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misto

di Bruno Bernabei - Enciclopedia Dantesca (1970)
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misto

Bruno Bernabei

Significa " composto ", " mescolato ", e si riferisce a unione di cose, persone, o anche realtà non materiali (v. MISTURA). È usato prevalentemente con sostantivi, cui si lega secondo differenti nessi grammaticali: ‛ m. a ' (solo in Pg IX 141), ‛ m. con ' (ad es. in Cv IV XV 8), ‛ m. per ' (solo in Pd XXXI 78), ‛ m. di ' (l'uso più frequente), ‛ m. in ' (solo in If XXV 71), ‛ m. tra ' (solo in Pd XVIII 49).

Si contrappone a ‛ semplice ' e, unito a corpo (cfr. Cv III III 6), indica il corpo sublunare risultante dalla mescolanza dei quattro elementi, e per la cui virtù è spinto verso il luogo della propria generazione, in cui acquista vigore e potenza. E mescolanza di elementi indica anche in Cv IV XV 8 la... terra... mista con l'acqua del fiume, a proposito della mitica creazione dell'uomo per opera di Prometeo (cfr. Ovid. Met. I 82-83), e in Pd VIII 59 (sulla confluenza delle acque di due fiumi).

In due luoghi dell'Inferno D. rappresenta una commistione innaturale, conseguenza della pena, e il termine acquista un valore molto intenso: due figure miste / in una faccia (XXV 71: si rappresenta la mostruosa fusione di uomo e di serpente dei ladri fiorentini); Napoleone e Alessandro degli Alberti sono così strettamente uniti dal gelo della Caina, che i loro capelli sono confusi insieme: 'l pel del capo avieno insieme misto (XXXII 42). In due casi m. è il contrario di ‛ puro ': la contrapposizione è esplicita in Pd XVI 49 la cittadinanza, ch'è or mista / di Campi, di Certaldo e di Fegghine, / pura vediesi ne l'ultimo artista, dove D., per bocca di Cacciaguida, deplora la commistione dell'originaria stirpe fiorentina con le genti del contado. Cfr. poi Pd XXXI 78 süa effige / non discendëa a me per mezzo mista: l'immagine di Beatrice, giungendo non attraverso l'atmosfera, appariva perfettamente visibile nonostante l'enorme distanza.

M. significa mescolanza di colori, in Cv IV XX 2 Lo perso è uno colore misto di purpureo e di nero, e Pg I 34 (la barba di Catone è di pel bianco mista, " brizzolata "; forse per una falsa lettura - mistam in luogo di maestam - di D. o del suo codice della Farsaglia [II 375-376]); cfr. anche Pg XXIX 114. In Cv III VII 3 è detto della chiaritade di diafano che certi corpi hanno in sé mista. Si notino poi i costrutti di Rime CIV 32 rispose in voce con sospiri mista; Pg IX 141 ‛ Te Deum laudamus ' mi parea / udire in voce mista al dolce suono (in entrambi i luoghi in voce ha valore modale-strumentale), e XIV 75 dimanda ne fei con prieghi mista.

Con valore figurato m. significa mescolanza di realtà non materiali: Cv IV XX 2 La vertù è una cosa mista di nobilitade e di passione (per il cui significato il Nardi cita Arist. Eth. Nic. II 3, 1104b 9 " circa voluptatem enim et tristitias est moralis virtus "), e Pg XXXI 13 Confusione e paura insieme miste. Cfr. anche Pd II 143 (dove vale " infuso ") e XXI 15.

Bibl. - Per Pg I 34: F. D'Ovidio, Nuovi studii danteschi. Il Preludio del ‛ Purgatorio ' e discussioni varie, II (Napoli 1932) 37-40; per Pg IX 141: Barbi, Problemi I 223; per Cv IV XX 2: B. Nardi, in " Giorn. stor. " XCV (1930) 109.

Vocabolario
misto
misto agg. e s. m. [lat. mĭxtus, part. pass. di miscere «mescolare»]. – 1. agg. Detto di ciò che è mescolato insieme con altre cose o con altri elementi, con i quali si fonde in modo più o meno omogeneo. Con questo sign. conserva in genere...
mista¹
mista1 mista1 s. f. [femm. sostantivato dell’agg. misto]. – Nella tecnica del restauro di pitture a olio o a tempera, alcol diluito in acqua ragia, usato per rimuovere parti di pittura o vernici più recenti o sudicio che occultino o offuschino...
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