Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
L’abbigliamento e l’arredo del XVII secolo, pur modificandosi nel corso del secolo, hanno in generale carattere barocco e condividono forme, linee, colori, materiali. Sono entrambi espressione dei valori, del gusto e della sensibilità dell’epoca, così come delle strutture sociali e di potere. Da qui il controllo da parte dello Stato tanto sugli oggetti, quanto sulla loro produzione.
Abbigliamento e arredo sono specchio della società, dei suoi valori, delle rappresentazioni mentali, dei gusti, del senso artistico ed estetico. Sono accomunati da una identità di elementi formali, di colori, disegno, linee, materiali, prodotto anche della mobilità di artisti e artigiani e della nazionalità spesso straniera di re, regine, consiglieri e uomini influenti.
L’abbigliamento del XVII secolo presenta dovunque in Europa alcune caratteristiche generali proprie all’Antico Regime nel suo complesso: si tratta di una sostanziale immobilità per quanto riguarda le classi inferiori e rurali contrapposta ai mutamenti che hanno luogo tra i ceti superiori; della concordanza tra l’abito e la condizione sociale – lo status – di colui che lo indossa; dello strenuo controllo, che assume anche forme repressive, cui esso è sottoposto da parte dei vertici dello Stato. Occorre che chiunque sia immediatamente riconoscibile per quello che è, uomo o donna, laico o ecclesiastico, cristiano o ebreo, nobile o artigiano. D’altra parte, l’abito è talmente importante che ciascuno difende la propria prerogativa di indossarlo, soprattutto quando si tratta di vesti che denotano cariche pubbliche che comportano poteri e privilegi. Sempre più, poi, bisogna tenere conto della crescente complessità della vita urbana, dell’emergere dei ceti intermedi, dei fenomeni di imitazione.
Ma l’abito ha anche una considerevole importanza economica come fonte d’investimento: tra i poveri e gli artigiani esso è un bene ostentato, impegnato se necessario – intero o nelle sue singole parti – difeso da furti, trasmesso per eredità. Tra i nobili è una rilevante voce di spesa, a causa della preziosità e abbondanza della stoffa, della fattura, delle decorazioni, così come della necessità di accrescere continuamente l’effetto delle proprie apparizioni. La gara del lusso, intrapresa dalle classi superiori, regolata, ma mai scoraggiata dal potere, e il dispendio di risorse economiche investitevi sono tali da richiamare l’attenzione dei contemporanei e da avviare in seguito un dibattito storiografico a proposito delle ripercussioni sulle economie locali.
L’abbigliamento del Seicento conosce un’evoluzione che è il risultato del passaggio dall’influenza spagnola a quella francese. All’inizio del periodo le vesti sono di colore prevalentemente scuro: di taglio scampanato per quanto riguarda le donne, imbottite le giacche e oblunghi i calzoni degli uomini.
Nel corso del secolo i mutamenti concernono l’emergere di forme assai più libere, esemplificate, oltre che dal diverso taglio da triangolare a ovale, dalla scomparsa della gorgiera inamidata e dall’apparizione di ampie scollature orizzontali, che seguono il disegno del guardinfante, un sostegno fatto di diversi cerchi concentrici degradanti, in legno e in ferro, sul quale si pone la gonna. In origine questo indumento viene ideato per proteggere le donne incinte o anche per nascondere la gravidanza, successivamente diventa un elemento di moda: se ne riduce la rigidità, le linee divengono più essenziali e i suoi colori più brillanti.
In sostanza lo stile acquista una rilassatezza sconosciuta nel periodo immediatamente precedente e le innovazioni divengono oggetto di critiche serratissime.
Nell’occhio del ciclone sono, oltre all’uso da parte maschile e femminile di artifici di bellezza, le scollature e i guardinfanti delle donne, le parrucche e i calzoni degli uomini. La parrucca, abbondante cascata di riccioli, si trasforma, secondo il più puro spirito barocco, da artificio e ripiego estetico a forma decorativa importante di per sé, proclamata in modo esplicito, fuori da ogni simulazione. Prevalentemente scura, all’inizio, conosce presto una polivalenza cromatica e il candore della cipria profumata che ne accresce la luminosità.
Il viso maschile si è già alleggerito per l’estendersi dell’abitudine di radersi e di sostituire alla barba il pizzo. D’altronde, se il costume aristocratico non propone che l’affermazione del rango, del prestigio, della inimitabile differenza di chi lo indossa, anche il belletto che segna i volti non bada a celarsi ed è anzi esibito disinvoltamente.
La passione e la ricerca di raffinatezza e ornamento, fino alla stravaganza – discutibile per il gusto, ma del tutto trasparente nei motivi ispiratori – accomuna uomini e donne.
All’interno di una comune matrice barocca, nella storia dell’arredamento del XVII secolo si possono distinguere tre fasi, che si succedono con tempi leggermente diversi secondo i vari Paesi. La prima fase termina in Italia alla fine del primo decennio del secolo, proprio quando si sviluppa nei Paesi Bassi (dove copre i primi quarant’anni) ed è già in piena ascesa in Francia, dove pur andando sotto il nome di Luigi XIII si estende tra il 1589 e il 1661. Lo stile “Luigi XIII”, il più emblematico di questa fase, ha i caratteri di uno stile di transizione, unendo spunti tardorinascimentali a nuove ispirazioni.
Importante è il ruolo che ha nel rinnovamento del gusto in Francia, almeno fino al 1616, la reggente Maria de’ Medici che si fa forte della propria educazione italiana e dell’apporto di numerosissimi artigiani, fiorentini e non, e delle loro sofisticate tecniche. Gli elementi principali che identificano questo primo periodo sono la struttura architettonica data alla mobilia, accentuata dalla predilezione per l’uso di colori particolarmente scuri, fino al nero, e le torniture, adottate tanto in elementi portanti, quanto in quelli di supporto. Le decorazioni, soprattutto sotto Maria, hanno sapore prebarocco e privilegiano disegni di fiori e frutta.
La seconda fase del barocco è fortemente condizionata dall’esperienza artistica romana che, grazie all’iniziativa dei pontefici e al loro progetto di rinnovamento dell’immagine della città capitale del mondo cattolico, conosce uno sviluppo e un successo straordinari. Questa fase “romana” si giustappone in Italia, dal punto di vista cronologico, alla prima in Francia e si caratterizza per una elaborazione del prodotto artistico artigianale che sfrutta tutte le arti maggiori (pittura, scultura, architettura) integrandole tra loro per accrescere l’effetto dell’opera; per la rottura di ogni schema geometrico e l’adozione di figure decorative appartenenti al mondo naturale, reale o immaginario; infine per la profusione di dorature.
La terza fase nella storia dell’arredamento barocco è tutta incentrata sulla figura e sul ruolo di Luigi XIV, che dalla reggia di Versailles detta legge a tutta l’Europa. Essa costituisce una razionalizzazione del barocco romano nel senso di una costante presenza dell’elemento classico e di un’accorta organizzazione della produzione. I caratteri dello stile sono la varietà del colore, accentuata dal cromatismo di intarsi e decorazioni; l’imponenza dei mobili; il rigore geometrico degli elementi di base e l’estrema fantasiosità nell’impiego di quelli di supporto; la forte attrazione per la simmetria; lo schema accademico e classico delle forme e delle linee che è didatticamente trasmettibile e quindi riproducibile.
L’arredamento del XVII secolo conosce nuovi oggetti che sono allo stesso tempo frutto di mode, esigenze della vita quotidiana (dunque consumi) e soluzioni tecniche prima sconosciute.
Rispetto al passato permangono, seppur modificati, alcuni mobili, come lo studiolo o cabinet, ma del tutto rinnovati e valorizzati sono altri, quali ad esempio il cassettone e l’armadio. Di particolare rilievo è la diffusione degli orologi la cui crescente presenza domestica è indizio di un nuovo approccio alla realtà e di un diverso modo di concepire e vivere il trascorrere del tempo, ormai segmentato in unità artificiali, create dall’uomo e non più delimitate dagli eventi naturali.
Pavimenti e pareti sono decorati con tappeti e arazzi, la cui produzione conosce un importante sviluppo qualitativo e quantitativo, liberandosi inoltre dalla dipendenza orientale; grande successo conoscono gli specchi, usati non solo come elemento decorativo, ma anche come soluzione architettonica (è esemplificazione di ciò la notissima galleria degli specchi nella reggia di Versailles, costruita nel 1678). In generale, comunque, mobile e ambiente si amalgamano per una certa omogeneità di materiali usati, che riproduce la corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo.
Più in particolare, per questo periodo possiamo parlare di civilizzazione della moda e dell’arredo, all’interno del processo di civilizzazione dei costumi avviato e sostenuto dallo Stato moderno e dalla corte.
Accanto ai grandi centri di potere (le corti in particolare), che danno un impulso straordinario alla produzione artistica e artigianale e dettano le regole del gusto, bisogna ricordare l’esistenza di un importante consumo di oggetti d’arredo da parte di gruppi non del tutto legati al modello nobiliare, ma che, sviluppando anche proprie esigenze, ne fanno una forma di investimento, come ad esempio nella ricca Repubblica delle Province Unite e in Inghilterra.
In queste aree l’arredamento borghese comincia a indicare il gusto per una maggiore comodità, volta al godimento di una nuova intimità domestica e ben diversa dal fasto esibizionista delle classi aristocratiche.
Vengono così meno forme di aggressività espresse nel duello del lusso, nell’esigenza di mostrare un’immagine di sé e della propria vita all’altezza di quella dispiegata dall’altro. Ora il cerchio si chiude all’interno della propria stanza, in una semplicità linda e quieta, sufficiente in sé e della quale danno testimonianza i quadri di Vermeer.
La complessa struttura delle apparenze, traducendo e riproducendo i valori della società, è oggetto di grande attenzione, controllo e disciplinamento da parte dello Stato. Valga, a esempio di ciò, l’azione di Luigi XIV che, nell’ambito dell’arredo e della moda, si sviluppa in più di una direzione. Innanzitutto il sovrano si impone quale committente per eccellenza di artisti e artigiani, soppiantando il mecenatismo aristocratico e altoborghese. Egli installa manifatture regie per la produzione di elementi d’arredo, che organizza sulla base di una classificazione delle arti applicate e a cui affida anche la ricerca e la sperimentazione. Le più importanti manifatture sono i Gobelins, officina per le arti decorative, in produzione dal 1667; Saint-Gobain, nota per i suoi vetri, attiva dal 1665; Aubusson e Beauvais fondate da Colbert nel 1664, famose rispettivamente per gli arazzi e i tappeti.