MONETA
Epiteto della dea romana Giunone (v.). Con questo nome venne spesso designata la dea nel suo aspetto di divinità protettrice della città (poliade), cioè di Regina (Iuno Moneta regina). Il culto di Giunone Moneta fu istituito in seguito al voto fatto dal dittatore Furio Camillo nel 346 durante la guerra contro gli Aurunci: alla dea fu dedicato un tempio sul Campidoglio, e ne fu fissata la festa alle calende di giugno. Dal secondo secolo in poi la dea ebbe un tempio anche sul monte Albano, dove il suo culto fu congiunto con quello di Giove Laziale.
L'identità dell'epiteto di Giunone col nome dato, in seguito, a Roma, alla zecca e al metallo coniato si spiega generalmente col fatto che la zecca era situata sul Campidoglio, annessa appunto al tempio di Giunone Moneta (ad Monetae); mentre, per il suo significato, quell'epiteto è stato ricondotto, così dagli antichi come dai moderni, al verbo moneo, a designare Giunone come la "ammonitrice" la "consigliatrice" del suo popolo. Invece, secondo l'ipotesi dell'Assmann, l'epiteto Moneta sarebbe da ricongiungere con la leggenda delle monete puniche Machanath e l'epiteto sarebbe perciò venuto alla dea dall'essere il suo tempio posto presso alla zecca ove si coniavano quelle che i Romani avrebbero chiamato, con parola punica, "monete".
Bibl.: V. la bibliografia di giunone, e specialmente: E. Assmann, in Klio, VI (1906), p. 477 segg.; V. Costanzi, in Klio, VII (1907), p. 335 segg.; A. W. Hands, in Numism. Chreon., s. 4ª, X (1910), p. 1 segg.; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 190; G. Giannelli, in E. De Ruggiero, Dizionario epigraf. di antichità rom., IV, p. 12.