MOLFETTA (A. T., 27-28-29)
Città della provincia di Bari, che sorge sull'Adriatico, ed è formata da un piccolo borgo medievale, sul mare, abitato specialmente da pescatori e da operai, e da una vasta area edilizia moderna, con vie larghe e diritte, abitata specialmente da industriali e commercianti, da bottegai e da agricoltori: come gli altri grossi abitati pugliesi, infatti, Molfetta, non ostante il suo recente sviluppo industriale, raccoglie nel centro la quasi totalità della popolazione agricola. Molfetta è città attivissima: lo sviluppo delle sue industrie è stato assai intenso nell'ultimo sessantennio (stabilimenti di olio al solfuro, fabbriche di saponi, pastifici e molini, fabbriche di laterizî, di mobili, fonderie, costruzioni navali, ecc.); il commercio è largamente praticato sia per le vie di terra sia per la via del mare. Il porto di Molfetta è uno dei più attivi del Barese: il movimento totale delle merci sbarcate e imbarcate si è svolto, nel triennio 1927-29, con una media annua di 52.530 tonn.; delle 55.642 tonnellate riguardanti il 1929, 51.731 furono di merce sbarcata e 3911 di merce imbarcata; in tale movimento i piroscafi figurarono per 34.581 tonn. e i velieri per 21.061 tonnellate; i suoi pescatori si spingono fin sulle più lontane coste del Mar di Levante (nel 1929, 28 battelli con 324 uomini di equipaggio raggiunsero le coste dell'Egitto). Molfetta è anche uno dei maggiori centri culturali della Puglia. Nel territorio comunale, vasto 58,23 kmq., l'agricoltura è molto curata e produce specialmente olio, vini e frutta. Contava circa 4200 ab. nel 1532 e poco meno di 7000 abitanti verso la metà del secolo XVII; alla fine del Settecento questa cifra era raddoppiata e nel 1840 triplicata; nel 1861 furono censiti 24.958 ab. che salirono a 40.135 nel 1901; il notevole incremento si arrestò nel principio del sec. XX a motivo del forte contributo dato all'emigrazione transoceanica; nel 1931 furono censiti 47.440 ab. Nella parte occidentale della città, e a meno di 2 km., si apre una grande cavità carsica detta "pulo" è una delle maggiori doline pugliesi (lunga 170 m., larga 130, profonda 35), con ripidissime pareti calcaree nella sezione di NE., con la successione di varî ordini di grotte abitate dall'uomo preistorico e con numerosi inghiottitoi alla base. Molfetta ha stazione ferroviaria sulla Bari-Barletta, ma è unita con Bari, da cui dista 25 km., anche da un servizio automobilistico.
Monumenti. - Soffocato da brutte fabbriche di tempo posteriore nascondenti la facciata principale e quelle laterali, s'innalza il duomo vecchio (1150-fine del '200): costruzione romanica tra le più interessanti della Puglia per l'originalità della sua pianta quasi integra e per la singolarità delle tre cupole (due emisferiche e la centrale ellissoidale) chiuse entro tamburi variamente poligonali coronati da coperture a piramide. All'esterno è meglio visibile la parte absidale orientata con bel finestrone tutto a rilievi in gran parte mutili e archi incrociati, fiancheggiata da due svelte torri campanarie a bifore. L'interno basilicale a tre navate, divise da quattro grandiosi pilastri cruciformi, è stranamente dissimmetrico sia per l'obliquità dell'asse longitudinale della chiesa sia per l'asimmetria dei pilastri non uguali sia per la diversa pianta delle torri, ora mozze, dell'antica facciata: tali dissimmetrie sono probabilmente da attribuirsi alla discontinuità del periodo costruttivo. Fini e originali i bei capitelli dei pilastri e delle semicolonne con reminiscenze arabe e bizantine, le quali forse sono anche da richiamarsi per spiegare i particolari modi costruttivi adoperati nell'architettura di questa bella chiesa pugliese.
Notevole è anche il duomo nuovo con alta facciata barocca: nell'interno un'Assunta di Corrado Giaquinto, pittore molfettese (1699-1765), e in sacrestia avanzi di un bel coro ligneo (1470) e un ricco ostensorio di Andrea Pascale abruzzese. Di Filippo Cifariello (nato nel 1865) è il monumento a Mazzini nella piazza omonima. Nei dintorni, quasi sul mare e presso un antico ospedale dei crociati, la chiesa di Santa Maria dei Martiri, costruzione romanico-pugliese, consacrata nel 1163, quasi totalmente rifatta.
Storia. - D'incerta origine e confusa da molti con la più famosa Amalfi, si chiamò per molto tempo nel Medioevo Melfi (onde la confusione che si fece anche tra Molfetta e la capitale normanna del ducato di Puglia), denominazione alla quale nel sec. XII si trova sostituita quella di Melficta (intendi civitas). Seguì le vicende generali dell'Italia meridionale e della Puglia in specie e appartenne ai Longobardi, ai Bizantini e ai Normanni (conti di Conversano). Alla fine del sec. XII, scosso il dominio feudale, divenne città demaniale, dipendente direttamente dagli Svevi e poi dagli Angioini e dagli Aragonesi, all'ombra dei quali vi si andò costituendo e sviluppando una "università", dotata di proprie consuetudini e di privilegi raccolti nel Libro Rosso, spesso in conflitto, per questioni di giurisdizione, col vescovo locale, la cui origine, messa da parte ogni notizia leggendaria, si fa risalire dai critici alla metà del secolo XI. La posizione marittima della città contribuì al suo sviluppo. All'inizio dell'età moderna e con l'avvento della dominazione spagnola, perdette il carattere di città demaniale e fu nuovamente infeudata. Carlo V la concesse nel 1522 a Ferrante di Capua, duca di Termoli, sotto la signoria del quale andò devastata dai Francesi del Lautrec. Passò quindi al genero di Ferrante di Capua, Ferrante Gonzaga, i cui discendenti la tennero sino al 1640, allorché fu venduta ai Doria. Isabella Doria la portò come dote in casa Spinola, che più tardi la vendette ai Gallarati Scotti di Milano. Passò da ultimo nuovamente al demanio. Nel 1799, in contrasto con altre città vicine, avversò i Francesi e i repubblicani e non si sottomise che dopo la presa di Andria a opera di J.-B. Broussier. Nelle successive rivoluzioni del 1820 e 1848, mandò al parlamento napoletano rappresentanti del partito liberale moderato (G.M. Giovene e Saverio Baldacchini).
Bibl.: G. Capellini, Les grottes de Molfetta, Bologna 1873; E. Flores, Il Pulo di Molfetta, Trani 1899; S. La Sorsa, Le industrie e il commercio di un comune delle Puglie nell'ultimo cinquantennio, Martina Franca 1910; C. Colamonico, Il pulicchio di Toritto e la genesi dei puli nel Barese, Roma 1920. - Per la storia: F. Caraballese, La città di Molfetta dai primi anni del sec. X ai primi del XVI, Trani 1899; D. Magrone, Libro rosso; privilegi dell'università di Molfetta, Trani 1899; id., La fine del dominio feudale in un comune della Puglia, in Rassegna Pugliese, XVI (1899); F. S. Pomodoro, Saggio storico della rivoluzione avvenuta a Molfetta il 5 febbraio 1799, Molfetta 1928; M. Altomare, Molfetta nel risorgimento politico italiano, Bari 1911. - Per i monumenti: P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I (Il Medioevo), Torino 1927; E. Bertaux, l'art dans l'Italie Méridionale, Parigi 1904; passim; G. Valente, La chiesa vecchia antico duomo di Molfetta, Bari 1910; A. Vinaccia, I monumenti medievali di Terra di Bari, ivi 1915, I, pp. 116-120.