DEČANI, Monastero di
Monastero della Serbia meridionale, a km. 17 da Peć. La costruzione venne iniziata nel 1327 per volontà del re Stefano III Uroš, soprannominato per questo Dečanski, ma i lavori furono ultimati solo nel 1335 dal figlio Stefano Dušan, divenuto poi imperatore, che commissionò la decorazione ad affresco eseguita tra il 1335 e il 1350.La chiesa del monastero di D., dedicata al Salvatore, è un edificio a cinque navate, dotato di ampio atrio a tre navate, ed è la più grande delle chiese serbe medievali (lunga oltre m. 36, alta m. 28). Il presbiterio a tre navate termina con altrettante absidi, semicircolari anche all'esterno: quattro colonne dividono lo spazio in nove campate con volte a costoloni. Nel corpo longitudinale della chiesa, anch'esso coperto da volte costolonate, le navatelle estreme si concludono verso E in due cappelle orientate dedicate a S a s. Nicola e a N a s. Demetrio. A E della navata centrale, di dimensioni maggiori di quelle laterali, si innalza una cupola su pennacchi, poggiante su un tamburo ottagono, sorretto da quattro robuste colonne e dotato di bifore che permettono l'illuminazione della parte centrale della chiesa. All'esterno l'edificio è rivestito da lastre di marmo di colore rossastro, violetto e ocra, alternatamente disposte, con effetto pittorico.Sull'architrave del portale meridionale della facciata un'iscrizione reca il nome dell'architetto del monastero: il frate Vita, appartenente all'Ordine dei Francescani di Cattaro, alla cui formazione si deve lo stile romanico dell'edificio - che rientra nella tradizione delle chiese serbe destinate a ospitare la sepoltura del loro fondatore, attestata fin dai tempi di Stefano Nemanja (1168-1197) - con l'aggiunta di alcuni elementi gotici, come le volte a costoloni e gli archi spezzati. Nell'architettura del monastero si nota anche l'influenza della tradizione architettonica serba del sec. 13°: in particolare la cupola e il presbiterio tripartito rispondono alla disposizione spaziale tipica delle c.d. chiese della Raška. La fusione di concezioni architettoniche romaniche, bizantine e gotiche costituisce l'originalità di D.; la chiesa, ben proporzionata, caratterizzata da una raffinata graduazione di effetto di ascesa della massa verso il centro della cupola, va annoverata tra le opere più significative dell'architettura medievale serba.Il monastero è ricco di decorazioni scultoree di stile romanico ispirate forse all'Apocalisse. Rilievi figurati ornano i quattro portali, le due trifore, le venti bifore e anche i capitelli e le mensole. Tra le composizioni più significative vanno ricordate quelle di Cristo in maestà nel portale ovest, del Battesimo di Cristo nel portale sud e di S. Giorgio a cavallo nella trifora occidentale; negli altri fregi sono rappresentati frequentemente leoni, dragoni, grifoni, centauri, diversi motivi vegetali e raramente creature umane. Solo in minima parte si tratta di sculture a tutto tondo, come i leoni e i grifoni sul portale tra l'atrio e il naós. Molto probabilmente gli scultori attivi a D. provenivano da Cattaro e al pari degli architetti di provincia erano fedeli a modelli antichi e a concezioni stilistiche romaniche, tendevano a semplificare le forme e a curare molto la frontalità, dedicando particolare attenzione ai dettagli.Gli affreschi della navata e del presbiterio, eseguiti tra il 1335 e il 1348 - quelli dell'atrio vennero invece ultimati nel 1350 -, furono realizzati da un numeroso gruppo di pittori provenienti da diverse regioni del regno di Serbia. Con le oltre mille immagini, tra scene e figure singole, ancora oggi ben conservate, gli affreschi di D. costituiscono il maggiore complesso superstite della pittura serba della prima metà del 14° secolo. Nella chiesa sono stati dipinti ventitré cicli, alcuni dei quali molto rari, che illustrano singoli libri delle Sacre Scritture, come gli Atti degli Apostoli, la Genesi, il libro dei Proverbi e quello di Daniele. Nell'atrio è raffigurato anche un menologio completo, con tutte le principali ricorrenze cristiane per ciascuno dei giorni dell'anno; da questo punto di vista la decorazione pittorica di D. costituisce una sorta di enciclopedia illustrata dell'epoca. Alcuni cicli sono rappresentati estesamente - per es. i Miracoli di Cristo con ventidue scene -, mentre talune composizioni sono ricche di dettagli, per es. le pene infernali nel Giudizio universale.Particolarmente significativi sono i ritratti di personaggi contemporanei e di figure storiche: l'imperatore Stefano Dušan compare quattro volte e sono raffigurati anche i membri della sua famiglia, il patriarca dell'epoca Joanikije, i primi due igumeni del monastero e un aristocratico locale. Nella scena che illustra l'ultima stanza dell'inno Acatisto è rappresentata l'intera famiglia del sovrano durante una liturgia dinanzi all'icona della Vergine. Nell'atrio è raffigurata - sul modello della stirpe di Isaia - la dinastia dei Nemanja con tutti i sovrani, da Stefano Nemanja fino agli ultimi discendenti, l'imperatore Stefano Dušan e suo figlio Stefano Uroš. Molti ritratti, che avevano lo scopo di celebrare il fondatore e i suoi predecessori, sono ricchi di particolari realistici, almeno per quanto permetteva la stilizzazione delle forme tipica dell'arte bizantina.Gli affreschi di D. sono una fonte preziosa per conoscere la società serba del sec. 14°, poiché vi sono rappresentati le cerimonie di corte, i lavori dei campi, i divertimenti popolari e altri aspetti della cultura materiale. Eseguiti nell'arco di ca. quindici anni, con il lavoro di artisti provenienti da botteghe diverse, gli affreschi mostrano rilevanti differenze stilistiche: alcuni pittori, come quelli attivi nei cicli delle Grandi Feste e dei Profeti della cupola, prediligono forme monumentali, altri perseguono soprattutto intenti narrativi, come i pittori dei Miracoli di Cristo, altri mettono in rilievo il tono solenne degli avvenimenti che descrivono, altri ancora, invece, infondono una dimensione lirica alla descrizione di avvenimenti biblici. Tranne che per Srdja, pittore originario forse della costa adriatica, non è possibile individuare la provenienza dei singoli artisti; le diverse impostazioni stilistiche permettono tuttavia di identificare due gruppi di frescanti: alcuni, attivi nella navata, riprendono moduli tradizionali; altri, operanti nell'atrio, preannunciano invece le novità della seconda metà del 14° secolo.Nella chiesa di D. si conserva l'iconostasi marmorea del 1340 ca., dotata di cinque icone, opera degli stessi artisti che eseguirono gli affreschi; del monastero sono superstiti il refettorio e la torre d'ingresso della metà del sec. 14°, entrambi opere dell'architetto Georgije e dei suoi aiuti Dobrosav e Nikola. Nel Monastirski Muz. sono conservati manoscritti, oggetti di oreficeria e numerose icone.
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