Leisen, Mitchell
Regista cinematografico statunitense, nato a Menominee (Michigan) il 6 ottobre 1898 e morto a Woodland Hills (California) il 28 ottobre 1972. Fu uno degli autori più significativi della sophisticated comedy hollywoodiana, regista di grande mestiere ma sempre formalmente accurato e soprattutto sensibile all'elemento visivo-scenografico. Le sue commedie, benché basate spesso su formule standardizzate e su un tipo di umorismo confezionato apposta per riaffermare i valori sociali esistenti (le situazioni sentimentali si complicano fino a sfiorare il disordine ma i personaggi rientrano nei ranghi, specialmente matrimoniali, giusto in tempo), non risultano mai scontate. Al loro successo contribuirono del resto i valenti sceneggiatori (Charles Brackett, Billy Wilder, Preston Sturges), ma anche i grandi interpreti (Carole Lombard, Fred MacMurray, Jean Arthur, Claudette Colbert) che L. seppe coinvolgere costantemente nel suo lavoro.
Dopo aver studiato all'Art Institute di Chicago e alla Washington University di St. Louis, dove si laureò in architettura, si avvicinò al cinema (1919) lavorando dapprima come scenografo e costumista con grandi registi del cinema muto (Ernst Lubitsch, Raoul Walsh), quindi come art director dei grandi capolavori di Cecil B. DeMille, da The King of kings (1927; Il Re dei re) e The godless girl (1929; Donna pagana) a Dynamite (1930; Dinamite), per il quale ottenne una nomination all'Oscar, Madame Satan (1930) e The sign of the cross (1932; Il segno della croce). Fu la collaborazione con DeMille ad aprire a L. le porte della Paramount Publix Corporation tanto che, dopo un'esperienza come assistente alla regia a fianco di Stuart Walker, nel 1933 gli venne commissionato il primo film, Cradle song (Il canto della culla), costruito attorno all'attrice tedesca Dorothea Wieck. L'opera risulta poco convincente se confrontata con i successivi capolavori di L., a partire da Death takes a holiday (1934; La morte in vacanza), sceneggiato da Maxwell Anderson, che adattò una pièce teatrale di A. Casella. Questa commedia, non priva di elementi appartenenti al genere fantastico, è incentrata sulla storia d'amore fra un principe misterioso ‒ che è la morte in carne e ossa mandata sulla Terra per indagare perché sia tanto temuta dagli uomini ‒ e la figlia del suo aristocratico ospite. Seguirono Hands across the table (1935; I milioni della manicure), commedia brillante con qualche puntata nel melodrammatico, Easy living (1937; Che bella vita), parodica rappresentazione degli eccessi del capitalismo scritta da Sturges con briosa arguzia, e Midnight (1939; La signora di mezzanotte), considerata una delle migliori commedie hollywoodiane degli anni Trenta, irresistibile fantasia sull'amore romantico e sulla realizzazione del sogno americano sceneggiata da B. Wilder e Ch. Brackett. Protagonista del film, che combina i classici meccanismi dell'intreccio e dello scambio di ruolo con l'esercizio funambolico delle gag, è una ballerina americana (Claudette Colbert) che, trovandosi a Parigi senza soldi, si fa passare per una contessa ungherese, aiuta un ricco aristocratico in una complicata situazione familiare e si innamora di un povero tassista. Nel 1940 L. diresse Remember the night (Ricorda quella notte), avvalendosi ancora della scrittura di Sturges per una gradevole commedia sentimentale in cui un magistrato s'innamora di una bella ladruncola, mentre con Arise, my love (1940; Arrivederci in Francia), storia di una giornalista e di un pilota che condividono durante la guerra burrascose avventure e poi si innamorano, L. realizzò, di nuovo con la collaborazione di Wilder e Brackett, un film che rappresenta un bell'esempio di contaminazione dei generi (film di guerra e drammatico-sentimentale). In questo ambito si collocano anche Take a letter, darling (1942; Segretario a mezzanotte), storia di una bella manager che s'innamora del suo segretario factotum, e ancor più To each his own (1946; A ciascuno il suo destino), in cui una madre (Olivia de Havilland) è costretta a dare il figlio in adozione dopo che il padre del bambino è morto in guerra. È ancora una classica commedia invece The mating season (1951; La madre dello sposo), cui venne attribuito l'Orso di bronzo al Festival di Berlino. Se si eccettua una breve esperienza televisiva, la carriera artistica di L., costellata da una lunga serie di film tanto brillanti quanto attenti alla complessità e alle sfumature piscologiche dei personaggi, può considerarsi conclusa nella seconda metà degli anni Cinquanta.
D. Chierichetti, Hollywood director: the career of Mitchell Leisen, New York 1973.