MOLDAVIA
(v. Moldava, XXIII, p. 544; App. II, II, p. 338; URSS, App. III, II, p. 1043; IV, III, p. 754)
Già Repubblica Socialista Sovietica, la M. costituisce una Repubblica indipendente (Repubblica di M.) nell'ambito della Comunità di Stati Indipendenti (CSI), nata dalla dissoluzione dell'URSS. Il paese si estende per una superficie di 33.700 km2 e al censimento del 1989 contava 4.335.360 ab. (dei quali il 64,5% Moldavi, il 13,9% Ucraini, il 13% Russi, il 3,5% Gagauzi, il 2% Bulgari e l'1,5% Ebrei). La capitale, Kišinev, annoverava 665.000 ab. nel 1989. Altre città importanti sono: Tiraspol' (182.000 ab.), Belcy (159.000 ab.), Bendery (130.000 ab.).
L'economia del paese si fonda sull'agricoltura e sulle industrie ad essa legate. Nel 1990 l'area coltivata era pari a 2,9 milioni di ha. Sempre nello stesso anno, secondo stime ufficiali, la M. ha prodotto il 25% della frutta e della verdura prodotte in totale dai paesi dell'ex URSS, il 23% del tabacco e il 10% della carne. Un certo rilievo ha assunto negli ultimi decenni la vitivinicoltura e attualmente l'esportazione dei vini costituisce un'importante fonte di valuta pregiata.
Discreto è il grado d'industrializzazione: attivi sono soprattutto i settori alimentare, del tabacco, tessile e chimico.
Lo sviluppo complessivo della rete ferroviaria è di 1150 km; la rete stradale misura 20.100 km (di cui 14.000 asfaltati).
Storia. - Fin dalla sua costituzione (1940) la Repubblica Socialista Sovietica Moldava fu sottoposta da parte di Mosca a un profondo processo di russificazione, volto a reciderne i legami culturali e storici con la Romania. Fu introdotto l'alfabeto cirillico, favorita l'immigrazione di Russi e Ucraini, mentre parte della popolazione di origine rumena veniva deportata in Asia centrale. Con l'avvento di M. Gorbačëv anche nella Repubblica Moldava cominciarono a emergere gruppi di opposizione che reclamavano la sospensione della politica d'immigrazione, il ripristino dell'alfabeto latino, il riconoscimento del rumeno come lingua ufficiale. Questi gruppi diedero vita nel maggio 1989 al Fronte popolare della Moldavia, la cui prima uscita pubblica fu, in giugno, una manifestazione di dissenso in occasione dell'anniversario dell'annessione della Bessarabia (1940). Le richieste del Fronte suscitarono la forte opposizione delle minoranze etniche russa, ucraina (residenti nella zona a est del Dnestr, Transdnestr) e gagauz (turchi cristiano-ortodossi), che si organizzarono per contrastare l'influenza dei nazionalisti nel governo e nel partito. Tuttavia questa influenza si accrebbe dopo le dimissioni del segretario del Partito comunista moldavo e la sua sostituzione (novembre 1989) con P. Luchinsky, un giovane riformatore di origine rumena più in sintonia con la politica di Gorbačëv. Questa tendenza trovò conferma nelle elezioni per il Soviet supremo moldavo, tenutesi il 25 febbraio 1990, senza la partecipazione ufficiale dell'opposizione, che registrarono la schiacciante affermazione dei candidati appoggiati dal Fronte. Successivamente (settembre) M. Snegur, sostenuto dal Fronte, fu designato prima alla presidenza del Soviet supremo, quindi (8 dicembre 1991) alla presidenza della Repubblica.
Il nuovo governo varò una serie di misure liberalizzatrici, come il trasferimento dal partito allo stato del controllo dei mezzi di comunicazione o l'eliminazione dei privilegi accordati al Partito comunista, fino alla dichiarazione di sovranità della M., che assunse il nome di Repubblica Socialista di M. (23 giugno 1990) e alla denuncia dell'illegalità dell'annessione della Bessarabia. Queste scelte provocarono un ulteriore inasprimento dei rapporti con le minoranze e il 25 agosto fu proclamata la Repubblica Socialista Sovietica Gagauz nella parte meridionale del paese, mentre il 2 settembre si costituì la Repubblica Socialista Sovietica Dnestr. Ambedue le dichiarazioni d'indipendenza furono annullate dal Soviet supremo moldavo, e le tensioni interetniche andarono crescendo fino a sfociare in scontri e violenze. Nel frattempo i colloqui tenutisi a Mosca tra i rappresentanti del governo moldavo e quelli delle minoranze fallirono.
La divaricazione delle posizioni emerse anche in occasione del referendum per l'Unione proposta da Gorbačëv tra le nuove Repubbliche. Al referendum (svoltosi il 17 marzo 1991) parteciparono infatti Russi, Ucraini e Gagauz, che votarono a favore del mantenimento dell'Unione, mentre esso fu ufficialmente boicottato dai Moldavi. A dispetto del voto favorevole il Parlamento accelerò il processo di secessione dall'Unione attraverso l'assunzione diretta del controllo delle imprese, la creazione di una banca centrale indipendente da quella dell'URSS e l'istituzione di una guardia nazionale (carabinieri). Questa linea trovò ulteriore conferma nella decisione del Soviet supremo di eliminare dalla denominazione della repubblica le parole socialista e sovietica (la denominazione ufficiale è divenuta quindi Republica Moldovenească) e prevalse, dopo il pieno appoggio dato a B. El'zin durante il fallito tentativo di colpo di stato di agosto, con la proclamazione dell'indipendenza (27 agosto 1991).
La nuova repubblica assunse immediatamente il controllo del confine con la Romania, costituì frontiera con l'Ucraina e infine aderì alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), anche se nel gennaio 1993 rifiutò una più stretta integrazione economica e politica.
La questione delle minoranze non trovò tuttavia facile soluzione, anche per l'emergere, dopo la caduta del regime comunista in Romania, di una tendenza all'interno del Fronte favorevole alla riunificazione con la stessa Romania, che si concretizzò nel dicembre nella costituzione del Consiglio nazionale per la riunificazione. Nel marzo 1992 venne proclamato lo stato di emergenza a causa dei continui scontri tra la polizia moldava e la popolazione russofona, che culminarono in giugno, nella città di Bendery, in violenze che provocarono centinaia di morti e migliaia di profughi. La situazione fu ulteriormente complicata dalla presenza di truppe russe (in quanto la Russia aveva appoggiato l'indipendenza del Transdnestr, in territorio moldavo). In agosto colloqui quadrilaterali tra Ucraina, Russia, Romania e M. portarono alla firma di un accordo e alla proclamazione del cessate il fuoco, ma in successivi incontri non si riuscì a concertare l'effettivo ritiro delle truppe russe.
Bibl.: Ch. King, Moldova and the New Bessarabian questions, in The world today, 1993, pp. 135-39.