MONGINEVRA (A. T., 17-18-19)
Valico delle Alpi Cozie, a 1854 m. s. m., tra la valle della Dora Riparia (Po) e quella della Durance (Rodano). È formato da un'ampia sella coperta di pascoli che si apre fra monti alti oltre 2500-3000 m.; essa si continua verso E. in una conca, nella quale sorge, a 1760 m. s. m., il villaggio italiano di Clavières (118 ab.), frequentata stazione estiva e di sport invernali. Dall'altro lato del passo, in territorio francese, è il villaggio di Montgenèvre, che conserva l'ospizio fondato nel sec. XVI dal delfino Umberto II, ricostruito nel sec. XIX, e ora adoperato come albergo e caserma. Il tracciato del confine lascia l'intero passo alla Francia, correndo a un chilometro a destra di esso. Napoleone fece costruire attraverso il passo la grande strada da Susa a Briançon, terminata nel 1807. Su questa strada si innesta, a Cesana Torinese, quella proveniente da Pinerolo per la valle del Chisone e il valico del Sestrières. Dal Monginevra si può dunque scendere in Piemonte per due diverse vallate: per questo, oltreché per la sua quota poco elmata e per essere abbastanza al riparo dalle bufere, il passo fu utilizzato, fin dai tempi più remoti, dalle invasioni e trasmigrazioni dirette nella valle del Po, ed ebbe grande importanza militare. Ai tempi di Roma vi passava la strada da Milano ad Arles. Ma nei riguardi del traffico il Monginevra resta molto inferiore al vicino Cenisio, e perciò è scaduto dalla sua importanza di un tempo: infatti da Briançon, dove mette capo la strada scendente dal Monginevra, un solo facile sbocco naturale si apre, quello della valle della Durance verso la Provenza; alla quale del resto dal Piemonte si accede agevolmente anche attraverso il valico dell'Argentera per le valli della Stura e dell'Ubaye.
Storia. - Il passo prende il nome dal colle descritto minutamente da Ammiano Marcellino col nome di Monte Matrona derivatogli, secondo lui, dal pietoso caso di una matrona che si precipitò da quelle balze. Probabilmente invece il nome va attribuito al culto delle Matrone alle quali sarebbe stata consacrata un'ara sulla sommità del colle. Da Augusto in poi andò sotto il nome di Alpe Cozia dal re che allora governava quelle regioni. Sullo scorcio del sec. X fu anche chiamato Mons Genevus, Mons Genuinus, Mons Ianus e Mont Genève. Fu praticato fino dai tempi più remoti, per esempio dai Galli; forse anche da Annibale, e ben presto divenne il grande cammino dell'Italia per le Gallie. Nel 1065 Cuniberto vescovo di Torino cercò di procurare sollievo ai transitanti fra il monte di Giano e Susa; nel 1179 Guglielmo Tagliaferro conte del Viennese e di Albon ordinò fossero devoluti alla prevostura di Oulx i beni dei pellegrini morti ab intestato nel viaggio dal monte Giano a Susa. Nei tempi moderni vi passarono Carlo VIII nel 1494, Luigi XIII nel 1629, il cavaliere di Bellisle a capo dei Gallo-Ispani nel 1747. Su questo passaggio finì tuttavia col prevalere quello del Moncenisio.
Bibl.: L. Vaccarone, Le vie delle Alpi occidentali negli antichi tempi, Torino 1884; G. Oberziner, Le guerre di Augusto contro i popoli alpini, Roma 1900; M. Blanchard, Bibliographie critique de l'histoire des routes des Alpes occidentales sous l'état de Piémont Savoie (XVIIe-XVIIIe siècles) et à l'époque napoléonienne (1796-1815), Grenoble 1920.