mobilita sostenibile
mobilità sostenìbile locuz. sost. f. – La sfida dello si traduce, nel settore della pianificazione dei trasporti, nell’obiettivo strategico della mobilità sostenibile. La m. s. si prefigge di «garantire che i nostri sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzandone contemporaneamente le ripercussioni negative» (Consiglio dell’Unione Europea, Nuova strategia dell’UE in materia di sviluppo sostenibile, 2006). In Italia, tale obiettivo è stato fatto proprio dal Piano generale della mobilità del ministero dei Trasporti e delle infrastrutture (2007), che si prefigge di realizzare una mobilità efficace in termini di qualità e di quantità dei servizi offerti; efficiente nel consumo delle risorse finanziarie, energetiche e ambientali; sicura sia per gli utenti sia per gli addetti del settore; sostenibile in termini ambientali, sociali, economici e di partecipazione dei cittadini. Per il raggiungimento di una m. s. le strategie infrastrutturali mirano propriamente a: a) riequilibrare il sistema dei trasporti, ossia ad avere un utilizzo dei diversi sottosistemi di trasporto (rete stradale, rete delle metropolitane, rete degli autobus e degli altri sistemi di trasporto collettivo di superficie) proporzionale alle capacità offerte, al fine di evitare fenomeni di sovrasaturazione; b) favorire lo sviluppo di modi di trasporto con minore impatto ambientale e consumo di energia (modi di trasporto collettivo) e lo sviluppo di tipologie di trasporto che riducano i costi di produzione dei servizi (per es., sistemi a guida automatica); c) favorire l’uso di veicoli e carburanti (metano, idrogeno, ecc.) poco inquinanti e che utilizzino fonti energetiche rinnovabili; l'obiettivo dell’Unione Europea, in tal senso, è quello di raggiungere nel 2020 un’emissione media per le autovetture di 95 g equivalenti di anidride carbonica per km (con risultato intermedio di 130 g/km nel 2015), e una diffusione sul mercato dei carburanti biocombustibili del 10%. Nel caso del trasporto passeggeri, tali strategie si traducono in azioni che mirano a incrementare l’utilizzo delle ferrovie (si parla in alcuni casi di cura del ferro) attraverso il miglioramento delle prestazioni rispetto ai modi in competizione: per gli spostamenti di media e lunga percorrenza si punta sulle linee ferroviarie ad alta velocità, per quelli di breve percorrenza alle metropolitane urbane e regionali. Nel caso del trasporto delle merci, si mira a ridurre il trasporto su strada, che ha un costo elevatissimo per la collettività, a favore del trasporto intermodale ferroviario (combinato ferro-gomma e ‘autostrada viaggiante’) e marittimo (autostrade del mare). Le azioni, ossia i singoli interventi, vanno opportunamente definite sulla base degli effetti previsti (mediante valutazioni ex ante) attraverso gli studi di fattibilità tecnico-funzionale, economico-finanziaria e ambientale. Questi studi hanno l’obiettivo di verificare se gli interventi previsti rispondono efficacemente e nel miglior modo possibile alle esigenze richieste, se esiste un’adeguata copertura finanziaria e se sono rispettati gli obiettivi ambientali. A causa di un budget finanziario sempre più limitato, va, infine, stabilita una priorità tra gli interventi fattibili. La scelta della priorità è una fase molto delicata del processo di pianificazione, in quanto si scontra con interessi di parte e posizioni campanilistiche (v. NIMBY). In generale, una nuova infrastruttura mira al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche in un’area; sono rari, tuttavia, i casi in cui tale miglioramento sia ugualmente e uniformemente distribuito nell’area stessa. Vi saranno individui o gruppi sociali che trarranno grandi benefici dalla realizzazione dell’infrastruttura (si pensi ai residenti in una città dove si realizza per es. un nuovo aeroporto), altri che non ne avranno per nulla (gli individui residenti nelle città distanti) e altri ancora che invece subiranno un peggioramento per effetto della nuova realizzazione (le persone che vivono nelle immediate vicinanze dell’aeroporto, che subiranno l’inquinamento acustico dovuto al passaggio degli aerei). Il modello partecipativo della concertazione può in questi casi garantire l’efficacia del piano nella misura in cui a ciascun ente coinvolto nel processo decisionale viene restituita pari dignità (nessuno, soggetto sociale e istituzionale, subisce le scelte assunte da altri): si riduce il rischio di battaglie di competenze tra i diversi livelli della Pubblica amministrazione; si riduce il rischio di opposizione nella fase di realizzazione e di azioni non condivise perché non comprese attraverso il coinvolgimento delle collettività locali nei processi sottesi alla formazione delle scelte. Inoltre, va tenuto presente che gli interventi infrastrutturali sono soltanto una delle tipologie di azioni a disposizione per agire sul funzionamento dei sistemi di trasporto; sono infatti possibili anche iniziative di tipo normativo, gestionale e tecnologico, che devono sempre accompagnare gli interventi infrastrutturali, permettendo spesso di ridurne i costi di realizzazione e di gestione.