moco
. È propriamente un legume senza pregio (cfr. Castellani, Nuovi testi, glossario: sub v. mocato, " una specie di vecce "), usato per foraggio, e fino a tutto il Trecento significò figuratamente " cosa di nessun valore ", " inezia ".
D. se ne avvale eccezionalmente, secondo l'uso traslato, in uno dei sonetti a Dante da Maiano (Rime XLII 6 di saver ver voi ho men d'un moco), per esprimere, con un'immagine realistica, come la propria sapienza fosse meno di un nulla rispetto a quella dell'anziano corrispondente.
Bibl. - F. Pellegrini, in " Bull. " XXIV (1917) 160-168; V. Crescini, ibid. XXV (1918) 79.