MONASTIR (da Μοναστέριον; A. T., 77-78)
Nome greco e albanese più comunemente noto della città di Bitoli (toponimo serbo) nella Macedonia jugoslava. Sorge sul Dragor, affluente della Cerna, ai piedi del boscoso M. Peristeri, a 618 m. s.m., sul margine SO. della conca, che conserva il nome classico di Pelagonia, fertile, ma in parte paludosa. Qui passava la romana Via Egnazia e dalla direttrice da essa segnata vi si distacca oggi la ferrovia, che, dopo averla seguita da Salonicco, volge al nord per Prilep a congiungersi alla grande linea del Vardar. Ragguardevole centro religioso e culturale della regione, possiede alcune istituzioni scolastiche, chiese e moschee, ed è sede di un arcivescovo della chiesa serba.
Industrie locali tipiche sono quelle delle passamanerie, dei tappeti, la concia delle pelli e la fabbricazione delle filigrane in argento, decaduta dopo la guerra mondiale. Produzioni agricole d'importanza commerciale sono i cereali e l'oppio; dell'allevamento, i formaggi e i pellami. Famose le fiere, cui conviene tutta la Serbia di SO. Lungo il fiume sono viali pretensiosi, ma l'interno della città è in complesso povero e squallido: solide le costruzioni, in pietra, ma in genere a un solo piano.
Al principio del secolo contava una popolazione di circa 40.000 abitanti, di cui quasi la metà musulmani (Albanesi e Turchi). Il censimento del 1921 ne dichiarò 28.418, saliti nel 1931 a 32.982. La composizione è varia: accanto agli Albanesi, Bulgari, Serbi, Romeni, Turchi e Greci, vi si nota la maggiore colonia israelita della vecchia Serbia.
Durante il regime ottomano, Monastir fu capoluogo di un vilâyet esteso 28.500 kmq., con circa 850.000 ab. nel 1900: per metà erano considerati Bulgaro-macedoni, un quarto Albanesi, un decimo Turchi, il rimanente Romeni o Aromeni, Greci, Israeliti, zingari. Il vilâyet fu smembrato in seguito alle guerre balcaniche (1912-13) e alla costituzione dell'Albania. La massima parte rimase tuttavia assegnata ai Serbi, che avevano espugnato la città, e dopo i successivi rimaneggiamenti si trova oggi compresa nel banato del Vardar, in cui Monastir è capoluogo di circondario e d'ispettorato circondariale con giurisdizione su Ochrida (Ohrid) e Dibra.
La posizione presso i confini albanese e greco le conferisce importanza militare primaria, onde è fortemente presidiata.
Storia. - La città sorge presso il luogo dell'antica Eraclea Lincestide (v. XIV, p. 176), che per essere stata originariamente abitata da Pelagoni ebbe probabilmente, già in antico, il nome di Pelagonia. Trasportata in epoca romana sul luogo dell'odierna Monastir, Pelagonia fu, in epoca bizantina, centro di vita monastica che fioriva specialmente nella celebre laura di Bukov. L'occuparono i Bulgari che le diedero il nome di Bitoli; la riprese l'imperatore Basilio II, il Bulgaroctono, nel 1014. I Turchi l'occuparono nel 1382 dandole, per i suoi monasteri, il nome di Monastir e facendone un centro militare. Il sec. XIX vide lo svilupparsi della città. Durante le guerre balcaniche fu espugnata dai Serbi (5 novembre 1912) dopo una grande battaglia. A loro la tolsero i Tedesco-Bulgari guidati dal generale M. v. Gallwitz durante la guerra mondiale (4 dicembre 1915). Il generale francese E. Sarrail l'occupò il 18 novembre 1916.