moderno
. In Pg XVI 42 D. dichiara di essere stato ammesso a viaggiare attraverso i regni dell'oltretomba per modo tutto fuor del moderno uso.
Il Del Lungo è portato ad affermare, proprio sulla scorta di questo esempio, che " il moderno non aveva come suo correlativo l'‛ antico ' "; l'espressione dantesca dovrebbe dunque essere interpretata: " in modo del tutto inconsueto ", al di fuori della norma; e d'accordo col Del Lungo sono non pochi commentatori moderni. Ma se risaliamo ai chiosatori più antichi, si osserva che la prima spiegazione del passo, presente nel Lana e in Benvenuto, è la seguente: " per poeticam speculationem; imo nullus antiquorum nedum modernorum ascendit unquam caelum, eo modo quo hic singularis Poeta ". Questa spiegazione, per così dire allegorica, fu esclusiva almeno fino al Landino, il quale invece commenta: " Fuori del moderno e consueto uso ", cioè " ancora in vita, col corpo ". Da qui dunque l'opinione che in questo caso m. non sia in relazione con ‛ antico ' e valga invece " consueto ", " normale ". Tuttavia non si può fare a meno di notare che il modo del viaggio di D. è sì " inconsueto ", ma non in senso assoluto, bensì " rispetto ai tempi moderni ", giacché in antico si erano dati parecchi esempi di personaggi discesi all'Averno o saliti al cielo ancora viventi.
M. è riferito a uso anche in Pg XXVI 113, dove D., elogiando Guido Guinizzelli, afferma che i suoi dolci detti... quanto durerà l'uso moderno, / faranno cari ancora i loro incostri.
L'interpretazione dei commentatori è questa volta unanime: le poesie di Guido rimarranno famose non " in eterno " bensì " quamdiu durablt dicere in rhytmo quo delectantur moderni " (Benvenuto), cioè fino a quando sarà usato il volgare e il poetare in volgare. " Sì, la sua gloria durerà a lungo perché è meritata; durerà fino a quando resti moderno il volgare dei versi da cui dipende... Ma i poeti volgari sono caduchi... " (G. Toffanin, Sette interpretazioni dantesche, Napoli 1947, 74). D. riprende dunque, nello stesso momento in cui elogia il suo caro padre, il motivo della caducità della fama, per quanto grande, di poeti e artisti (cfr. Pg XI 94-102).
Complesso è anche il senso dell'aggettivo là dove D. descrive Cacciaguida che riprende a parlare con voce più dolce e soave, / ma non con questa moderna favella (Pd XVI 33). Per tutta la questione, v. FAVELLA; qui basterà aggiungere che poco persuasiva sembra l'ipotesi del Momigliano, basata esclusivamente su ragioni di ordine artistico: " Intendere con un linguaggio più arcaico... mi sembra pedanteria di grammatico. Direi: con un linguaggio più elevato di quello che usiamo noi mortali, dando a moderna quel significato di cosa meno nobile che questa parola ha talvolta in relazione con antica ".
Il luogo in cui meglio si coglie la contrapposizione tra ‛ antico ' e m. è forse Pd XXI 131: i moderni pastori sono i vescovi, i cardinali, i prelati in genere, dell'epoca di D., che voglion quinci e quindi chi rincalzi / ... e chi li meni, / tanto son gravi, in contrasto con gli Apostoli, gli antichi pastori, Pietro, Paolo, magri e scalzi (v. 128): " hic Petrus Damianus aperte infamat pastores modernos per contrarium ad dictos apostolos... " (Benvenuto).
Infine, in Cv IV XV 3 l'aggettivo, al plurale sostantivato, indica " gli uomini contemporanei ": Se nobilitate non si genera di nuovo... tale quale fu lo primo generante, cioè Adamo, conviene essere tutta l'umana generazione, ché da lui a li moderni non si puote trovare... alcuna transmutanza.