MOBILITA IN AREE URBANE
MOBILITÀ IN AREE URBANE. - Evoluzione del modello generale di mobilità nelle aree urbane. I modi di trasporto innovativi. Car sharing. Bike sharing. Ride sharing e car pooling. Trasporti collettivi a chiamata. I sistemi personalizzati di informazione e supporto al viaggio. Fattori strutturali favorevoli alla diffusione della smart mobility. Bibliografia. Webgrafia
Evoluzione del modello generale di mobilità nelle aree urbane. – Negli ultimi decenni del 20° sec. il modello di m. in a. u. e metropolitane, in genere adottato dalle amministrazioni, aveva puntato all’integrazione tra trasporto individuale (auto) e trasporto pubblico (in particolare metropolitane e ferrovie regionali), e tra trasporto pubblico su gomma e trasporto su ferro, tramite: terminali di interscambio gomma-ferro, con parcheggi e trasbordo facilitato; coordinamento degli orari tra servizi di adduzione su gomma e servizi ferroviari, per es., treni regionali, suburbani e urbani; biglietto integrato con possibilità di uso nello stesso viaggio di servizi di aziende diverse. Si trattava dunque di un’integrazione mirata soprattutto all’interscambio tra il centro principale dell’area metropolitana e la sua area di gravitazione, caratterizzato da una quota modale dell’auto ancora rilevante.
Nei primi anni del 21° sec. si punta invece a un modello multimodale integrato urbano più complesso e articolato caratterizzato da: ridimensionamento del ruolo dell’auto individuale, crescita delle modalità piedi e bici, anche come modi di adduzione alla rete di trasporto rapido di massa, e introduzione delle modalità condivise, come bike-share, moto-share, car-share, ride-share, car-pool, e nuovi tipi di servizi di trasporto pubblico a chiamata; forte integrazione spaziale e temporale tra i diversi modi di trasporto pubblico, e tra questi e le modalità di accesso al servizio (modi di adduzione); aumento del numero di spostamenti multimodali integrati, anche senza uso dell’auto individuale; ampia ulteriore diffusione della telematica (ITS, Information Technology Services e ICT, Information and Communication Technology) a supporto della scelta del viaggio multimodale, delle prenotazioni (quando richieste), del pagamento di biglietti integrati e della guida lungo il percorso (navigatori).
In sintesi, nelle aree urbane si assiste a un’evoluzione del modello di mobilità basato su un sistema di trasporto multimodale e ‘intelligente’, oltre che sostenibile. Questo modello viene anche definito di smart mobility, ed è una delle componenti chiave della smart city, contribuendo all’obiettivo di migliorare la qualità della vita, la competitività dell’area urbana, lo sviluppo delle attività economiche.
I modi di trasporto innovativi. – Sebbene già comparse in forma prototipale e sperimentale intorno agli anni Settanta e Ottanta, nei primi anni del 21° sec. si sono sviluppate modalità di trasporto innovative basate sulla condivisione di veicoli (auto, bici, moto); possono essere considerate l’evoluzione del car pooling, nato negli Stati Uniti con la crisi energetica degli anni Settanta, andato in declino e poi risorto con l’aumento del prezzo del petrolio.
La diffusione dei servizi condivisi come componenti dell’offerta multimodale dipende dal livello di integrazione nel sistema complessivo in termini di strumenti di informazione e di pianificazione del viaggio, nonché di prenotazione e di pagamento. In questo campo l’innovazione tecnologica e la diffusione di opportune applicazioni per smartphone costituiscono condizioni necessarie.
Car sharing. – Si tratta di un tipo di servizio nato alla fine degli anni Ottanta e dal 2010 in rapida espansione, con circa
100.000 veicoli e cinque milioni di utenti a livello mondiale. Permette l’uso in area urbana di un’automobile non di proprietà, in modo analogo al noleggio, ma caratterizzato da una maggiore flessibilità e fruibilità dovute a: un sistema di accreditamento preliminare una tantum, con accertamento dell’identità e della patente dell’utente; accesso diretto all’auto e riconsegna in punti di distribuzione e raccolta predefiniti, molto più diffusi nell’area servita rispetto a un sistema di auto a noleggio, o nelle zone di sosta consentite in area urbana (servizio a flusso libero); pagamento in funzione dei chilometri percorsi e al tempo d’uso, nonché della ripetitività di uso, oltre a un’eventuale quota di registrazione annua; assistenza e pulizia, ed eventualmente anche rifornimento di carburante, a carico dello staff dell’operatore.
La convenienza di uso del car sharing rispetto all’auto di proprietà e all’auto a noleggio, dipende ovviamente dal numero di chilometri all’anno percorsi, mentre rispetto al taxi dipende dalle caratteristiche dello spostamento (per es., dal numero e dalla durata delle soste). Rispetto al trasporto pubblico, il car sharing può essere integrato o completamente alternativo in casi specifici (per es., trasporto oggetti pesanti). Alcuni aspetti critici per l’utente del servizio sono il costo di ogni eventuale danno ‘cosmetico’ al veicolo, le difficoltà di accesso al servizio nello spazio e nel tempo e, quando richiesta, la comunicazione in anticipo del tempo di uso.
Per l’amministrazione pubblica i vantaggi sono soprattutto nella riduzione della domanda di parcheggio su strada e nell’uso di veicoli più compatibili con l’ambiente per consumi ed emissioni (per es., veicoli elettrici).
Bike sharing. – È un servizio di mobilità analogo al car sharing, nato negli anni Sessanta e ormai diffuso in oltre 600 città del mondo, con i migliori esempi a Parigi, Londra e Washington, e in alcune grandi aree urbane cinesi, caratterizzate da una densa rete di piste ciclabili e stazioni di prelievo e consegna distanziate in media di circa 300 metri. Le più recenti applicazioni del bike sharing si caratterizzano per il design delle bici, per i sistemi automatici di bloccaggio antifurto, per i sistemi di tracciamento della posizione e di identificazione dell’utente, per il monitoraggio e l’informazione via web in tempo reale della disponbilità di mezzi in ogni stazione. La struttura tariffaria del servizio tipicamente incentiva gli usi di breve durata per massimizzare la produttività di ogni bici. Sono considerati aspetti critici dagli utenti, soprattutto per spostamenti per lavoro, la necessità di un equipaggiamento specifico, per es., scarpe opportune, e la disponibilità di locali per il cambio degli abiti ed eventualmente con doccia.
I vantaggi per la pubblica amministrazione sono principalmente la riduzione della congestione e dell’inquinamento atmosferico e acustico, la diffusione di un modo attivo di mobilità che migliora lo stato di salute fisico e mentale, la presenza di un’alternativa al trasporto pubblico per spostamenti di breve distanza, la possibilità di adduzione anche su media distanza al trasporto rapido di mas sa. Aspetti secondari, ma di non marginale importanza riguardano la migliore immagine della città e il supporto al turismo e alle attività commerciali che un sistema di bike sharing può offrire.
L’evoluzione attuale del servizio si caratterizza con l’introduzione di bici a pedalata assistita, la diffusione dei sistemi di pagamento integrati con il trasporto pubblico (smart card o smartphone) e con l’uso di stazioni modulari componibili e mobili, alimentate con energia solare, che facilitano l’istallazione e l’eventuale spostamento verso punti di concentrazione dell’utenza variabili durante l’anno.
Ride sharing e car pooling. – In questo caso vengono condivise con altri passeggeri le spese di un viaggio in auto, che il proprietario avrebbe in ogni caso effettuato. Si possono distinguere due modalità: car pooling (o scheduled car sharing) e real time ride sharing.
Il car pooling extrafamiliare è di solito diffuso tra gli spostamenti pendolari di lavoratori o studenti che abitano nella stessa area e sono diretti allo stesso luogo di lavoro o studio. La definizione delle condizioni di condivisione del viaggio è di solito largamente antecedente il viaggio stesso. Spesso il car pooling è favorito dai gestori del traffico, per es., con esenzione dalle limitazioni di traffico nelle aree centrali o con la possibilità di utilizzare corsie riservate, e dai mobility managers aziendali.
Il real time ride sharing si differenzia dal car pooling soprattutto per la sua occasionalità e per la presenza di operatori che si pongono come intermediari del servizio e facilitano l’incontro tra offerta e domanda del servizio. È un servizio di mobilità, sviluppatosi in particolare dopo il lancio di alcune applicazioni per smartphone nel 2012 in California, in cui un operatore (come Uber, Lift, Blablacar) coordina le offerte di viaggio su un certo percorso (urbano
o extraurbano) a una data ora e le rende disponbili sul web; chi è interessato a usufruirne può prenotarsi e partecipa alle spese di viaggio.
Questa nuova modalità si è diffusa in molti Paesi, suscitando anche polemiche e in contrasto aperto con le associazioni dei tassisti.
Trasporti collettivi a chiamata. – È una forma di trasporto pubblico caratterizzato da un percorso e un programma di esercizio flessibili in funzione delle richieste che arrivano in tempo reale dall’utenza. È tipicamente a servizio di aree a bassa domanda ed è caratterizzato da veicoli di piccole e medie dimensioni che operano su percorsi predeterminati, ma variabili di volta in volta a seconda delle necessità dei passeggeri. Esistono varie modalità di funzionamento del sistema in termini di prenotazione e di pagamento. Il prezzo può essere più alto di quello dei servizi standard. Questa modalità richiede un elevato grado di applicazione della telematica, per la rilevazione e lo smistamento delle prenotazioni del servizio e per la gestione dinamica dei mezzi sui percorsi; ben si integra, dunque, nei sistemi multimodali integrati di nuova generazione.
I sistemi personalizzati di informazione e supporto al viaggio. – I sistemi di informazione per reti multimodali integrate devono essere in grado di pianificare l’intero viaggio ‘porta a porta’, individuando le possibili combinazioni di modi di trasporto disponibili e presentando quelle che possono essere di interesse per il viaggiatore, anche in funzione delle sue attitudini (per es., la preferenza del trasporto su ferro rispetto a quello su gomma). Se la combinazione di modi comprende componenti da prenotare, come nel caso del car sharing o del bike sharing, occorre verificarne la disponibilità. Nei sistemi più avanzati possono essere anche suggeriti direttamente la combinazione di modi e il relativo percorso ottimale per lo specifico viaggiatore, sulla base dello stato del sistema di trasporto prevedibile nell’intervallo temporale di durata del viaggio stesso. Questi sistemi, inoltre, devono essere in grado di seguire il viaggiatore, sia per guidarlo lungo il tragitto (navigatori), sia per fornirgli informazioni circa inusuali ritardi generati sulla rete e suggerirgli le eventuali alternative di percorso.
Naturalmente gli smartphone sono strumenti ideali per queste funzioni, anche perché permettono la prenotazione e il pagamento del servizio. Nuovi strumenti, come, per es., gli occhiali di Google (dispositivi per la realtà aumentata), possono ulteriormente facilitare l’uso di queste applicazioni in particolare per la scelta del percorso ottimale e per la navigazione assistita.
Fattori strutturali favorevoli alla diffusione della smart mobility. – L’evoluzione verso il sistema di trasporto multimodale integrato e la smart mobility è favorita, se non addirittura imposta, da alcune tendenze strutturali caratteristiche del 21° sec., che riguardano le condizioni socioeconomiche della società, lo sviluppo demografico e i nuovi stili di vita della popolazione.
La crisi economica di molti Paesi occidentali e i valori raggiunti dal prezzo del carburante hanno generato una minore domanda di acquisto e di uso dell’auto e una maggiore propensione a vivere in città per ridurre il costo del pendolarismo. Come fattore economico va inoltre considerato che, a causa delle minori risorse disponibili per il trasporto pubblico, conviene alla pubblica amministrazione dirottare le quote modali provenienti dall’auto individuale su modi con costi totalmente sopportati dagli utenti, come nelle modalità condivise o nell’uso della bici.
La diffusione di Internet e degli smartphone e lo sviluppo di applicazioni per la pianificazione e l’assistenza durante il viaggio, nonché la possibilità di utilizzare smart card, o lo stesso telefono mobile, per il pagamento delle tariffe di trasporto, agevolano fortemente la possibilità di viaggi multimodali integrati.
L’uso di modi alternativi all’auto, quali la bici e lo spostamento pedonale, e più in generale del trasporto pubblico, è incentivato anche da una maggiore attenzione all’esercizio fisico e da una maggiore sensibilità agli aspetti ambientali e di risparmio energetico. Inoltre, in molti Paesi occidentali la riduzione del tasso di natalità e la crescita dell’aspettativa di vita comportano una maggiore quota di viaggiatori anziani e dunque una minore percentuale di quota modale dell’auto da guidatore. Tuttavia, forse il fattore determinante per l’affermazione della smart mobility è l’attitudine all’utilizzo di Internet e dello smartphone da parte delle nuove generazioni, e in particolare quella nata dopo la diffusione di Internet e del telefono cellulare (nativi digitali). Questa generazione, la più colpita dalla stasi dell’economia, ha tendenza ad abitare in città e a crearsi network sociali a distanza pedonale o ciclabile; utilizza il trasporto pubblico per risparmiare e per una maggiore attenzione ai problemi ambientali e all’attività fisica; ha una forte propensione all’uso dei social media e dispone naturalmente di nuove tecnologie digitali e telematiche. La diffusione tra i giovani delle modalità di trasporto condiviso, interpretabile con una maggiore propensione alla condivisione piuttosto che al possesso, risulterà determinante per l’affermazione di un modello di mobilità urbana sostenibile, più sicura, ed economicamente efficiente.
Bibliografia: T. Litman, The new transportation paradigm, «ITE journal, Institute of Transportation Engineers», 2013, 73, pp.28-32.
Webgrafia: Fondazione Filippo Caracciolo, Automobilclub Italia (ACI), Smart mobility in smart cities, Roma 2012, http://www.fondazionecaracciolo.aci.it/fileadmin/documenti/notizie/Smart_Mobility_in_Smart_Cities.pdf; APTA (American public transportation association), Millennials and mobility, 2014, http://www.apta.com/resources/reportsandpublications/Documents/APTA-Millennials-and-Mobility.pdf; European automobile manufacturers’ association (ACEA), Center for transports studies (Imperial college London), Carsharing: evolution, challenges and opportunities, Bruxelles 2014, http://www.acea. be/uploads/publications/SAG_Report_-_Car_Sharing.pdf; Institute for transportation and development policy (ITDP), Bike share planning guide, New York 2014, https://www.itdp. org/wpcontent/uploads/2014/07/ITDP-Bike-Share-Planning-Guide1.pdf; Victoria transport policy institute, Introduction to multi-modal transportation planning: principles and practice, 2014, http://www.vtpi.org/multimodal_planning.pdf. Tutte le pagine web si intendono visitate per l’ultima volta il 7 settembre 2015.