MONALDESCHI
. Fu la principale famigfia di Orvieto, pur non appartenendo alla nobiltà maggiore della città, come i conti di Montemarte, ma alla nobiltà minore arricchita con i commerci e con i possessi agricoli, tolti in parte ai feudatarî. Si contrapponeva a questa famiglia l'altra dei Filippeschi; ambedue erano a capo delle forze popolari che avevano vinto la fazione magnatizia, ma i M. guelfi e i Filippeschi ghibellini. Un decisivo combattimento s'impegnò tra le due parti fra il 16 e il 20 agosto 1313, mentre l'imperatore Arrigo VII passava in vicinanza di Orvieto. Il partito dei Filippeschi fu sconfitto e scacciato, e i suoi beni arricchirono gli avveersarî.
Sarebbe stato allora possibile la formazione della signoria di un M. e vi era anche l'uomo capace, Manno o Ermanno di Corrado, battagliero, risoluto e accorto. Ma gli contrastarono il potere altri membri della famiglia, che si divise allora in quattro rami: della Cervara, della Vipera, del Cane e dell'Aquila, distinti negli stemmi dalla testa di uno di questi animali sovrapposta all'arme comune: tre rastrelli turchini in campo d'oro. Il più energico avversario di Ermanno M. era Napoleuccio del Cane, giovane valoroso e audacissimo. Soltanto dopo che egli fu ucciso in combattimento in mezzo a una via nel 1334, Ermanno iniziò la sua signoria e governò assai bene; ma era troppo innanzi in età e venne a morte dopo soli tre anni, per cui non poté assodare il governo della sua famiglia. Così le lotte continuarono quasi senza tregua, sostenendovi sempre la parte principale la famiglia M. con i suoi rami discordi, che alla fine ridussero alla rovina la città, già decaduta perché la sua posizione non aveva più la grande importanza di prima (v. orvieto).
L'ultima persona della famiglia Monaldeschi che acquistò una certa notorietà per la sua tragica fine, fu il marchese Giovanni Rinaldo, grande scudiere e amante dell'ex-regina Cristina di Svezia. Venuta la regina in possesso di una lettera in cui il M., fingendo che altri l'avesse scritta, rivelava parecchi segreti di lei, Cristina, che si trovava ospite del re di Francia a Fontainebleau, lo fece uccidere, accordandogli appena due ore di tempo per potersi confessare.
Bibl.: A. Ceccarelli, Dell'historia di Casa Monaldesca, Ascoli 1580 (l'autore, di Bevagna, fu impiccato per le sue falsificazioni); Fr. Montemarte, Cronaca degli avveimenti d'Orvieto, Torino 1846; L. Fumi, Codice diplomatico d'Orvieto, Firenze 1885; G. Pardi, Comune e Signoria a Orvieto, Todi 1907; L. Grottanelli, La regina Cristina di Svezia in Roma, Firenze 1889.