mongoli
Popolazione dell’Asia centrale; nel sec. 13° d.C. fondò un grande impero che si estendeva dalla Cina a gran parte dell’Asia, e dominò in seguito con minori dinastie anche su parte dell’Europa orientale. Il termine (mengwu, mongol) designava in origine una piccola tribù, mentre ci si riferisce al gruppo principale delle tribù mongole nei secc. 8°-9° con il termine tatari nelle iscrizioni turche dell’Orkhon e nei testi cinesi. L’importanza di questi spiega come, anche dopo il trionfo del gruppo mongolo in senso stretto, il nome di tatari sia ancora servito a designare l’insieme dei m. nelle lingue europee e anche in arabo e in cinese. Dalla cronaca delle lotte fra i clan nomadi, i m. entrano nella storia con Genghiz Khan, la cui sovranità sulla Mongolia fu riconosciuta nel 1206 da una Dieta pan-mongola tenutasi alle sorgenti dell’Onon. Alla conquista della Cina settentrionale (1215) seguì dal 1221 la serie di folgoranti campagne d’Occidente che travolsero in pochi anni i grandi e piccoli Stati musulmani dell’antico Vicino Oriente; Genghiz Khan morì nel 1227 quando regnava ormai su un impero che andava dalla Cina alla Persia e all’Armenia. Il figlio Ögödei (1225-41) proseguì a oriente la conquista della Cina fino al Chang Jiang e a occidente giungendo dalla Russia meridionale, attraverso la Polonia e la Slesia, oltre i Carpazi. La battaglia di Liegnitz (1241) e ancor più la notizia della morte di Ögödei arrestarono gli invasori. Dopo il breve regno del figlio Güyük (1246-48) il potere passò alla discendenza di Tolui, quarto figlio di Genghiz Khan, con Mongka riconosciuto khan nel 1251; sotto il suo regno, il fratello Hülägü comandò la spedizione contro Baghdad che distrusse il califfato abbaside (1258), mentre il fratello Qubilay compiva la conquista della Cina. Alla sua morte (1259), si fece proclamare gran khan dai suoi generali, e sotto di lui l’impero nomade di Genghiz Khan si mutò nell’impero sedentario cinese (dinastia Yuan); a occidente invece l’impero mongolo si scindeva in Stati vassalli, praticamente indipendenti, con la dinastia dei mongoli di Persia, gli Ilkhan, che non tardò a islamizzarsi e sotto la quale il Paese conobbe un periodo di alto sviluppo culturale: un tentativo di ulteriore penetrazione verso il Mediterraneo e l’Egitto fu fermato in Siria dai mamelucchi (1260). La sfera d’influenza mongola si allargava frattanto sulle regioni caspiche e nella Russia meridionale, con il dominio dell’Orda d’oro, i cui sovrani, facenti capo a Jüchi, figlio di Genghiz Khan, e a suo figlio Batu, regnarono suddividendosi poi in varie linee collaterali sui territori del Volga e del Caspio e si turchizzarono e islamizzarono per essere poi gradatamente assorbiti dal granducato di Mosca e dall’impero russo susseguitogli (khan tatari di Crimea, sino al 18° secolo). Un altro ramo dei discendenti di Genghiz Khan, i Chagatai, regnò nel 13° e 14° sec. sul Turkestan, ma il 14° sec. vide anche nell’Asia centrale, come in quella orientale, la decadenza e il tracollo della potenza mongola: Tamerlano (1336-1405), che riunificò molte delle regioni appartenute alle dinastie mongoliche già ricordate, non era un m., nonostante si asserisse discendente di Genghiz Khan, ma un puro turco; e la dinastia dei Mughal, fondata in India da suo nipote Babur, ricorda solo nel nome la stirpe originaria. Sul trono di Karakorum, capitale nazionale mongola, si succedettero degli epigoni di Genghiz Khan, in frequenti lotte col risorto impero nazionale cinese (nel 1368 i Ming avevano cacciato la dinastia Yuan). I m. oirati, rimasti nella Mongolia occidentale, ebbero una ripresa nel 17° sec. come gli zungari, il cui capo Galdan (1644-97) riestese il suo potere su tutto il Turkestan cinese, ma fu alla fine battuto dalla Cina. Alla metà del 18° sec. e fino agli inizi del 20° la Mongolia era sottomessa alla Cina. Con la Rivoluzione cinese del 1911 si ebbe la scissione politica fra Mongolia interna e Mongolia esterna, che erano già amministrate separatamente. La seconda rappresenta attualmente lo Stato nazionale mongolo, mentre sulla Mongolia interna si è mantenuta la sovranità della Cina.