Moldavia
'
Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato interno dell'Europa sud-orientale. Il censimento del 2004 (non effettuato, tuttavia, nella regione della Transnistria, proclamatasi indipendente; v. oltre: Storia) ha registrato 3.383.332 ab.; sotto il profilo amministrativo il Paese è ripartito dal gennaio 2003 in trentatré distretti, tre municipalità (la capitale Chişinău, Bălţi e Tighina) e il territorio autonomo della Gagauzia, cui si è aggiunto dal luglio 2005 quello della Stînga Nistrului (nome ufficiale moldavo della Transnistria). La dinamica demografica è caratterizzata da un costante decremento (−0,3% annuo nel periodo 2000-2005), determinato da un forte flusso migratorio: il numero dei moldavi che vivono e lavorano all'estero è divenuto particolarmente consistente, come elevate sono le rimesse che essi inviano nel Paese. Secondo i risultati del censimento del 2004, l'etnia moldava costituisce il 78,2% della popolazione, seguita da una minoranza slava, in massima parte formata da ucraini (8,4%) e russi (5,8%), e da una piccola quota di gagauzi (4,4%), popolazione di lingua turca stanziata nel meridione del Paese, nel territorio autonomo che da essa prende nome. Per quanto riguarda le forme di insediamento, contrariamente a quanto avviene nella maggior parte dei Paesi europei, in M. la maggioranza della popolazione risiede in centri rurali.
Dopo un periodo di declino (nell'ultimo decennio del 20° sec. il PIL ha avuto un decremento medio annuo del 6,3%), nei primi anni Duemila l'economia ha mostrato segnali di crescita (+7,8% nel 2002, +6,3% nel 2003, +7,3% nel 2004), pur rimanendo condizionata dalle pressioni russe in campo energetico. Inoltre, la politica di avvicinamento all'Unione Europea perseguita dal governo ha rilanciato le riforme strutturali già avviate da tempo ma mai portate a compimento, così come ha stimolato la creazione di nuove imprese e investimenti. Nel 2004 le esportazioni hanno dato prova di vitalità grazie soprattutto all'aumento netto delle esportazioni di prodotti tessili: queste hanno in particolare beneficiato di un accordo di reciprocità siglato con alcuni Paesi europei, che forniscono macchinari per le industrie moldave e a loro volta importano i prodotti finiti.
Storia
di Paola Salvatori
La faticosa definizione di un'identità nazionale e il laborioso tentativo di trovare una collocazione autonoma nel contesto regionale continuarono a costituire, insieme al superamento dell'arretratezza del sistema produttivo, le sfide principali del Paese nei primi anni Duemila, caratterizzati altresì dal permanere di una grave instabilità politica e istituzionale.
I governi di coalizione di centrodestra, formatisi dopo le elezioni politiche del 1998, faticarono infatti a rimanere compatti di fronte al crescente peggioramento della situazione economica e all'emergere di un acceso conflitto tra il presidente della Repubblica P. Lucinski (in carica dal 1996) e il Parlamento. I tentativi del capo dello Stato di rafforzare il proprio ruolo vennero bloccati dall'assemblea legislativa, che nel luglio 2000 varò un emendamento costituzionale volto ad accrescere le prerogative dell'assemblea stessa, cui venne riservato, tra l'altro, il compito di eleggere il nuovo presidente. Il riemergere delle divergenze interne portò allo scioglimento della Camera e a nuove elezioni (luglio 2001). I partiti di governo subirono una pesante sconfitta, a fronte del successo del Partito comunista che con il 49,9% dei consensi e 70 seggi su 101 conquistò la maggioranza assoluta alla Camera e riuscì a imporre il proprio candidato, V. Voronin, alla presidenza della Repubblica (apr. 2001). Il nuovo esecutivo, guidato da V. Tarlev, pur ribadendo gli impegni presi con le organizzazioni finanziarie internazionali in materia di riforme economiche, pose un freno alle politiche di privatizzazione e ai tagli alla spesa sociale, venendo così incontro alle aspettative di larghi strati della popolazione, gravemente penalizzati dalle politiche restrittive attuate dai governi precedenti. Nel gennaio 2002 la decisione del governo di introdurre lo studio del russo nella scuola primaria provocò la dura reazione delle forze nazionaliste, guidate dal Partito popolare cristiano democratico, che iniziarono un'accesa campagna di protesta protrattasi per svariati mesi. Parallelamente il governo riprese le trattative con i rappresentanti della regione separatista della Transnistria (con popolazione a maggioranza slava, e di fatto indipendente dal 1990), nel tentativo di giungere a una soluzione politica della controversia, che si trascinava da oltre un decennio; sul tappeto i problemi del ritiro delle truppe russe ancora stanziate su quel territorio e la questione dell'indipendenza rivendicata dalla regione. Nonostante l'infittirsi delle trattative, mediate dall'Unione Europea e dall'ONU, non si riuscì a giungere a un accordo. Nelle elezioni politiche svoltesi nel marzo 2005 il Partito comunista, pur riconfermandosi come principale forza politica, subì una lieve flessione (46% dei voti e 56 seggi), mentre crebbero i consensi per le formazioni centriste, coalizzatesi nel Blocco democratico (28,5% e 34 seggi); il Partito popolare cristiano democratico rimase invece sostanzialmente stabile (9% e 11 seggi). Nell'aprile successivo Voronin fu rieletto presidente.