molino
In If XXIII 47 Non corse mai sì tosto acqua per doccia / a volger ruota di molin terragno, / quand'ella più verso le pale approccia, il termine si riferisce alla " macchina per macinare il grano ", i cui strumenti fondamentali sono due ‛ mole ' o macine, che girano per la forza dell'acqua o del vento. In XXXIV 6, in un passo in cui Lucifero richiama a D. l'idea di un molin che 'l vento gira, il paragone si riferisce, oltre che al vento, dal quale D. dice poi di doversi riparare, alle ali del mulino. Si noti che nel verso seguente il m. è chiamato dificio, cioè " macchina da guerra ".
Per tornare a XXIII 47, che è passo forse più interessante e in cui certo singolare è il paragone del veloce movimento dei due poeti con l'impetuosa caduta dell'acqua fra le pale di un m., si noti che il molin terragno non è in contrapposizione con il m. a vento (come sostiene, per es., il Vellutello), bensì con il m., sempre ad acqua, posto al centro di un fiume, su zattere galleggianti (cfr. Porena). In questo tipo di m. " aqua cadens ab alto in bassum per locum angustum currit velocius quam aqua molendini positi in aqua magna " (Benvenuto).