mitriare
" Imporre la mitra ", in segno di potere: solo in Pg XXVII 142 io te sovra te corono e mitrio, con valore figurato. Sulla soglia del Paradiso terrestre, nel momento in cui, riconoscendo libero, dritto e sano l'arbitrio di D., avverte esaurita la propria funzione di guida (Non aspettar mio dir più né mio cenno, v. 139), Virgilio con tali parole conferisce al pellegrino terrestre la piena signoria di sé stesso: " quasi dicat: ‛ Facio te super te regem et dominum ' " (Benvenuto).
La formula solenne, dov'è parso di vedere un accenno alla duplice autorità del monarca (corono) e del pontefice (mitrio), e quindi a un'investitura di sovranità insieme temporale e spirituale, il che non potrebbe tra l'altro rientrare nelle competenze del poeta latino, va invece intesa in senso unitario e generico (cfr. Ecli. 45, 14 " Corona aurea super mitram eius "): il verbo m. (voce dotta di uso raro) si fonde qui col verbo ‛ coronare ' in una " splendida metafora " (U. Leo, in Lect. dant. 1224-1225) da inquadrare entro i limiti di un'umanità riconquistata all'esercizio razionale ma ancora bisognosa di soccorsi sovrannaturali per il compimento dell'itinerario ascetico; donde l'insostituibile funzione di Beatrice nel trarre D. di servo... a libertate e far sana l'anima sua (v. Pd XXXI 85 e 89).