DEL GAIZO, Modestino
Nato ad Avellino il 21 apr. 1854 da Luigi e da Caterina Agnese Genovese, nella sua città compì gli studi medi superiori e nel 1873 conseguì la licenza. La famiglia, di agiate condizioni, dopo la morte del padre si trasferì a Napoli, e in quell'università il D., che aveva già maturato una buona formazione negli studi classici, si iscrisse alla facoltà di scienze naturali e alla scuola normale a essa aggregata. Dedicatosi con impegno agli studi scientifici sotto la guida di P. Panceri e di L. Palmieri, entrò presto in contatto con una vasta cerchia di studiosi e intellettuali; già da studente fu in corrispondenza con A. Stoppani.
Laureatosi nel 1878, si dedicò subito alla carriera di docente, iniziando a insegnare scienze naturali e fisica in due istituti privati medi napoletani, l'"Ateneo Cristoforo Colombo" e l'"Istituto Classico". Continuò ad insegnare in scuole private per avere la certezza - che la carriera nelle statali non gli garantiva - di rimanere a Napoli dove si erà stabilita la sua famiglia.
Verso il 1889 passò al collegio "Pontano" dove sarebbe poi rimasto fino alla morte.
Nei primi anni di attività si dedicò principalmente alla ricerca scientifica, affrontando in particolare i temi della fisica terrestre, della metereologia, della vulcanologia. Dopo aver ottenuto nel marzo 1881 la libera docenza in fisica sperimentale, con una discussione sui metodi per la determinazione delle forze elettromotrici, per molti anni tenne corsi di questa disciplina nell'università di Napoli, soprattutto agli studenti della facoltà medica.
Fino dagli inizi della sua carriera di scienziato e di docente aveva mostrato una inclinazione verso gli studi di storia della scienza, e in particolare si era interessato alla storia della fisica e delle sue varie applicazioni in campo medico.
Si segnalò così con una serie di pubblicazioni e di ricerche archivistiche e, nell'agosto 1890, ottenne la libera docenza in storia della medicina.
Questa disciplina negli anni precedenti aveva avuto illustri esponenti a Napoli: alla cattedra di storia della medicina, già inclusa nella riforma degli studi medici proposta da N. Valletta nel 1777 e affidata per un certo tempo a V. Garzia, furono chiamati nel corso del secolo XIX studiosi di valore quali A. Miglietta, F. Ferrara, S. Farina e altri. Ma fu soprattutto con S. De Renzi che la scuola storico-medica napoletana raggiunse la maggiore notorietà.
Il D. raccolse in parte l'eredità scientifica del De Renzi, al quale spesso si richiamò nelle sue opere, pur non subentrando a lui alla cattedra, in quanto restò sempre professore privato con effetti legali. Tenne comunque fino alla morte corsi liberi di storia della medicina nella facoltà medica dell'università napoletana.
Nel 1907 fu, con P. Giacosa. D. Barduzzi, F. Novati e altri, tra i docenti che a Perugia promossero la fondazione della Società italiana di storia critica delle scienze mediche e naturali, sotto la presidenza di G. Baccelli. Fu presente ai successivi congressi della Società, a Faenza nel 1908 e a Venezia nel 1910, e fu tra coloro che diedero vita alla Rivista di storia critica delle scienze mediche e naturali fondata nel 1910. Collaborò a molti altri periodici e fu corrispondente dall'Italia della rivista Janus di Amsterdam.
Il D. lasciò una copiosissima produzione di pubblicazioni e di lavori scientifici, tra i quali prevalgono per interesse le opere di ricerca storico-scientifica e storico-medica.
I primi risultati dei suoi studi riflettevano l'impegno verso il campo degli studi fisici e delle scienze naturali in genere. Tra il 1878 e il 1880 pubblicò alcune ricerche sull'ozono meteorico e sul metodo per determinarlo, sulla polarizzazione rotatoria nei composti del carbonio, sul radiometro, sull'aeroterapia, su una varietà di tufo avellinese, sulle zone botaniche e agrarie dell'Italia, sulla fosforescenza delle lucciole. Pubblicò anche due manuali, finalizzati alla sua attività di docente degli istituti superiori classici e tecnici, un Corso elementare di mineralogia e un Corso di fisica terrestre, entrambi pubblicati a Napoli nel 1879. Nello stesso periodo fu autore di una breve nota sulla scoperta dei corpi semplici nella storia della chimica. Diede anche alle stampe il testo di alcune conferenze che aveva tenuto al Circolo filologico di Napoli e che gli avevano procurato una certa notorietà: Il mare, Avellino 1880; Naturalisti poeti, Napoli 1881; Virgilio studiato da un naturalista, ibid. 1882.
Dal 1882 la sua produzione si spostò più decisamente verso il campo degli studi storico-scientifici. In questo ambito, gran parte delle sue ricerche furono rivolte, già dai primi anni, a G. A. Borelli, che studiò dapprima in riferimento agli studi barometrici; successivamente, colta l'importanza e la complessità dello scienziato, ne approfondì via via la conoscenza della vita e dell'opera, con molte pubblicazioni, che sono ancora oggi indispensabili per gli studi sul Borelli e su quel contesto scientifico. Nel 1885, mentre era a Firenze per il congresso dell'Associazione metereologica italiana, ebbe occasione di trovare nella Biblioteca Magliabechiana un fascio di lettere inedite del Borelli, che pubblicò, traendone interessanti elementi per uno studio sui rapporti tra la fisica e la medicina: Alcune lettere di G. A. Borelli dirette una al Malpighi, le altre al Magliabechi, Napoli 1886; Una lettera di G. A. Borelli ed alcune indagini di pneumatica da lui compiute, in Mem. della Pontif. Acc. Romana dei Nuovi Lincei, XXI (1903), pp. 61-78; Di una lettera inedita di G. A. Borelli diretta a M. Malpighi, in Atti della Acc. Pontaniana, XLIX (1919), 3, pp. 29-40.
Delle numerose pubblicazioni del D. sul Borelli si ricordano, tra le più importanti: Studi di G. A. Borelli sulla pressione atmosferica, Napoli 1886; Contributo allo studio della vita e delle opere di G. A. Borelli, in Atti della Acc. Pontaniana, XX (1890), pp. 1-48; Di un'opera di G. A. Borelli sull'eruzione dell'Etna del 1669 e di A. Auzout corrispondente, in Roma, del Borelli, in Atti della Pont. Acc. Romana dei Nuovi Lincei, LX (1907), pp. 111-117; G. A. Borelli e la sua opera De motu animalium, in Atti della R. Accademia medico-chirurgica di Napoli, LXII (1908), pp. 147-162; L'æuvre scientifique de J. A. Borelli étudiée dans ses rapports avec l'école hollandaise, in Janus, XIV (1909), p. 506.
Dalle ricerche sul Borelli il D. prese l'avvio per ampliare il campo dei suoi studi. Pubblicò documenti pertinenti la scuola salernitana, trattò degli autori classici, Ippocrate e Galeno, indagò i progressi dell'anatomia e della chirurgia soprattutto in area italiana, studiò Santorio Santorio e la medicina statica, Michele Troia e i suoi contributi alle scienze biologiche, Mariano Santi e la chirurgia del Cinquecento, il Vesalio. Naturalmente mantenne aperti interessi oltre il campo degli studi storico-medici, anche con molti altri lavori, tra i quali si possono ricordare: Studi di Leibniz, Bernoulli, Ramazzini, Hoffmann e Baglivi sulla pressione atmosferica, in Atti dell'Acc. Pontaniana, XXII (1892), pp. 121-143; Note di storia della vulcanologia, Napoli 1906. Il lavoro che riassume ed esprime più chiaramente la sua posizione in questi studi è la prolusione al corso privato di storia della medicina: Importanza scientifica della storia della medicina. Difficoltà e tentativi per stabilire alcuni periodi di questa, Napoli 1886.
Con ampi riferimenti storiografici e richiami ai predecessori che trattarono di storia medica, egli sosteneva il concetto già espresso dal De Renzi della storia della medicina come "scienza nella medicina e la storia della medicina è scienza medica essa stessa. In questo senso egli coglieva la necessità per lo storico medico di comprendere nella sua cultura una formazione scientifica atta all'idonea lettura dei risultati di osservazione e di esperienza per interrogare non solo le fonti archivistiche e bibliografiche, ma anche i grandi monumenti della scienza biologica: musei anatomici, preparati naturalistici e raccolte di strumenti. I materiali delle grandi collezioni, tra le quali poteva annoverare il museo di anatomia comparata dell'università di Napoli, offrivano occasione per studi anche sperimentali; egli incitava a coltivare la ricerca storica con lo stesso metodo che lo sperimentatore applica agli studi scientifici, richiamandone quale lodevole esempio i lavori di G. Libri sul termometro e la temperatura in Toscana. La sua formazione di base nelle scienze naturali gli permetteva di ampliare la prospettiva di ricerca, comprendendo la più vasta problematica della storia della scienza. Egli trattava quindi della possibilità di una classificazione per periodi della storia medica; assecondava una impostazione assai diffusa in quell'epoca e cercava di asseverare la sua posizione ricorrendo all'esempio dei maestri illustri della discipline, da C. Sprengel a F. Puccinotti e al De Renzi. La definizione di grandi ere nella storia della medicina sembrava permettere, tra l'altro, di collocare i fatti in prospettiva ordinata.
L'elenco delle pubblicazioni del D. e il vasto campo dei suoi interessi riflettono forse una certa frammentarietà nella produzione scientifica. Tuttavia la sua opera non appare sempre rivolta a un ristretto pubblico di specialisti, ma è molto spesso indirizzata anche alla divulgazione più ampia. Accanto ai lavori e alle memorie accademiche egli lasciò una serie di articoli e pubblicazioni oggi difficilmente raggruppabili in un corpo organico. Buoni lavori di sintesi, anche se brevi, furono Fasti della medicina italica. Discorso letto all'Accademia Pontaniana nella tornata del 21 giugno 1891, Napoli 1891, dedicato alla memoria di A. Stoppani, e La medicina del secolo XIX studiata nelle prime linee del suo movimento storico, ibid. 1901.
Di minore interesse appaiono oggi i suoi studi più strettamente letterari, frutto di una costante attenzione per i temi della cultura classica e umanistica. Tenne diversi discorsi commemorativi, dei quali basterà citare il primo che lesse all'Accademia Pontaniana: Commemorazione di Niccolò Perrone, in Atti dell'Acc. Pontaniana, XIX (1889), pp. 159-179, in lode dell'insigne latinista di Mormanno.
Il D. professò sempre convinta fede cattolica; il sentimento religioso improntò molte delle sue opere che assumono spesso un carattere apologetico. In questo ambito si può ricordare la conferenza che tenne al Circolo cattolico di Napoli: L'apostolato di don Placido Baccher, pubblicata a Napoli nel 1906. Egli fu anche in contatto con G. Toniolo.
L'elenco delle pubblicazioni del D. si trova in Boll. d. Ist. storico ital. dell'arte sanitaria, II (1922), pp. 115 s. Il D. appartenne a diverse accademie e società scientifiche: fu socio dell'Accademia Pontaniana, della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei, socio corrispondente della R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, dell'Accademia Tiberina, socio onorario della R. Accademia di scienze, lettere e arti di Palermo, socio ordinario e segretario della R. Accademia medico-chirurgica di Napoli.
Morì a Napoli il 9 febbr. 1921.
Bibl.: Necrol., in Boll. dell'Ist. storico ital. dell'arte sanitaria, II (1922), pp. 94 s.; G. Bilancioni, La storia della medicina, Roma 1920, pp. 31 s.; D. Barduzzi, M.D. (1854-1921), in Riv. di storia critica delle scienze mediche e naturali, XII (1921), pp. 45 ss.; G. Brognoligo, Comm. del socio M.D. letta all'Acc. Pontaniana nella tornata del 24 febbr. 1924, Napoli 1924; G. Toniolo, Lettere..., I, Città del Vaticano 1952, p. 339; III, ibid. 1953, p. 128; P. Capparoni, Lezioni di storia della medicina, Bologna 1935, pp. 631 s.; Centenario della nascita di M.D., in Castalia, XI (1955), p. 48; F. Garofano Venosta-A. Solari, L'insegnamento della storia della medicina nell'università di Napoli, in Medicina e storia, II, Ancona 1986, pp. 196-204; G. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Aerzte... [1880-1930], I, p. 472; Diz. stor. del movim. cattol. in Italia, 1860-1980, III, 1, Casale Monferrat0 1984, pp. 291 s.