MITRAGLIATRICE (XXIII, p. 477; App. I, p. 856)
Mitragliatrice campale. - Dopo il primo conflitto mondiale, l'importanza, nel combattimento terrestre, della mitragliatrice di piccolo calibro (da 6,5 a 8 mm.) è stata diversamente valutata nei varî stati, cosicché, durante la seconda Guerra mondiale, mentre alcuni di essi hanno conservato quasi integralmente i vecchi tipi di mitragliatrici, altri invece li hanno sostituiti con tipi nuovi.
In Italia, è stata adottata la mitragliatrice Breda mod. 37 che presenta notevoli miglioramenti costruttivi, atti a consentire una grande regolarità di funzionamento ed a permettere di soddisfare alle varie esigenze d'impiego: tiro alle maggiori distanze, puntamento diretto ed indiretto, tiro al disopra delle proprie truppe e tiro controaerei. Il calibro è di 8 mm., la celerità di tiro di 450 colpi al minuto, il peso dell'arma di 19 kg. e quello del treppiede di 19 kg.
In Germania, sono state realizzate maggiori innovazioni con la mitragliatrice mod. 42 (fig.1). La caratteristica principale di questo nuovo modello di mitragliatrice è che la stessa arma viene impiegata sia come fucile mitragliatore, sia per costituire, su un adatto sostegno, la mitragliatrice; ciò semplifica notevolmente la produzione delle armi, il rifornimento di queste e delle relative parti di ricambio, l'addestramento e l'impiego. L'unificazione dell'arma è stata possibile riducendone il peso a circa 12 kg. e munendola di bipiede anteriore, di calcio posteriore e di congegno di sparo a grilletto, soddisfacendo così a tutte le esigenze per l'impiego come fucile mitragliatore. In conseguenza della riduzione di peso dell'arma sarebbe stato necessario, per rispondere alle necessità d'impiego come mitragliatrice, appesantire il sostegno, ciò che ne avrebbe ridotto notevolmente la mobilità. È stato, invece, adottato un sostegno elastico a molla che, consentendo all'arma di rinculare durante il tiro, ha permesso di ridurre il valore massimo dello sforzo istantaneo e quindi di assicurare la stabilità con un sostegno il cui peso è di 23 kg. Il treppiede ha due gambe posteriori ed una anteriore, ciò che permette al tiratore di assumere la posizione a terra con il massimo defilamento, consentendo, in pari tempo, ampî settori orizzontali di tiro, rapidi cambiamenti di settori e un minimo angolo di traballamento nel tiro bloccato. Il sostegno è inoltre provvisto di un dispositivo che permette, entro un determinato settore verticale di tiro, di variare automaticamente, ad ogni colpo, l'elevazione dell'arma di una piccola misura prestabilita. Questo dispositivo, che è azionato dal rinculo dell'arma, consente perciò di distribuire, automaticamente e con sufficiente uniformità, i colpi di una raffica su una zona di data profondità. L'arma ed il sostegno sono costruiti in gran parte in lamiera stampata e saldata elettricamente, riducendo così al minimo le materie prime, il numero delle macchine e gli operai necessarî per la fabbricazione. L'arma, per quanto destinata al combattimento terrestre, ha una elevata celerità di tiro (1200 colpi al minuto), più che doppia di quella delle armi analoghe adottate dagli altri eserciti.
Per la difesa antiaerea ed anticarro sono state adottate dagli eserciti, durante la seconda Guerra mondiale, armi automatiche di calibro maggiore, dette mitragliere o cannoni mitragliere; queste armi hanno le stesse caratteristiche di quelle impiegate in marina (v. appresso), differendo per il tipo di affusto, che per l'impiego campale è a crociera, trasformabile in affusto a ruote per il traino.
In Italia è stato essenzialmente adottato il cannone mitragliera da 20 mm. Breda mod. 35 (v. affusto, in questa seconda App., I, p. 66, fig. 2), del peso complessivo di 370 kg., capace di una celerità di tiro di 240 colpi al minuto; munizionamento: granate perforanti traccianti, capaci di attraversare una piastra di acciaio spessa 30 mm., e granate scoppianti traccianti.
Presso altri eserciti è stata adottata la mitragliera Bofors da 40 mm., capace di una celerità di tiro di 120 colpi al minuto.
Mitramiatrice per navi. - Le marine militari, per la difesa contraerea ravvicinata delle navi, usano armi automatiche di calibro compreso tra 20 e 50 mm., chiamate generalmente mitragliere, che hanno rapidità di tiro variabile fra i 60 ed i 260 colpi al minuto e velocità iniziale di circa 800-850 m/sec.
Nei riguardi del funzionamento automatico (v. armi, IV, p. 512) si dividono in due grandi categorie: 1) utilizzanti l'energia di rinculo; 2) utilizzanti la pressione dei gas.
Alla prima categoria appartengono:
a) armi che utilizzano l'energia di rinculo del solo otturatore, convenientemente trasformata in energia elastica di una o più molle ed il cui funzionamento schematico è rappresentato dalla fig. 6. In queste armi (dette anche a lanciata), dopo lo sparo il solo otturatore è animato da movimento retrogrado.
Durante questo movimento la molla ricuperatrice viene gradualmente compressa, il bossolo sparato espulso e il percussore armato; cessato il rinculo l'otturatore, fatto avanzare dalla tensione della molla ricuperatrice, introduce una nuova cartuccia nella camera e provoca lo scatto che, talvolta, avviene con un piccolo anticipo rispetto alla fine del movimento di chiusura. Queste armi hanno grande semplicità di funzionamento e notevole rapidità di tiro; però non sono mai chiuse da un vincolo rigido cosicché, partito il colpo e iniziando il proiettile il suo moto in avanti nella canna, il bossolo, il cui fondello è particolarmente robusto, unitamente all'ottutore inizia già il moto retrogrado. Questo moto retrogrado del bossolo, che si manifesta quando nella canna vi è ancora la pressione dei gas e che si cerca di contenere in limiti ristretti conferendo all'otturatore grande massa nei confronti del proietto, provoca una variazione del volume della camera che ha influenza sul fenomeno di balistica interna. Questa variazione, se non si manifesta in modo costante ad ogni colpo, può dar origine a variazioni nella velocità iniziale e influire dannosamente sulla precisione del tiro;
b) armi a corto rinculo (fig. 2). In queste armi la canna rincula per uno spazio di qualche millimetro e l'otturatore per uno spazio assai maggiore.
All'atto dello sparo, in un primo tempo, retrocedono insieme canna e otturatore, essendo l'arma chiusa; indi, mentre la canna si ferma, l'otturatore prosegue il moto retrogrado, comprimendo l'apposita molla di ricupero. Durante questo movimento avviene l'estrazione e l'espulsione del bossolo e in genere l'armamento del percussore. Terminato il rinculo, l'otturatore è spinto avanti provocando l'introduzione di una cartuccia in canna e lo sparo;
c) armi a lungo rinculo (fig. 4). In queste armi la canna e l'otturatore rinculano insieme di uno spazio sufficiente a consentire le operazioni di caricamento comprimendo due molle, ilna detta di ricupero canna ed una seconda detta di ricupero otturatore.
Al termine del moto retrogrado l'otturatore rimane agganciato da apposito dente di arresto e la canna, sospinta dalla sua molla di ricupero, ritorna nella posizione iniziale, determinando le operazioni di caricamento, chiusura e scatto. Talvolta sono previsti appositi dispositivi di sicurezza, che bloccano l'otturatore fino a che il proietto non ha abbandonato la canna: ciò è ottenuto in genere con un meccanismo azionato da un piccolo pistone, sul quale viene ad agire la pressione dei gas prelevati nella zona di volata della canna. Le armi di questo tipo non consentono in genere elevata celerità di tiro.
Alla seconda categoria appartengono le armi il cui funzionamento automatico ha origine dalla pressione dei gas, prelevati nella zona di volata della canna ad ogni colpo. Tale pressione, agendo su appositi pistoni, determina talune delle consuete operazioni (in genere estrazione ed espulsione del bossolo ed armamento dello scatto) e comprime una o più molle, le quali, cessata l'azione dei gas, provocano l'esecuzione delle rimanenti operazioni (alimentazione, chiusura e sparo). I sistemi più diffusi sono schematicamente indicati nelle figg. 3 e 5. Per regolare, talvolta anche durante il tiro, il funzionamento di queste armi si ricorre ad accorgimenti varî, come quelli rappresentati nella fig. 3 (strozzatura del foro di efflusso dei gas sul pistone) e nella fig. 5 (sostituzione della boccola di presa dei gas). Le armi utilizzanti il rinculo sono quelle che inducono minori sollecitazioni sugli affusti e per questo motivo sono oggi preferite, specie per i calibri maggiori.
Per le mitragliere sono usati affusti a perno centrale, generalmente singoli e affusti a piattaforma che portano più canne: binati (fig. 7), quadrupli e anche sestupli. I complessi multipli di mitragliera sono talvolta manovrati nella punteria da motori elettrici od idraulici comandati localmente, o anche a distanza, da appositi apparecchi di punteria e telecomando. Le operazioni di alimentazione e caricamento sono invece sempre eseguite manualmente. Al fine di ottenere che il movimento in altezza delle armi attorno agli orecchioni avvenga in un piano verticale, malgrado il movimento di oscillazione della piattaforma (rollio e beccheggio della nave), sono stati talvolta usati appositi affusti detti a tre assi sui quali il movimento delle armi può avvenire anche intorno a un terzo asse, perpendicolare al piano degli altri due assi, di brandeggio e di elevazione.
A bordo dei sommergibili le mitragliere sono sistemate su affusti a scomparsa, per sottrarre queste armi automatiche al contatto diretto dell'acqua di mare durante le immersioni, al fine di garantirne un pronto e sicuro impiego all'atto dell'emersione.
Mitragliatrici per aerei. - Il rapido continuo progresso tecnico effettuato dall'aviazione militare ha portato ad un notevole sviluppo anche delle caratteristiche militari degli aerei.
La mitragliatrice ad impiego aereo, arma tuttora essenziale peril combattimento fra aerei, ha seguìto lo sviluppo tecnico dell'aviazione incrementando in particolare i suoi essenziali requisiti balistici, meccanici e d'impiego. Dal punto di vista balistico si è conseguito un considerevole aumento della celerità di tiro e della velocità iniziale, con conseguenti forti tensioni di traiettoria e si è realizzato uno speciale munizionamento, di particolari caratteristiche ed efficacia. Dal punto di vista meccanico e d'impiego si sono raggiunte la massima sicurezza di funzionamento, consentita dalla perfezionata tecnologia dei materiali impiegati; l'adozione, anche per i grossi calibri, del sistema di alimentazione continua a nastro metallico scomponibile; la possibilità di riarmo e sparo a distanza, a mezzo di congegni pneumatici o elettromeccanici.
In parallelo a tali perfezionamenti tecnici ha avuto un forte sviluppo la tendenza, già manifestatasi da parecchi anni, all'aumento del calibro delle mitragliatrici per aerei, allo scopo di iniziare il tiro a maggior distanza utile e di ottenere effetti decisivi con pochi colpi a segno, specie contro velivoli a struttura metallica di rilevante tonnellaggio, muniti nei punti vitali di corazze di protezione. Le mitragliatrici di piccolo calibro (7 ÷ 8 mm.) sono pertanto ovunque in abbandono, come non più rispondenti alle esigenze d'impiego. In luogo di esse sono state adottate le mitragliatrici di medio calibro (compreso tra i 12,7 mm. ed i 15 mm.).
Vasto impiego, specie nei velivoli da caccia e combattimento, ha avuto il grosso calibro, prescelto intorno al calibro 20 mm. (tipo Hispano Suiza presso gli Anglo-americani, Mauser presso i Tedeschi). Sono state anche realizzate ed adottate, per l'impiego aereo, armi automatiche di maggior calibro, quali il calibro 37 mm. (fig. 8) con alimentazione continua a nastro per trenta colpi, e per speciali impieghi anche calibri maggiori (47 mm. e oltre).
Unitamente allo sviluppo tecnico degli aerei e delle armi hanno avuto particolare incremento, al fine di migliorare l'efficienza bellica del velivolo, lo studio e realizzazione delle installazioni per le armi, sia per quelle fisse al velivolo, a comando del pilota, sia per quelle mobili, comandate e manovrate da uno o più mitraglieri di bordo.
Installazioni per armi fisse. - Il continuo aumento delle potenze unitarie dei motori, che hanno richiesto per lo sfruttamento di tale potenza l'aumento del numero (e ampiezza) delle pale e anche l'adozione di doppie eliche quadripale controrotanti (caccia imbarcato Wyvern), ha reso in un primo tempo assai difficoltosa, ed ora praticamente irrealizzabile, la soluzione dello sparo delle armi attraverso il piano di rotazione dell'elica. Anche l'aumento del calibro oltre i 12 ÷ 15 mm. rende non realizzabile, a causa dell'inerzia delle masse in movimento e l'aumento del tempo di percussione e sparo, il tiro attraverso l'elica.
Le armi fisse al velivolo, a disposizione del pilota, vengono perciò ora sistemate sui velivoli da caccia e combattimento monomotori, preferibilmente entro le ali, fuori del disco di rotazione dell'elica. In tal modo si evita anche la complicazione della sincronizzazione delle armi con l'elica e si può sfruttare pienamente la celerità propria di tiro dell'arma. È inoltre consentita: a) l'installazione delle armi in notevole numero (sei, otto, dieci, in calibri similari o diversi, sino a 20 mm.), sparanti a pieno ritmo, dando così al velivolo la possibilità di un più alto volume di fuoco; b) una maggior possibilità di dotazione di munizioni, per il maggior spazio disponibile; c) una più pratica ispezione e accessibilità alle armi, che consente una facile manutenzione ed un rapido rifornimento delle munizioni, sistemate nelle ali in appositi serbatoi.
Invece sui velivoli da combattimento e attacco bimotori a fusoliera centrale, essendo la prua libera dal motore e dall'elica, la sistemazione delle armi è preferibilmente fatta in fusoliera, al fine di ottenere una maggiore concentrazione di fuoco.
Altra soluzione adottata per armi di grosso calibro (20 mm. e 37 mm.) è, per un'arma singola, la sistemazione centrale in fusoliera con sparo attraverso l'albero porta-elica (Aircobra con arma da 37 mm.). Sono state anche realizzate soluzioni miste, di transizione, con armi sulle ali ed in fusoliera: queste ultime sincronizzate.
Nei recenti tipi di velivoli muniti di turboreattori, le armi, evitata la difficoltà derivante dalla sistemazione motore-elica, sono per lo più sistemate in fusoliera, antistanti al posto di pilotaggio, ottenendo così anche una maggiore concentrazione delle masse.
Installazioni per armi mobili. - Lo studio razionale della difesa del grosso velivolo da bombardamento e trasporto, iniziato per la prima volta negli anni precedenti la seconda Guerra mondiale, fu effettuato allo scopo di consentire al velivolo del tipo suddetto di difendersi efficacemente con i proprî mezzi, senza richiedere protezione da parte dei velivoli da caccia. Per ottenere ciò, dal punto di vista ideale sarebbe necessario che ad almeno un'arma di bordo fosse consentito di battere qualsiasi punto di una sfera, al centro della quale si trovasse sistemato il velivolo, supposto puntiforme, sì da consentıre la protezione di esso da qualunque punto si manifestasse l'attacco avversario. Non essendo ciò praticamente possibile per gli angoli morti conseguenti all'architettura del velivolo, si sono raggiunti buoni risultati con la realizzazione di un complesso di installazioni che, per la loro postazione, comando, numero di armi, consentono un'efficace difesa del velivolo di grosso tonnellaggio, suscettibile di miglioramento col volo in formazione. Le installazioni di difesa per armi mobili, in relazione ai settori che possono battere e alla loro ubicazione sul velivolo, possono distinguersi e raggrupparsi in: a) installazioni prodiere; b) installazioni dorsali (che sono tra le più importanti per i settori che possono battere; c) installazioni ventrali; d) installazioni poppiere dorsali; e) installazioni di estrema coda (per es. installazione torretta su velivoli Wellington, Liberator); f) installazioni laterali. Le principali delle suddette installazioni sono state realizzate a mezzo di apposite torrette per mitragliatrici, che consentono al puntatore la manovra delle armi in esse sistemate e lo proteggono dal vento e dal freddo con cupole trasparenti di ottima visibilità (plexiglass, rodovetro); la forma aerodinamica dell'installazione è coordinata con quella del velivolo, per ridurre al minimo la resistenza dell'aria.
Nei moderni bombardieri è necessario comandare automaticamente il movimento in elevazione e rotazione delle armi e della torretta e puntatore ivi sistemato, mediante l'adozione di servomotore a comando idraulico, elettroidraulico o elettrico, più rispondente in particolare quest'ultimo tipo alle esigenze tecniche e d'impiego. Altri progressi di particolare interesse riguardano i sistemi di puntamento, nei tipi perfezionati ottici luminosi a riflessione giroscopici, che tengono conto automaticamente delle correzioni da apportare per errori di puntamento, dovuti alle accelerazioni del velivolo bersaglio.