MOLINO
– Famiglia di musicisti, attiva dal XVIII fino alla metà del XIX secolo lungo tre generazioni. Ebbe origine a Fossano, nei pressi di Cuneo, dove, negli ultimi decenni del XVII secolo visse il capostipite Giacomo Maria, padre di tre violinisti: Giovanni Ludovico (1689/90-post 1745), Giovanni Battista (I) (1697-1773) e Francesco Maria (1704-72). Unici musicisti presenti nella loro città, suonarono nell’orchestra del locale teatro (eretto intorno al 1750), nonché nei concerti pubblici e privati organizzati per varie occasioni civili e religiose.
Tutti i numerosi M. della seconda generazione si distinsero particolarmente per la loro militanza nell’esercito sardo in qualità di oboisti nella banda del reggimento «Piemonte». Alcuni di loro morirono in attività, altri furono «rimessi agli invalidi», oppure congedati. Il loro fedele e onorato servizio si perpetuò per una sessantina d’anni, fino al 1793, all’epoca del congedo di Francesco Giovanni, e valse loro una particolare riconoscenza da parte della Casa reale, ricaduta poi favorevolmente anche sui figli. Fra gli anni 1779 e 1798, i M., grazie alla loro eclettica preparazione musicale, si resero maggiormente noti entrando nelle file delle prestigiose orchestre della cappella e del teatro regi suonando il corno (tromba) da caccia, il violino e la viola.
Il ramo principale della famiglia discende da uno dei tre figli del capostipite, Giovanni Ludovico che, dal primo matrimonio con Ottavia Bartolomei, ebbe i figli Giacomo Maria (II) e Giuseppe Francesco e, da Angela Veronica Villanis, sposata in seconde nozze, Giovanni Battista (II), alias Giovanni Luigi.
Giacomo Maria nacque a Fossano nel 1718 e fu il primo che intraprese, nel 1736 con il fratello Giuseppe Francesco, la carriera militare come oboista di banda. Morì in servizio, a Novara, nel 1753.
Giuseppe Francesco nacque a Fossano nel 1721. Seguì le orme del fratello Giacomo Maria arruolandosi volontario nella banda degli oboisti del reggimento «Piemonte» nel 1736 e se ne congedò nel 1760, quando era sposato con Maddalena Miliore (Fossano, 1729 - Torino, 1814) da almeno sette anni e probabilmente già residente in Torino. In quella città nel 1756 era entrato a far parte dell’orchestra del teatro Regio come suonatore di tromba da caccia e, dal 1767, come violinista. Dopo aver suonato a fianco dei famosi G.B. Somis, L. Celoniati e P. Canavasso al teatro Regio, divenne loro compagno anche tra i violinisti della cappella, diretta poi da G. Pugnani, dopo che il posto si rese vacante per la morte di Somis, nel settembre 1763. Fu il primo dei M. ad accedere a tale prestigioso incarico, che mantenne fino alla morte. Da lui discendono Luigi e Valentino.
Morì tra l’aprile e il maggio 1785 a Torino.
Giovanni Battista (II), noto con il nome di guerra Giovanni Luigi, nacque a Fossano nel 1735. Anch’egli si arruolò giovanissimo nell’esercito come oboista nel 1752 e terminò il servizio nel 1778, quando fu «rimesso agli invalidi» nel presidio di Cuneo, dove era ancora vivente nel 1795. Nel settembre 1775 il corteo nuziale che da Parigi doveva portare a Torino la principessa Clotilde, sposa al principe di Piemonte (futuro re Carlo Emanuele IV), fece tappa a Chambéry, dove furono allestiti i festeggiamenti. In tale circostanza gIOVANNI bATTISTA M. fu incaricato di dirigere le bande riunite dei reggimenti «Dragoni del Re» e «Piemonte».
Dal ramo cadetto di Giovanni Battista (I) discende Giacomo Maria Gaetano, nato a Fossano nel 1740. Nel 1762, insieme con lo zio Francesco Maria e i suoi due figli Giuseppe Ignazio e Costanzo Antonio, fece parte dell’orchestra che suonò per celebrare l’ingresso in Fossano del vescovo Carlo Morozzo. Morì nel 1765, annegato mentre tentava di attraversare a cavallo il fiume Stura.
Dal ramo cadetto di Francesco Maria discendono Giuseppe Ignazio, Costanzo Giuseppe Antonio e Giovanni Battista (III).
Giuseppe Ignazio nacque a Fossano nel 1735. Militò nell’esercito come oboista di banda, prima nel reggimento «Monferrato» (1756-60) e poi nel reggimento «Piemonte» dal 1760 fino alla morte. Morì nel 1784 a Pinerolo, mentre era in servizio. Da lui discende Francesco Giovanni.
Costanzo Giuseppe Antonio nacque a Fossano nel 1737. Fu arruolato oboista dal 1764 e morì nel 1787, forse in Alessandria. È probabilmente l’autore di due concerti per violino provenienti dall’Archivio Sannazzaro di Casale Monferrato (Martinotti).
Giovanni Battista (III) nacque a Fossano nel 1746. Entrò nell’esercito nel 1765, e nel 1792 fu «rimesso agli invalidi», a Cuneo, con il grado di sergente.
Gli ultimi musicisti della famiglia, quelli della terza generazione, furono i fratelli Alessandro Luigi e Valentino (figli di Giuseppe Francesco) e Francesco Giovanni (figlio di Giuseppe Ignazio), che registrarono molti successi sia in patria sia all’estero.
Alessandro Luigi Giovenale nacque a Torino il 6 maggio 1762. Nei registri di Corte fu sempre chiamato con il nome Alessandro, ma si firmava e si faceva chiamare Luigi. Il terzo nome testimonia la devozione paterna per il santo patrono di Fossano. Nella stagione 1781-82, a diciannove anni, entrò nell’orchestra del teatro e nel 1783 in quella della cappella, assunto come violinista soprannumerario, carica tramutata in violinista effettivo nel 1785. In quegli anni coltivò anche lo studio dell’arpa, di cui divenne altrettanto virtuoso. Risalgono al 1798 le sue prime composizioni edite, per pianoforte e per canto e pianoforte, pubblicate in fascicoli mensili presso il libraio M.A. Morano di Torino. Nello stesso anno, il 15 luglio, morì G. Pugnani, e il suo ambito incarico di primo violino fu affidato ad Alessandro Luigi, con patente del 20 novembre. Dopo un solo mese gli avvenimenti della guerra costrinsero il re Carlo Emanuele IV all’esilio e la cappella fu sciolta. Iniziò allora il cosiddetto periodo del «governo francese» (1798-1814), che durò fino alla caduta di Napoleone. In quel periodo Luigi compose vari inni e cantate per le maggiori solennità, ma il suo maggior impegno fu rivolto a riportare l’orchestra del teatro ai fasti dei tempi di Pugnani, dopo che la crisi economica aveva costretto i migliori musicisti all’esodo. Tra il 1801 e il 1809 fu propugnata l’istituzione di una scuola di musica, su progetto di C. Botta sostenuto in seguito da P. Balbo con l’appoggio dei due musicisti più illustri di Torino, l’abate B. Ottani (nominato nel 1808 maestro di cappella del principe Borghese) e lo stesso Luigi; ma le lunghe trattative con le autorità competenti non andarono mai a buon fine. Nel 1812 Alessandro Luigi fu anche impresario, con F. Pessagno, dei teatri D’Angennes e Sutera, dove si rappresentavano di preferenza le opere comiche. Risale al 1809 un suo viaggio a Parigi, dove si fece apprezzare come violinista e arpista e dove pubblicò tre concerti per arpa e altra musica cameristica. Intanto la sua fama aveva raggiunto anche Milano e Napoli dove, nel 1806, fu eseguita una sua cantata. Con il ritorno dei Savoia a Torino, nel maggio 1814, l’orchestra della cappella fu prontamente ricostituita e Alessandro Luigi riebbe l’incarico di primo violino. Negli anni successivi cominciò ad avvertire disturbi di sordità e altre infermità; per questo motivo nel 1823 fu collocato a riposo, e al suo posto subentrò G.B. Polledro.
Passò gli ultimi anni dedicandosi prevalentemente a operazioni commerciali di compravendita, ai prestiti di denaro e alla cura della sua vigna sui colli di Torino, accumulando un notevole patrimonio, che lasciò in eredità all’ospedale di S. Luigi.
Morì a Torino il 24 ag. 1846.
Tra le sue composizioni rimangono, manoscritte: l’inno O subalpino popolo (1800) e il Duetto buffo per 2 bassi e orchestra (entrambi a Torino, Acc. Filarmonica), la cantata Battaglia di Marengo (1801; Torino, Archivio stor. comunale), una sinfonia, 6 quartetti e 12 trii per archi, una sonata per violino e clavicembalo, vari pezzi per chitarra a 5 corde (1780-90; Torino, Biblioteca nazionale). Inoltre le musiche stampate a Torino: Sonata, Ouverture per pianoforte, la cantata Le Conseil, per soprano e pianoforte (1798), Trois ariettes italiennes, per canto e arpa (1807), e quelle pubblicate a Parigi: 3 concerti per arpa, Fantaisie op. 10 per arpa, violino e basso (1812), Grande sonate op. 11 per arpa e violino (1812), Trois duos e altri Trois duos op. 13 (dedicati a G.B. Viotti) per 2 violini.
Carlo Giovenale Valentino, fratello di Alessandro Luigi, nacque a Torino il 10 ott. 1766. Esperto nel violino e nella chitarra, fu soprattutto noto come il migliore suonatore torinese di viola, strumento che suonò dalla stagione 1783-84 al teatro e dall’agosto 1784 alla cappella, dove fu subito assunto in qualità di violista effettivo. Nel 1798 dovette lasciare tale carica a causa dello scioglimento della cappella stessa. A quella data era già sposato con Giuseppa Vacca (Torino, 1776-1807) e padre di Angelo, nato nel 1795. Nel 1791 aveva ricevuto l’incarico supplementare di suonare il violino per le lezioni di ballo dei Reali Principi. Durante gli anni del Governo francese mantenne il ruolo di prima viola al teatro e si fece conoscere come compositore, pubblicando varie musiche cameristiche con chitarra a Torino e a Milano. Fu confermato prima viola nella ricostituita cappella nel 1814. Suonò ancora nella stagione teatrale del 1822-23, ma l’impresario pensò allora di affiancargli un’altra prima viola, viste le sue precarie condizioni di salute.
Morì il 20 nov. 1824, a Torino.
Tra le sue composizioni rimaste manoscritte figurano: un trio [op. 10, n. 2] per violino, viola e chitarra e 3 duetti op. 9 (Biblioteca del Conservatorio «Giuseppe Verdi») per violino e chitarra e altri pezzi per chitarra. Diede alle stampe a Torino: Gran duo concertant op. 5 (1809) per arpa e violino, Grand trio concertant op. 10, n. 1 (1809-10) per violino, viola e chitarra, Petites pièces (1809) per chitarra, e a Milano: Quattro ariette op. 11 (1808-10) per canto e chitarra.
Francesco Giovanni, figlio dell’oboista Giuseppe Ignazio, nacque a Ivrea il 4 giugno 1768. Seguendo la tradizione di famiglia, si arruolò a quindici anni, nel 1783, nel reggimento «Piemonte» in qualità di oboista soprannumerario. Nell’aprile del 1787 fu oboista effettivo, fino al congedo nel settembre 1793. Durante il servizio militare suonò la viola al teatro Regio fra gli anni 1786 e 1789. Nulla si conosce della sua vita tra il 1793 e il 1814. In quel periodo soggiornò probabilmente in Francia e in Germania; infatti a Parigi, nel 1803, pubblicò il primo concerto per violino, e a Lipsia, tra il 1812 e il 1813, un metodo per chitarra e i primi sette numeri del suo catalogo (sonate per chitarra e musica cameristica). Maggiormente plausibile è un suo soggiorno a Genova, suffragato dalle dediche di alcune sue opere al conte G.L. Durazzo e al nobile Carlo Di Negro, primo mecenate di N. Paganini. Inoltre, da una sua lettera risalente al 1843 (Londra, British Library, Add., 17838, c. 214) si deduce che egli fu maestro del violinista genovese A. Delle Piane e che potrebbe aver conosciuto anche N. Paganini. Era sicuramente a Torino nel 1814, assunto come violinista nella ricostituita cappella Regia. Il nuovo impiego durò pochi anni: nell’ottobre del 1818 chiese di essere dispensato dall’incarico. Ne ottenne il permesso e, con la concessione di mantenere il titolo di virtuoso onorario, anche in grazia dei lodevoli servizi prestati dal defunto padre nella banda del reggimento «Piemonte», partì per Parigi, forse già negli ultimi mesi del 1818 o all’inizio del 1819.
La chitarra, divenuta strumento di casa presso i M., godeva allora di un largo favore presso tutte le classi sociali in Europa, e a Parigi in particolare. Vivevano in quella città centinaia di amatori e dilettanti, una trentina di professionisti e maestri, soddisfatti da una fiorente editoria e da un buon numero di periodici musicali, specifici per la chitarra.
Al suo arrivo a Parigi, oltre che sul suo titolo di «professeur de violon et de guitare attaché à la Chapelle de S.M. le Roi de Sardaigne» (così come compare in numerosi frontespizi delle sue musiche), egli poteva contare su una vasta rete di conoscenze tra le più influenti personalità della nobiltà e di alti ufficiali dell’esercito, nonché tra i titolari di varie case editrici, tra i musicisti in genere e tra i chitarristi. Nel 1820 il catalogo delle sue composizioni arrivava al n. 25 e comprendeva le prime opere stampate a Lipsia (ripubblicate a Parigi), altre nuove composizioni e il secondo concerto per violino, dedicato al «suo amico» R. Kreutzer, il famoso violinista legato alla sonata op. 47 di L. van Beethoven.
I successi ottenuti da Francesco Giovanni insidiarono la fama di un altro grande chitarrista, il napoletano F. Carulli, residente a Parigi dal 1808 e famoso soprattutto per il suo metodo. La didattica chitarristica di Francesco Giovanni fu giudicata, rispetto a quella di Carulli, più approfondita e più idonea alle esperienze dei chitarristi più esigenti. Le dispute tra «carullisti» e «molinisti» diedero vita a una ennesima querelle che spinse Francesco Giovanni ad approfondire i propri concetti metodologici nella nuova Grande Méthode op. 33, dedicata a Maria Carolina di Borbone duchessa di Berry, pubblicata nel 1823. Nelle pagine di tale metodo è raffigurata la chitarra che da qualche anno si era fatto costruire appositamente su proprio progetto, ispirato alle caratteristiche del violino. Se ne conservano alcuni esemplari presso musei e collezioni private. Il metodo ebbe varie riedizioni, compresa quella in lingua spagnola.
Dopo il 1823 la produzione di nuove composizioni proseguì costantemente, sempre con opere solistiche e cameristiche per chitarra, tra cui spiccano il Grand trio concertant op. 30, il Second Grand trio conconcertant op. 45, ambedue per flauto (o violino), viola e chitarra, la Grande sonate op. 51 per chitarra e il Grand concerto op. 56 per chitarra e orchestra. Il suo catalogo termina con le Deux sonates op. 68, scritte per violino solo e di arduo impegno virtuosistico. Esse sono edite in F. Molino, Opere scelte per chitarra, a cura di M. Dell’Ara, Ancona 1993.
Morì a Parigi nel 1847.
Fonti e Bibl.: Londra, British Library, Add., 17838, c. 214: Francesco Molino, lettera a Dragonetti, 1843; F. Regli, Storia del violino in Piemonte, Torino 1863, pp. 107 s.; Ph.J. Bone, The guitar and mandolin, London 1914, pp. 241 s.; D. Prefumo, Il concerto per chitarra e orchestra di F. Molino, in Fronimo (1984), n. 46, pp. 10-25; M. Dell’Ara, Luigi, Valentino e Francesco Molino, ibid. (1985), n. 50, pp. 14-43; Id., Il «Metodo» di F. Molino, ibid. (1988), n. 65, pp. 40-50; S. Martinotti, Musica a Casale, Casale Monferrato 2005, p. 313 (per Costanzo Giuseppe Antonio); D. Prat, Diccionario de guitarristas, Buenos Aires, 1934, pp. 211 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, V, pp. 135 s.