "il tentativo totalitario di sopprimere principialmente ogni precarietà dell'esistenza con metodo razionale-transrazionale" (O. H. Nebe), in quanto la sua estrema premessa è di natura metafisica, ossia l'identità, ultraesistente e ultratemporale, della divinità, dell'io e del mondo.
Decisiva per il misticismo è l'esperienza, che implica in maniera tipica un determinato modo di concepire e condurre la vita: c'è il "tipo mistico", che F. Heiler distingue esplicitamente dal tipo profetico. Il pensiero, che fissa, determina, rende finito, e l'azione, che si rivolge alla cosa singola, finita, e ogni contrapposizione, anche di bene e male, sono ripudiati, a vantaggio dell'inattività e dell'unità. Ma la beatitudine del mistico, se è tanto maggiore quanto minore è il contenuto - la realtà oggettiva - della sua vita, non è il vuoto della coscienza, bensì un'infinita pienezza, dalla quale il mistico è interamente afferrato e plasmato, sicché l'esistenza terrena, il tempo e la decisione nel tempo non hanno, come cose finite, importanza alcuna. Anche nel modo di pensare, come ha notato H. Leisegang, il mistico procede per antinomie e prescinde - come limitazioni soggettive - dalle distinzioni spaziali e temporali, con le quali l'uomo si orienta nel mondo degli oggetti: immanenza e trascendenza coincidono e trovano il loro centro di gravità nell'io che ha abbandonato la sua individualità. L'estasi mistica, con le sue esperienze in forma di visioni e di voci, si trova in quasi tutte le religioni. Elemento caratteristico di tutte le esperienze di questo tipo è quell'estraniarsi da sé stesso, onde i moti interni dell'anima acquistano sempre più il predominio sui dati dei sensí e sulla vita del pensiero razionale, della coscienza e della volontà, insomma sull'uomo normale. L'estasi può essere ottenuta anche con mezzi artificiali, ma nello stesso yoga le ultime tappe "non sono di natura molto diversa da quella realtà profonda a cui l'umanità ritorna, nonostante il continuo risorgere della tendenza alla esteriorità" (J. W. Hauer) e R. Otto ha potuto compiere il tentativo d'illustrare i momenti caratteristici del misticismo in J. Eckhart e in Śankara. Il misticismo rimane sempre legato al suolo sul quale è sorto e accoglie anche motivi religioso-razionali; l'indifferenza verso i valori esterni favorisce anzi un atteggiamento critico verso le vicende dell'umanità. E con questo orientamento è in rapporto il fatto che in realtà il misticismo spesso è giunto a una riduzione arbitraria dei fatti religiosi: la scena della salvazione non è più la storia, ma la singola anima piena del divino; e la rivelazione, collegata a personaggi e allo svolgersi della storia, si dissolve in una relazione immediata ed extratemporale tra Dio e l'uomo.
Lineamenti storici. - La grande varietà delle forme mistiche della vita religiosa dell'umanità ci si presenta con particolare evidenza nelle loro manifestazioni storiche. Ma, nell'infinita varietà di queste esperienze, senza voler descrivere le tendenze e i caratteri peculiari di tutti gli scrittori mistici di tutte le religioni, ci limiteremo a segnalare gli aspetti più caratteristici e a delineare sommariamente le correnti principali. Ci limiteremo a segnalare, nell'infinita varietà delle esperienze mistiche, quelle più caratteristiche, e a delineare sommariamente le correnti principali.
Anche presso i primitivi è stata constatata un'esperienza primordiale, onde gli adoranti si sentono stretti in un'unità interna ed esterna, in una mistica comunità. Una siffatta religiosità orientata verso una sfera d'energia misteriosa e sacra, qual'è, per es., la concezione del mana, porta in sé un carattere mistico-magico e trasforma non di rado questo misticismo primitivo in una magia.
Un misticismo divenuto magia si trova anche nelle forme più tarde del taoismo cinese, mentre il concetto del Tao nel Tao te ching di Laotze (v.) appartiene al misticismo elevato. Mentre Kung-tse era scettico verso il misticismo, questo fu invece tanto più zelantemente coltivato dai taoisti; Lieh-tse e Tschuang-tse hanno indubbiamente creduto di acquistare forze sovrannaturali mercé il congiungimento col principio originario. Nei loro tentativi di cogliere il Tao, essi caddero in stati ipnotici in cui ebbero visioni (v. taoismo).
Un paese che presenta forme svariatissime di esperienze mistiche è l'India. La forma più pura e più interiore di esse va cercata nel bhaktimārga, la via dell'amorosa dedizione alla divinità. Essa è il complemento della via della conoscenza (jñāna-mārga, perché su questa via ci si solleva con l'aiuto della conoscenza, verso la beatitudine della compiuta unione con la divinità. Il misticismo della bhakti ebbe la sua più eletta espressione nella Bhagavadgītā (v.) e consiste nella piena dedizione amorosa a Dio, che da lontano e irrangiungibile diventa il vicino, l'amoroso; in questo possesso della divinità è l'essenza d'ogni beatitudine. Il bhakti-mārga ha profondamente fecondato il misticismo dell'India meridionale; il suo fervore è penetrato nel buddhismo mahāyānico oltre la Cina fino al Giappone (buddhismo sukhāvati) operando in senso riformatore; ha fatto scuola nel Vedānta sistematico (Śankara) e influenzato innumerevoli sette, come, per es., la scuola visnuitica di Rāmānuja. Un'impronta mistico-acosmica rivela anche nelle Upaniṣad la speculazione del bráhman, del "Tutto-uno superiore ad ogni finitezza, ché riposa nel fondo di ogni cosa finita e nel quale l'anima, quando riconosce che Tat tvam asi ‛questo sei tu', è sottratta al tormento dell'errare e trova la sua pace" (H. Oldenberg). Quest'essenza del bráhman appare chiaramente quando l'atman, l'anima, rinuncia ai legami col mondo e in tal modo si rende manifesta la sua identità col bráhman. Ma se tutto emana dal bráhman, ogni individualità proviene da esso; esso è essere e pensiero; se è il respiro del mondo, è anche ciò che respira e vive in me stesso. Il mezzo però per arrivare a questa suprema unione mistica è il yoga, l'arte di sollevarsi al di sopra della vita terrena fino al rapimento, di convergere i proprî pensieri alla fusione delle forze che conducono l'uomo al di sopra di questa finità (Edv. Lehmann).
L'importanza che il misticismo indiano ha avuto per l'Asia può senz'altro essere riconosciuta per l'Occidente al misticismo greco. Tra i filosofi ionici può essere considerato un mistico Anassimandro. E se anche intorno alla dottrina socratica del demone vibra un alito mistico e nell'amore platonico si può trovare uno spirito affine, la Grecia classica ebbe scarsa conoscenza di idee mistiche, all'infuori dell'orfismo e del culto di Delfi. Ma dai misteri e in seguito all'influsso dei culti orientali, con la compenetrazione reciproca di Oriente e Occidente inaugurata dall'ellenismo, si formò il sincretismo religioso che incontrandosi con le scuole filosofiche fece poi sorgere lo gnosticismo, il neoplatonismo e il misticismo speculativo cristiano. Il misticismo gnostico ha le sue radici nell'esperienza immediata d'un misterioso rapporto tra l'io e il mondo, tra l'anima e il cosmo, che cerca dietro ogni cosa transeunte l'essenza, dietro la lettera lo spirito, e giunge fino a smarrirsi nelle astruserie di una mistica dell'alfabeto e dei numeri. Plotino "non vuole soltanto pensare e riflettere intorno a Dio, ma vuole anche possedere la sostanza di Dio e la sua interna beatitudine e quindi trasferirsi nella maniera d'essere di Dio. Questo è possibile ove si ammetta che Dio sia nascosto nell'intimo nucleo della nostra natura, e che si riesca a vivere puramente ed esclusivamente la vita di questo nucleo, dopo tolte via tutte le cortecce" (H. Schwarz). L'Uno divino trascende ogni forma del concepire, e non sa, nella sua sognante beatitudine, nulla di sé stesso. Nella sua travolgente pienezza esso si prodiga nel mondo senza perdere sé stesso. Non col pensiero possiamo penetrare nei più profondi misteri, ma soltanto con la quiete dello spirito, col trasferimento dell'anima nell'inconoscibile. Anche per Proclo la meta ultima era la mistica unione col divino ed egli descrive questo congiungimento con l'essenza primordiale come un entusiasmo, una quiete dello spirito, un immergersi dell'anima nella divinità, per cui lo spirito che ha chiusi gli occhi è irradiato dalla luce divina.
Un importante problema è quello dell'influsso esercitato dal misticismo ellenistico-orientale sul cristianesimo, e quindi anche quello del posto spettante al misticismo nella vita religiosa del cristianesimo nascente. Vero è che le forme del misticismo furono in quel tempo profondamente diverse: i misteri ebbero un carattere più individualistico-attivistico, mentre la mistica di S. Paolo, nella sua infiammata escatologia, mostra caratteri particolari, un aspetto che potremmo dire passivo e collettivo (in quanto predomina in lui il senso dell'unità dei credenti nella Chiesa); e mentre nel quarto Vangelo si manifesta uno speciale tipo di misticismo, avente per oggetto Dio e Gesù.
Facendo propria la formidabile eredità del mondo antico che tramontava, la Chiesa accolse altresì, insieme con il misticismo neotestamentario, anche le più profonde idee mistiche della filosofia antica, tramandate negli scritti dello Pseudo-Dionigi Areopagita, i quali fondono, in un vigoroso sistema, il mondo ideale del misticismo neoplatonico con le dottrine della Chiesa. Nella traduzione latina di Giovanni Scoto Eriugena, essi esercitarono per secoli il loro influsso sul misticismo e sulla teologia mistica della Chiesa d'Occidente.
Anche le tendenze mistiche che si riscontrano in S. Agostino si svolsero sotto l'influsso del neoplatonismo; e per opera di lui il concetto e l'espressione di fruitio divina, fruitio Dei, che esprime il contatto col divino, la pienezza di vita e la liberazione dai limiti individuali che il mistico prova nella sua anima piena di Dio e che gode di Dio, passò insieme con l'appassionato fervore dell'inspiratio caritatis, alla mistica medievale, specie a quella di Ugo e di Riccardo di S. Vittore e della loro scuola.
Un durevole influsso il neoplatonismo esercitò anche sul misticismo dell'Islām, che dal sec. VIII in poi ebbe vasta diffusione associandosi variamente al misticismo indiano e cristiano. I seguaci di questo indirizzo ebbero il nome di sufi e sufismo fu il termine generico per indicare l'indirizzo stesso. Il sufi si paragona a un pellegrino, che per gradi arriva a unirsi con Dio, a dissolversi nel divino, e sperimenta che ogni entità è pervasa dall'amore di Dio. Questo amore mistico di Dio, l'amato, viene senza pudore cantato nei termini usuali dell'erotismo terreno. La meta suprema è di poter contemplare Dio stesso con l'interna luce del cuore, perché questa luce della contemplazione interiore è un raggio della luce stessa di Dio. Annullarsi totalmente in Dio è la suprema beatitudine, l'unio mystica. Questa unione è un finire, un morire. Il sufismo ebbe alcune tra le sue figure più nobili in al-Ḥallāǵ, in Bāyazīd al-Bisṭāmī, Gialāl ad-dīn Rūmī, Ibn ‛Arabi, al-Ghazzālī, e nella mistica Rābi ‛ah al-‛Adawiyyah, che usa termini i quali presentano una certa analogia con le espressioni alle quali amano ricorrere i mistici tedeschi del sec. XIV.
A una svolta della storia dello spirito europeo sta S. Francesco, trovatore dell'amore di Dio e di Gesù. Nella sua personalità fervente egli ha strettamente congiunto l'idea della povertà col misticismo, in uno slancio di amore universale. Noi ci dobbiamo prodigare completamente non soltanto agli uomini, ma a tutto il mondo vivente. S. Francesco si sentiva affine a tutte le creature e in tutte avvertiva la presenza della medesima vita divina. Altra figura delle più significative nella storia del misticismo cristiano fu S. Bernardo di Chiaravalle. Bernardo abbatte tutte le barriere del neoplatonismo e afferra il divino in un impeto d'amore quasi "dionisiaco", cui egli dà sfogo nel De diligendo Deo, e nei sermoni sul Cantico dei Cantici, in cui egli usa il linguaggio del libro biblico per esprimere il suo misticismo, che ha per oggetto Cristo crocifisso e che sente con dolore profondo il distacco dalla sua abbazia, dai confratelli, dalle celebrazioni liturgiche. Una sete di possesso e godimento, di divina pienezza ed ebbrezza agita l'anima di Bernardo, che naturalmente rischia d'essere trascinata giù da queste vertiginose altezze della solitudine mistica nel tetro sentimento dell'abbandono e del vuoto. Ma il misticismo di S. Bernardo fece sentire il suo influsso sul misticismo posteriore (Riccardo di S. Vittore, Gerson, Ludovico da Ponte, Giovanni di Gesù e Maria, ecc.).
Il misticismo della Passione, quello delle nozze spirituali e quello dell'infinità divennero i momenti caratteristici anche del misticismo medievale tedesco. Maestro Eckhart può essere considerato come il rappresentante tipico del misticismo speculativo capace di spingere la relazione tra Dio e uomo fino all'identità, facendone addirittura qualche cosa d'originario. Sua caratteristica è la sicurezza quasi profetica, con cui egli predicò nelle mutevoli vicende della sua vita la sua idea fondamentale della divinità dell'anima. L'anima è altrettanto increata quanto Dio; vive qualcosa in noi che è superiore a ogni creatura. Quest'intima scintilla fu già unita a Dio nell'eterno principio del mondo, ma è altresì l'organo della contemplazione intuitiva, con la quale ogni essere mondano è visto come qualcosa d'infinito. Nella scintilla stessa nasce Dio; essa è il punto o la forza nell'anima, donde propriamente esce la parola eterna. Ma perché si possa comprendere completamente Dio, devono cadere tutti gl'involucri, è necessario un dissolversi, un perire (Entwerden), per cui tutte le cose estraniatesi dalla divinità ripiombino nel loro primordiale principio: "L'occhio, con cui io vedo Dio, è il medesimo occhio con cui Dio mi vede. Il mio occhio e l'occhio di Dio sono un occhio solo e una vista sola e una sola testimonianza e un solo amore". Quando il mistico ha compiuto con tutte le forze lo svuotamento dell'io, ossia quando ha raggiunto l'abbandono, nel senso di liberazione da ogni pensiero terreno, allora Dio può profluire in lui con tutta la pienezza del suo essere.
Enrico Suso (Heinrich Seuse) cerca di "superare i limiti del suo talento speculativo mediante un'intensificazione dei sentimenti" (H. Scholz) e diventa così tra i mistici tedeschi un lirico, il cui cuore riboccante si volge all'"Eterna Sapienza" con cavalleresca gioia d'amore. A questa "Eterna Sapienza" Suso ha donato il suo cuore e il suo amore. Questa esaltazione dell'amore di Dio in modi e forme che ricordano i cantori dell'amore cavalleresco, la Minne, fece di Suso l'amico spirituale di tutta una schiera di monache proclivi al misticismo, con le quali egli fu in corrispondenza. Tra Eckhart e Suso sta Giovanni Tauler, la cui attività a Strasburgo esercitò un influsso che sempre meglio si avverte tra gli "Amici di Dio" della Renania (J. Ruysbroeck, Tommaso da Kempis), quanto sull'ignoto "amico di Dio" di Francoforte, autore del Libretto della vita perfetta, pubblicato da Lutero sotto il titolo Eyn deutsch Theologia. Il misticismo del Tauler è etico-volontaristico; per lui non ha importanza ciò che pure può essere la suprema aspirazione del mistico, la mors mystica, annientamento totale dell'uomo empirico nella compiuta visione o nell'amore come assoluta beatitudine già in questa vita. Egli non crede che volontà suprema di Dio possa essere quella di distruggere l'uomo attraverso la rivelazione della sua potenza e grandezza. L'unione con Dio è piuttosto un nuovo inizio, il "nuovo divenire" in forma etica (K. Grunewald). Da qui si diparte una linea che conduce alle idee della Riforma relative alla vocazione come dovere etico.
Religione e vita morale, sentite con profonda interiorità, ispirano anche il misticismo femminile del Medioevo. Esso presenta due tipi: uno dei quali a tendenze intellettualistiche, mentre l'altro è più incline al misticismo della Passione. Al primo appartengono Ildegarda di Bingen (v.) che nello Scivias descrisse le sue visioni e Matilde di Magdeburgo (v.); mentre Margherita Ebner raggiunse nella sua contemplazione un amore di Dio che travolge tutto l'uomo e una fervente interiorità: nella sua devozione ingenua verso Gesù Bambino essa giunge fino al più alto grado della preghiera mistica, alla preghiera delle nozze mistiche, e nelle sue Rivelazioni descrisse con infantile sincerità le sue visioni. Sotto taluni aspetti essa può essere in certo modo paragonata a Santa Caterina da Siena. Quasi un compendio del misticismo speculativo in genere, e ultimo germoglio d'un grandioso movimento spirituale, sta il libretto della Teologia tedesca, che esercitò fino ai giorni nostri il suo influsso sul misticismo tanto dei popoli romanico-cattolici quanto dei riformati.
La vita mistica nelle sue più varie sfumature fu sempre viva nell'interno della Chiesa cattolica e specialmente in Spagna, Francia e Italia assunse un colorito particolare, che in alcuni è vero e proprio quietismo (v.); campioni principali ne furono in Spagna S. Giovanni della Croce e Santa Teresa di Gesù, in Spagna e in Italia Michele de Molinos, in Italia S. Caterina da Genova, in Francia S. Francesco di Sales e Jeanne-Marie Guyon. S. Teresa è con Caterina da Siena una delle figure più importanti del misticismo cattolico, e va considerata, per le sue penetranti autoanalisi, come la precorritrice della moderna psicologia religiosa. Nelle sue Relacciones Spirituales, che fanno riscontro alle Confessiones di S. Agostino, ella illustra i diversi gradi della meditazione, l'ultimo dei quali è descritto come la preghiera del rapimento (oración de arrobamiento), come un breve stato di incosciente estasi, come un'inondazione provocata dai torrenti della celeste pioggia di grazia. Le idee mistiche di Teresa furono accettate dal suo maggiore discepolo, S. Giovanni della Croce, e anche dal savoiardo S. Francesco di Sales, che le resero accessibili alla cerchia dei laici. Naturalmente questo misticismo di colorito quietistico nascondeva in sé il pericolo di rendere relativi i valori della fede, e ciò fu la vera causa del tragico destino di Michele de Molinos, il cui disinteresse per le cose esterne fu interpretato come un abbandono della fede ecclesiastica. L'amour désintéressé, un perdersi nella volontà divina mercé una totale rinuncia alla propria volontà e anche a desiderî pii, come la forma più pura dell'abnegazione, fu sostenuto anche da Madame de Guyon, che per le sue vicende personali si trovò per lungo tempo al centro della vita religiosa della Francia. Il suo primo scritto, Les torrens, descrive come Dio, suo direttore di coscienza, guida l'anima da abile pilota lungo i fiumi e i torrenti della vita fino al mare, fino a Dio. Efficacia anche maggiore ebbe il Moyen court et très facile de faire oraison, un prontuario per le persone pie "sulla nuova via alla redenzione". Recenti indagini hanno mostrato che proprio il misticismo romanico-cattolico ha agito in maniera efficace sulla religiosità della Germania del sec. XVII.
Con la Riforma e in varia opposizione ad essa comparve il misticismo spiritualistico, di cui si devono considerare rappresentanti tipici Sebastian Franck, Valentin Weigel e Caspar Schwenckfeld. Il Franck subì l'influsso di Taulero, Eckhart, S. Bernardo e della Teologia tedesca; egli descrive con colori mistici le esperienze della vita interiore e la sua interiorità religiosa si ribella a ogni autorità esterna e male impiegata. Per lui tutta la vita religiosa si riduce al sentimento, perché in questo la parola divina si manifesta nel modo più puro. Questa esperienza mistico-interna della forza divina è la suprema e ultima istanza della religione, che in tal modo è sottratta radicalmente a tutte le norme e a tutti i valori mondani. L'accoglimento della parola divina interna "nel sentimento" presuppone però l'obbedienza a un comandamento divino, l'indifferenza l'osservanza del "sabato" (A. Hegler). Come membro d'una comunità invisibile, il Franck si sente internamente "sciolto da tutte le sette, nelle quali la verità unica in sé è frantumata e perciò non appartiene a nessuna delle chiese esistenti" (W. Dilthey). Da S. Franck è stato influenzato Valentin Weigel, il cui misticismo è parimenti animato dall'idea della "parola interna" come principio autoritario d'ogni religione. Per un bisogno dell'anima Weigel solleva la sua protesta contro ogni irrigidimento dottrinale della fede vivente, contro l'appiattimento e la meccanizzazione intellettualistici della religione.
In questa direzione si muove anche Caspar Schwenckfeld, la cui influenza si è fatta sentire fino ai giorni nostri, specialmente in America. Senza la mediazione della Scrittura Dio dà il suo spirito agli eletti d'ogni azione e paese, come a un'invisibile comunità della Rivelazione dello Spirito, che si realizzò con gli anabattisti come "comunità dei Santi". Tendenze mistiche in rapporto alla filosofia della natura sono comuni anche a Giordano Bruno, T. Campanella e Paracelso, che inseriscono la monade nel sistema cosmico originario, vivente, imperituro, immanente, ammettendo tuttavia che essa riesca a sollevarsi e a trasfigurarsi nell'infinito mercé l'infinito amore; attraverso il contatto col divino gli esseri diventano simili a Dio.
A queste correnti si ricollega anche Jakob Böhme, che, legato da amicizia con Paracelso, influenzato dalla critica spiritualistica, rappresenta il tipo del teosofo mistico, perché in opposizione al monismo mistico di Eckhart egli sostenne un radicale dualismo: per la caduta di Lucifero il male è diventato una potenza reale, un secondo essere divino. Dio stesso si comunica al mondo per emanazione, si ritrova nel Figlio, e, nella terza fase del suo essere, libera da sé il mondo degli spiriti. Anche l'anima umana è coinvolta in questa lotta perché cooperi alla redenzione dell'universo. In virtù della natura divina del nostro essere, in quanto essere terrestre, astrale e spirituale, noi portiamo in noi la forza per vincere l'essere terrestre e quindi per ritornare beatamente nel regno eterno della luce. Se l'influenza del Böhme sugli ambienti pansofici fu dapprima scarsa - egli acquistò importanza mondiale per merito del mistico francese Saint-Martin, "le philosophe inconnu", e del romantico Schelling - tuttavia proprio in Slesia si forma una cerchia di amici di tendenza mistica (i Rosacroce), dei quali il più noto è il poeta Angelo Silesio, il cui Cherubinischer Wandersmann contiene perle di poesia mistica. Oltre al mistico e visionario svedese E. Swedenborg, reso celebre da Kant, sono apparsi in prima fila in tempi recenti due mistici molto importanti per la storia del pensiero, cioè Peter Poiret, il padre del misticismo cattolico in Germania, e Gottfried Arnold. P. Poiret, che ci ha tramandato anche un singolare catalogo dei mistici, fu il più poliedrico degli scrittori mistici. Egli accolse in sé, rivivendolo, il patrimonio mistico del passato e dei tempi più recenti, fece conoscere ai protestanti i mistici cattolici, fu pieno di comprensione per ogni indirizzo. G. Arnold fu invece una figura variamente creatrice, che diede una speciale impronta alle idee mistiche nella poesia, nella storiografia e nella teologia; "teologia mistica", che si sforzava di esprimere in una forma precisa le irrazionali esperienze religiose. Il polo, intorno al quale si muovono il pensiero e la sensibilità mistica di G. Arnold, è l'antitesi tra la pluralità e l'unità mistica. Questa tendenza prereligiosa all'unità è anche nell'Arnold il motivo dominante, scaturito dalle profondità della sua vita personale.
Anche all'inizio del sec. XIX il sentimento religioso si congiunse col misticismo, specialmente nelle file dei romantici (Fr. Schlegel, F. Baader, Ch. Brentano, F. Hardenberg o Novalis; in Inghilterra W. Blake). Come nella vita intellettuale, così anche nel campo religioso il romanticismo diede il segnale del ritorno ad antiche idee mistiche; e verso la fine del sec. XIX e l'inizio del XX il misticismo trovò espressioni delicate in poeti quali M. Maeterlinck, P. Claudel, C. Morgenstern, R. M. Rilke. Una moltitudine di elementi mistici di tutti i secoli fu accettata dal movimento della teosofia. Questa attinse molte delle sue dottrine al patrimonio spirituale dell'India; la quale a sua volta ebbe un movimento mistico-razionale di tendenza sincretistica, le cui personalità dominanti sono Ram Mohan Ray (Rāmamōhana Rāi) il fondatore del Brāhma-Samāj, e Keshub Chunder Sen (Keshava Chandra Sena). Noti anche fuori dell'India sono inoltre: il visionario brahmanico Rāmakshṇa e il suo discepolo Svāmin Vivekānanda, e il poeta Rabindranath Tagore che, ammiratore del mistico Rāmānuja, ha dato alla sua concezione di Dio e del mondo un carattere mistico.
L'importanza del misticismo per la vita religiosa, spirituale e culturale è grandissima. Sul terreno propriamente religioso il misticismo è sempre stato la fonte d'un approfondimento e arricchimento della fede in epoche di abbassamento, di razionalizzazione della religione. Quasi tutti i grandi moti in Occidente sono in ultima analisi da riportare a moventi mistici, perché il misticismo, nonostante l'atteggiamento ascetico di fronte alla vita mondana, ha sempre avuto come suo complemento un'attivissima tendenza all'integrità, che creò nuove forme di vita e nuovi contenuti spirituali. In tal modo è indicata anche l'importanza del misticismo per la filosofia e gli altri valori della cultura. Esso non ha solamente aperto nuovi orizzonti alla conoscenza filosofica mercé lo studio della vita dell'anima; esso ha infinitamente arricchito il linguaggio con la creazione di nuovi concetti e mezzi d'espressione. La commossa sensibilità del misticismo per le forze creatrici dello spirito umano generò un interessamento pieno di comprensione per queste forze nel campo delle scienze naturali e dell'arte. Anche se da principio fu soltanto una vaga aspirazione e oscura ricerca, una quasi puerile commozione davanti alle rivelazioni di Dio, ne scaturirono in seguito, specialmente nel campo dell'arte, opere che in virtù della loro finezza e singolare semplicità raggiunsero altezze insuperate.
Come nel passato, così anche in avvenire il misticismo sarà un fermento essenziale della vita dell'umanità.
Filosofia. - In senso strettamente filosofico, il termine di "misticismo" serve a designare un atteggiamento speculativo che, pur avendo affinità con quello religioso contraddistinto propriamente con tale nome, ha carattere più universale, potendo riferirsi anche a concezioni in sé prive d'ogni intendimento religioso. Il termine è usato pertanto qui in senso lato, non limitandosi alla sfera del soprarazionale. "Mistica", in questo senso, è ogni asserzione di verità come oggettivamente assoluta, e quindi tale che il pensiero debba ad essa adeguarsi senza potere distinguerla da altre e distinguersi da essa. È evidente, infatti, che di fronte a una simile verità il pensiero filosofico viene a trovarsi nella stessa situazione che la religiosità mistica deve assumere dinnanzi alla divinità: è costretto a identificarsi assolutamente ad essa, annientandosi in quanto realtà distinta e autonoma, per non distruggere la stabilità e incondizionatezza assoluta di quella verità con la sua stessa presenza, implicante una relazione e quindi una condizione. In questo senso, la prima filosofia propriamente mistica in Occidente è quella neoplatonica, nel suo concetto dell'adeguazione estatica alla suprema ipostasi dell'Uno: e da essa prende le mosse quella stessa tradizione mistica del pensiero cristiano, che risponde poi anche ad altri motivi ad esso più schiettamente intrinseci. E al misticismo, in senso filosofico, necessariamente conduce ogni speculazione teologica, con la sua esigenza di escludere qualsiasi limite dall'assoluta e infinita perfezione divina: come si vede, nel modo più grandioso, nel massimo di tali pensatori mistici, lo Spinoza. Ma non meno mistiche sono, se pensate fino in fondo e non ostante le loro parvenze antireligiose, le concezioni positivistiche e materialistiche del mondo, concepenti l'universo come realtà totale, in cui lo stesso pensiero si risolve. Intrinsecamente adialettico, in quanto negante ogni relazione e distinzione, il pensiero mistico ha per ciò stesso il suo ideale nemico nella dialettica, stabilente la relatività d'ogni contenuto del pensiero ad altro, e l'universale superiorità del pensiero stesso, autore eterno di tale relazione.
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