MONACO da Firenze
Il solo poema italiano sulle crociate che ci sia rimasto è il ritmo De expugnatione civitatis Acconensis, di circa 900 versi. Sino dal 1781, G. Mariti aveva identificato l'autore del ritmo, che un manoscritto chiama Monachus florentinus acconensis episcopus, con un fiorentino di nome Monaco, il quale, passato in Oriente, vi conseguì onori e cariche ecclesiastiche, fino a divenire (1180) arcivescovo di Cesarea. Caduta questa in potere del Saladino (1187), tornò in Italia, ma presto con la terza crociata ripassò in Palestina, e partecipò all'assedio di S. Giovanni d'Acri (Accone; 1189-1191) della quale città divenne poi arcivescovo. Nel 1194 fu nominato patriarca di Gerusalemme; morì intorno al 1202.
L'identificazione del Mariti, che, prescindendo dal casato dei Corbizzi erroneamente attribuito a M., era fondata su buoni documenti, è sicura; cade pertanto l'altra (che, affacciata da P.-E.-D. Riant, ebbe un certo seguito tra gli studiosi) con un pressoché sconosciuto monaco fiorentino Aimaro, nominato, certo per errore, in un passo dubbio e oscuro della tarda Chronique d'Outremer.
Il ritmo, con ogni probabilità composto subito dopo gli avvenimenti narrati, e da persona che vi partecipò, è fonte storica importante sull'assedio di S. Giovanni d'Acri, le cui vicende segue ordinatamente, recando molti particolari interessanti. Scarso è peraltro il suo valore artistico, nonostante qualche vivace descrizione e considerazione.
Ediz.: Il poema fu pubblicato dapprima da I. B. Herold, De bello sacro continuatae historiae libri sex, Basilea 1549, poi da P.-E.-D. Riant (Parigi 1865 e Lione 1866); quindi da W. Stubbs, in Rer. brit. medii aevi script., LI, iii, p. 106 segg.
Bibl.: G. Mariti, Memorie istoriche di M. de' Corbizzi, Firenze 1781; F. Novati e A. Monteverdi, Le origini, Milano 1926, pagine 621-623.