Uomo politico zairiano (Lisala 1930 - Rabat 1997). Esponente del Mouvement national congolais, partecipò alle trattative per l'indipendenza (Bruxelles 1959-60). Segretario di stato nel governo Lumumba e capo di stato maggiore dell'esercito, nel sett. 1960 assunse i pieni poteri, fece arrestare Lumumba e sospese l'attività politica per tre mesi. In una situazione caratterizzata dalla minaccia di secessione del Katanga e da forti contrasti politici, nel nov. 1965 M. depose il presidente Kasavubu e si proclamò capo dello Stato; nel 1966 assunse anche la carica di primo ministro, ministro della Difesa e degli Esteri. Rafforzò la sua posizione con la costituzione presidenzialista del 1967; nel 1971 il Congo prese il nome di Zaire nell'ambito di una campagna di riaffermazione della cultura africana. Ripetutamente rieletto capo dello Stato, il suo governo si caratterizzò in senso paternalistico e autoritario, con una politica estera segnata dai forti legami con l'Occidente. La sua gestione del potere, corrotta ed estremamente personalistica, proseguì anche dopo le modifiche apportate alla Costituzione nel 1990, che avevano abolito, tra l'altro, il controllo presidenziale sull'esecutivo. Attaccato all'interno dalle forze di opposizione e indebolito dalla sospensione degli aiuti economici allo Zaire, decretata a partire dal 1990 da Francia, Stati Uniti e CEE, M. cercò inutilmente di rafforzare la propria posizione e di riaffermare il suo ruolo di arbitro degli equilibri regionali, consentendo che lo Zaire fungesse da base logistica per l'intervento militare della Francia in Ruanda e ospitando nelle regioni orientali del paese i profughi ruandesi fuggiti dopo i tragici fatti del 1994. Gravemente malato, e obbligato a frequenti soggiorni all'estero per curarsi, nel maggio 1997 M. fu infine deposto e costretto all'esilio dalla vittoriosa ribellione dell'Alleanza delle forze democratiche per la liberazione dello Zaire, guidata da L. Kabila.