misurare [misurrebbe, cond. pres. III singol.; partic. pass. anche mensurato]
Il verbo compare solo nel Convivio e nella Commedia (ma non nell'Inferno), nel costrutto transitivo (più frequente) e intransitivo. Il significato proprio è quello di Pd XXXIII 134, dove D. descrive 'l geomètra che tutto s'affige / per misurar lo cerchio, " trovare la misura ", il rapporto fra il diametro del cerchio e la circonferenza: operazione della ‛ quadratura del circolo ' che anche D. ritiene impossibile. Si veda Mn III III 2 geometra circuli quadraturam ignorat, e Cv II XIII 27 lo cerchio per lo suo arco è impossibile a quadrare perfettamente, e però è impossibile a misurare a punto, dove l'espressione ha valore passivo: " non può essere misurato ".
Riferito a un elemento astratto, in Pd X 30, detto del sole, che col suo lume il tempo ne misura. Si cita lo pseudo-Dionigi Aeropagita (Div. nomin. IV): " lumen solis mensura est atque numerus horarum, dierum, totiusque nostri temporis ".
Analogo uso, nel contesto di una spiegazione astronomica, si ha in Pd XXVII 116, dove si afferma che non solo il movimento del Primo Mobile è del tutto indipendente da quello degli altri cieli, ma anzi li altri son mensurati [ma nella '21 misurati] da questo. Dunque " il moto dell'Empireo [sic] non è misurato da altro moto, poiché la distinzione suppone misura. Il più rapido di tutti deve misurarli tutti. Cfr. Arist. Phys. VIII " (Tommaseo).
Per estensione, m. vale " giudicare ", " stimare ", " valutare ": con quella misura che l'uomo misura se medesimo, misura le sue cose, che sono quasi parte di se medesimo; e infatti, al magnanimo le sue cose sempre paiono migliori che non sono... lo pusillanimo sempre le sue cose crede valere poco (Cv I XI 20).
In Pd XIX 51 D. si riferisce a quel bene / che non ha fine e sé con sé misura: Iddio " con niuno altro bene si può misurare, se non con sé medesimo: imperò che ogni altro bene è minore di lui... e com'elli è infinito così l'opere sue sono investigabili et incomprensibili da l'uomo e da ogni altra creatura " (Buti). Egli vede e " giudica " anche noi: la nostra immortalitade vede e misura (Cv II VIII 15), " cioè conosce e ... ne fissa l'essenza e l'esistenza " (Busnelli-Vandelli). Purtroppo - continua D. rifacendosi esplicitamente a s. Tommaso (Cont. Gent. I 5) - Sono molti tanto di suo ingegno presuntuosi, che credono col suo intelletto poter misurare tutte le cose (Cv IV XV 12). Non molto diverso l'uso di m. in Cv IV VI 13 la nostra operazione sanza soperchio e sanza difetto, misurata col mezzo per nostra elezione preso, ch'è virtù, era quel fine di che al presente si ragiona.
Con valore passivo in Pd VII 41, dove l'espressione s'a la natura assunta si misura, riferita alla pena… che la croce porse, vale " se si giudica... rispetto alla natura assunta, e cioè, a quella di tutta l'umanità " (Fallani): il verbo prende dunque il significato di " essere in rapporto ", " accordarsi ", " avere proporzione " con qualcosa; in questo senso, sempre al passivo, ricorre in Cv III XV 8 lo desiderio naturale in ciascuna cosa è misurato secondo la possibilitade de la cosa desiderante; XV 9 e 10 l'umano desiderio è misurato in questa vita a quella scienza che qui avere si può... E così è misurato ne la natura angelica, e terminato in quanto [a] quella sapienza che la natura di ciascuno può apprendere; di conseguenza, li Santi non hanno tra loro invidia, però che ciascuno aggiunge lo fine del suo desiderio, lo quale desiderio è con la bontà de la natura misurato (cfr. Pd VI 118-119 Ma nel commensurar d'i nostri gaggi / col merto è parte di nostra letizia).
In due luoghi m. vale " tenersi nella giusta misura ", " moderarsi "; Pg XVII 98 [l'amore] ne' secondi [beni] sé stesso misura, " resecando superflua, et cum modo et mensura amando temporalia quantum sunt necessaria humanae vitae " (Benvenuto), " non eccede né per troppo né per poco di vigore rivolgendosi ai beni terreni " (Momigliano, ecc.). Non manca però chi interpreta il verbo anche qui nel senso di " avere una proporzione ", " accordarsi ": per es. il Fallani: " si commisura in giusta proporzione ai beni terreni ".
In un capitolo del Convivio (I VII), parlando dell'obedienza, D. dice che è... con misura, e non dismisurata, quando al termine del comandamento va, e non più oltre (§ 9). Se il commento alle canzoni fosse stato in latino, non sarebbe stata la sua obedienza misurata [e quindi " non proporzionata "], ma dismisurata (§ 10).
Come intransitivo, m. vale " avere una misura ", " essere di una certa dimensione ": la larghezza della cornice del Purgatorio è indicata con una perifrasi: Da la sua sponda, ove confina il vano, / al piè de l'alta ripa che pur sale, misurrebbe in tre volte un corpo umano (Pg X 24), avrebbe cioè una larghezza di circa quindici piedi (cinque metri). Infine Cv II XIV 16 tanto tempo quanto misurano colanti dì, in cui si tratta di una misura temporale e non spaziale.