mobilita
mobilità s. f. – Concetto centrale nel dibattito architettonico contemporaneo e fortemente legato a una dimensione sociologica che, alla luce dei caratteri della postmodernità, rintraccia nelle pratiche di m. in atto le nuove forme di organizzazione della realtà sociale contemporanea. La m. sociale è un fenomeno che ha inizio con lo sviluppo dell’industrializzazione e con la migrazione di grandi masse dalle aree rurali verso le città; ma è solo con la crescita del terziario, del ceto impiegatizio e del tasso di scolarizzazione prima, e con il prevalere dei fenomeni di globalizzazione, flussi e network poi, che la m. diviene, in quella che è stata definita era urbana, tra i fenomeni più incidenti delle società moderne. Se fino all'inizio del Novecento solo il 10% dell’intera popolazione viveva nelle città, si prevede che nel 2030, nei paesi sviluppati, essa costituirà l'84% del totale. A dispetto di un’incessante e progressiva digitalizzazione di ogni attività umana, che avrebbe dovuto rallentare i fenomeni di m., la tendenza all’urbanizzazione raggiunge cifre impressionanti: secondo le stime di UN-Habitat, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa degli insediamenti umani, nel 2015 ci saranno oltre 23 mega cities con oltre 10 milioni di abitanti (www.unhabitat.org). Il problema dell’espansione delle città e le sfide che essa ci pone aprono nuovi orizzonti su problematiche di grande attualità incentrate, in primis, proprio sul tema della mobilità. Le ripercussioni che essa determina sull'assetto morfologico urbano, nelle sue molteplici componenti, la pongono perciò al centro di un vivace dibattito sulla complessità del vivere contemporaneo e sulla vivibilità delle nuove megalopoli. Sul delicato rapporto tra città e spazi della m. si concentra l'opera di alcuni dei più importanti architetti della scena internazionale contemporanea. I progetti di strutture e infrastrutture legate al tema degli spostamenti sono tra i più rappresentativi dell'innovazione del linguaggio espressivo architettonico e tra le principali testimonianze delle conquiste della tecnica. L’inizio del 21° sec. ha assistito, infatti, alla maggior domanda d’infrastrutture dai tempi delle ferrovie e, solo negli ultimi anni, sono stati ampliati o costruiti ex novo centinaia di aeroporti, autostrade, soprelevate, svincoli e parcheggi; è intorno a questi sistemi di trasporto che si sono venute a creare quelle che Joel Garreau (1991) definisce edge cities. È evidente allora come il concetto di m. comprenda problematiche di tipo sociale, pianificatorio, infrastrutturale e normativo che hanno reso la m. sostenibile una delle principali componenti di politica ambientale per la lotta alle emissioni nocive e il raggiungimento di obiettivi previsti da accordi internazionali in materia. Nata nel 2000 con lo scopo di promuovere la cultura diffusa della m. sostenibile, Euromobility è un’associazione che ogni anno stila, con il patrocinio del ministero dell’Ambiente, un rapporto che prende in esame le maggiori cinquanta città italiane, analizzando la capacità di diminuire gli impatti ambientali sociali ed economici generati da una m. privata a favore di una sostenibile. Il rapporto del 2011 ha evidenziato, soprattutto rispetto ad altri paesi europei, le gravi carenze del sistema e più in generale della cultura dei trasporti in Italia. Sebbene, in ambito nazionale, già dal 1998 il decreto interministeriale Mobilità sostenibile nelle aree urbane (G.U. 179 del 3 agosto 1998) abbia introdotto la figura professionale del responsabile della mobilità () e molte città italiane si siano dotate del Piano urbano della mobilità (PUM, codificato dalla l. 340/2000) per definire adeguati progetti relativamente al sistema territorio-trasporti, nel nostro Paese le problematiche legate alla m. restano a oggi irrisolte in molte città.