Moda. Vestiti di bottiglie
Come coniugare ecologia e moda: grandi stilisti si cimentano con la nuova generazione di fibre sintetiche ottenute dalla plastica, come il Newlife. E, per finire, vestiti che si sciolgono in acqua.
La plastica era un mito degli anni Sessanta, era il simbolo della modernità. Poi è diventata out: inquinante, eterna, pericolosa, cheap. Adesso il concept è cambiato: la plastica è green, ecosostenibile, fashion.
La bottiglia di acqua minerale, uno scarto, è il baco da seta del futuroe non bisogna allevarla, ma recuperarla. «Dalla stessa materia primitiva si può formare tanto un secchio, quanto un gioiello», ha scritto il semiologo Roland Barthes. Vero. La profezia di Elsa Schiaparelli, stilista visionaria, si è avverata: «La plastica è il futuro della moda», e i pionieri che nel 1939, alla Fiera mondiale di New York, avevano esposto criticatissimi abiti di cellophane, alla fine hanno avuto ragione. Tutto inizia con Livia Giuggioli Firth, ex produttrice cinematografica dal cuore ambientalista, oltre che moglie di Colin Firth, attore premio Oscar 2011 con Il discorso del re, e la sua amica Lucy Siegle, cofondatrice nel 2009 dell’iniziativa Green Carpet Challenge, una sfida a partecipare ecologicamente alle fastose celebrazioni dello star system.
Le premiazioni sono una vetrina mondiale, perché non sfruttarle? Ai Golden Globe 2012 si presenta in Armani nero con coda a stampa floreale nei toni dell’avorio.
Chi l’ha toccato giura: «Sembrava seta». Quella ‘seta’ è il Newlife, la nuova vita delle bottiglie di plastica. Non che arrivare al vestito sia semplice: serve un esclusivo e certificato sistema di partnership italiano di filiera; selezione delle bottiglie dalla raccolta differenziata; trasformazione del materiale, attraverso un processo meccanico, in un polimero di poliestere adatto alla filatura; trasformazione del polimero in tessuto, spendibile in tutti i campi, dall’intimo al medicale, all’haute couture, se lavorato al telaio come la seta. Fornito di tutte le certificazioni ecologiche (la chimica resta fuori dalla lavorazione, e persino il processo di tintura abbinato alla filatura permette di risparmiare acqua ed energia), Newlife è diventato il tessuto ideale per gli stilisti dell’operazione Green Carpet Challenge. Valentino ha prodotto due abiti: il primo, visto ai Bafta di Londra (rosa, modellato sulle curve dell’attrice afroamericana Viola Davis), il secondo per Livia Firth alla cerimonia degli Oscar 2012, al Kodak Theatre di Los Angeles: un fluttuante e romantico rosso su rosso. Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, direttori artistici della maison Valentino, entusiastidel progetto, hanno dato il via a un passaparola tra creativi.
Armani ha realizzato due smoking, uno per Colin Firth e l’altro per il nuovo sex symbol Michael Fassbender: il tessuto era un misto di lana, ovviamente sostenibile, e filo di Pet. Ma sono interessati anche Tom Ford e Stella McCartney. La tendenza pro plastica, partita da Parigi, dove Karl Lagerfeld ha fatto sfilare per Chanel modelle che non avevano addosso alcun vero tessuto, va nella direzione di riconsacrare il materiale e di nobilitarlo.
Nicolas Ghesquière per Balenciaga ha scelto cellophane, acrilico e vinile al posto di seta e cotone.
In maniera del tutto imprevista il popolo del lino ‘organico’ e quello della plastica si trovano d’accordo, o quasi, se non sul mezzo, sul fine: salvare il pianeta. E la Hollywood verde, da Leonardo Di Caprio a Cameron Diaz, approva.
Newlife prelude anche a esperimenti estremi: il progetto Wonderland, in collaborazione tra il London College of Fashion e il laboratorio chimico dell’Università di Sheffield, ha prodotto i primi abiti di plastica che si sciolgono a contatto con l’acqua. E addio vestiti smessi.
Torna il foulard
Sembrava fuori moda. Un reperto degli anni d’oro di Audrey Hepburn, di Grace Kelly, di Jackie Kennedy o Brigitte Bardot. Invece il foulard, riesumato dal fondo dei cassetti, meglio se vintage, è diventato un must del 2012. Charlotte Casiraghi esibisce una lussuosa bandana nella pubblicità di Gucci Forever Now, Kate Moss infila il foulard nei passanti dei jeans o se lo arrotola al collo stile kefiah, Lady Gaga ne fa un uso disinvolto come chador o ferma-acconciatura, perciò le ragazze hanno smesso di snobbarlo. Bisogna seguire precise istruzioni per legare il quadrato di stoffa in versione hippie o piratessa, per farne un top, una gonna, un abito o un fiocco decorativo, come suggerisce Carolina Herrera. Le misure contano: il mood Audrey o Grace richiede il carré 90x90, mentre da annodare al collo è più comodo il 70x70. Poi basta copiare Inès de la Fressange (istruzioni nel libro La Parigina) e ricordare che un foulard con i teschi firmato Philipp Plein vivacizza il più banale dei tubini neri. Soluzioni originali dalle sfilate: il cappello con sciarpa di seta di Miu Miu, il turbante di Anna Sui a fiori stilizzati, le sneakers di Soisire Solebleu, rivestite di foulard vintage. Emilio Pucci ne fa una cintura, Vivienne West;wood una collana con perline e catene. Moschino sostituisce con sciarpe i lacci delle espadrillas o il cinturino dell’orologio. Le scarpe-simbolo dell’estate sono zeppe-foulard di D&G, fiorite e squillanti. Il feticcio resta il carré Kachinas di Hermès, ispirato alle bambole portafortuna dei nativi americani Hopi.
Riciclo e plastica
■ Léon-Claude Duhamel: ha creato nel 1965 il K-Way
■ Pierre Cardin: negli anni Sessanta ha presentato capi prefabbricati a stampo e gioielli di plastica
■ Paco Rabanne: nel film Barbarella del 1968 ha vestito Jane Fonda in alluminio, plastica, plexiglass
■ Swatch: è stato il primo (nel 1983) a proporre orologi in plastica
■ Melissa (marchio brasiliano): ha fatto disegnare scarpe in plastica all’architetto iracheno Zaha Hadid
■ Louis Vuitton: la borsa Raindrop Besage, in pelle di agnello, ha esterni in nylon
■ Prada: borsa in plastica trasparente, perfetta per i controlli aeroportuali
■ Kartell: le Cinderella Glue, ballerine, sono in materiale plastico
■ Chanel: infradito-gioiello in pvc
■ Sebach: gioielli in plastica con il recupero di materiali dei bagni chimici
■ London College of Fashion: con il progetto Wonderland, in collaborazione con l’Università di Sheffield, realizza abiti biodegradabili