modello macromutazionale
Ipotesi secondo cui l’evoluzione avviene attraverso grandi mutamenti genetici improvvisi o macromutazioni. La teoria darwiniana ha dimostrato che l’evoluzione avviene grazie a cambiamenti casuali di minima entità che vengono successivamente selezionati ed ereditati. Questo processo evolutivo richiede tempi estremamente lunghi, e anche la documentazione fossile spesso non mostra un’evoluzione graduale da una specie a un’altra. Per questi motivi, soprattutto prima della sintesi tra genetica e teoria dell’evoluzione avvenuta intorno agli anni Quaranta del Novecento, si era ipotizzato che l’evoluzione avvenisse attraverso macromutazioni che coinvolgevano più tratti contemporaneamente. All’inizio del Novecento, il ricorso ai modelli macromutazionali (o saltazionismo) non era necessariamente antidarwiniano: la genetica doveva ancora svilupparsi appieno, e dunque tali teorie erano utilizzate proprio per salvaguardare la teoria della selezione naturale, la cui azione veniva integrata da grandi cambiamenti improvvisi e casuali. Tuttavia, lo sviluppo della genetica ha successivamente dimostrato che sono le micromutazioni alla base dell’evoluzione darwiniana, e che anche la macroevoluzione (la discendenza filogenetica comune dei taxa superiori) può essere spiegata in termini di accumulo graduale di piccole mutazioni. Inoltre, è stata stabilita l’esistenza di processi per cui l’evoluzione può essere anche molto rapida (su scala geologica), così che non sempre è possibile rintracciare tutti gli anelli mancanti in una serie fossile che da una specie conduce a un’altra.
→ Evoluzione genetica dell’uomo