MONGOLIA (XXIII, p. 667; App. I, p. 872; II, 11, p. 344)
La Repubblica popolare della Mongolia esterna (Bughut Nairamdakh Mongol Arat Ulus). - La repubblica popolare della Mongolia esterna, la cui indipendenza è stata definitivamente sancita dal trattato cino-sovietico del 14 febbraio 1950, conta secondo una valutazione del gennaio 1958 una popolazione di 1.000.000 di abitanti (dens. 0,6), tra cui nuclei di Russi immigrati di recente, ed è amministrativamente divisa in una municipalità (Sukhe Bator*) e 17 province (aimak). Nell'ottobre del 1961 è stata ammessa fra le Nazioni Unite.
Dopo la costituzione della Repubblica Popolare cinese, che ha posto la Mongolia esterna al centro del complesso sistema di equilibrî e di influenze cino-sovietiche e con la costruzione della ferrovia transmongolica, che ne ha fatto un ponte tra i due paesi, l'influenza sovietica sulla Repubblica popolare mongola, sempre grande, non è più esclusiva. Se gli Stati Uniti hanno dato alla R. P. M. dal 1946 al 1957 in base a varî accordi aiuti economici per complessivi 276 milioni di dollari, la Cina ha stipulato nel maggio 1959 un trattato d'amicizia e mutua assistenza e accordo economico, con cui si impegna a contribuire allo sviluppo economico del paese con duecento milioni di rubli. Il 28 genn. 1952 morì in una clinica di Mosca il maresciallo Choibalsan: gli è succeduto come primo ministro Yumzhagin Tsedenbal.
Il governo, eletto con suffragio universale, ma costituito dai membri dell'unico partito comunista esistente (Partito Popolare Rivoluzionario), mediante l'attuazione di piani quinquennali, iniziati nel 1948, ha favorito lo sviluppo industriale, la costruzione di nuove vie di comunicazione, l'agricoltura e in particolare con la selezione delle razze, la coltura di foraggi e un'utilizzazione più razionale dei pascoli, l'allevamento del bestiame. Si è cercato inoltre, soprattutto con il secondo piano (1953-57), di raccogliere i nomadi in aziende agricole collettive; il terzo piano triennale (1958-60) ha per obiettivo la messa a coltura di 257.000 ettari. In realtà insofferenti a schemi ad essi estranei, i Mongoli sono tuttora più pastori che agricoltori e anche se con dimora fissa, coltivato quel tanto di grano necessario ai loro bisogni, continuano a spostarsi con le greggi. Di conseguenza le aziende collettive statali hanno per lo più assunto carattere di stazioni sperimentali e l'agricoltura, che è stata estesa su 7 milioni di ettari irrigati e la cui produzione è discretamente aumentata (il grano è sufficiente al consumo locale), è rimasta un'attività marginale nei confronti dell'allevamento del bestiame il cui patrimonio, calcolato nel 1984 in 2.300.000 cavalli, 14.200.000 ovini, 5.300.000 caprini, 900.000 cammelli, è per il 90% proprietà privata e solo per il 10% appartiene allo stato o alle cooperative (il piano 1956-60, prevede la produzione di 12.000.000 di t di carne). La proprietà privata terriera è sempre praticamente inesistente e la determinazione delle terre dove ognuno condurrà al pascolo le greggi continua ad essere affidata alla tradizione e al buon senso. Nel complesso, il tenore di vita è discretamente migliorato: sono sorti nuovi villaggi e sono state create delle stazioni mediche, veterinarie e postali in luoghi facilmente raggiungibili dai nomadi per i quali è anche in funzione un servizio aereo in caso di soccorso urgente. Nel settore industriale, oltre al primo complesso, costruito ad Ulan Bator (l'unica città in rapidissimo incremento) seguendo il sistema sovietico dei cosiddetti "kombinat", sono stati creati nei varî centri del paese impianti per la lavatura della lana e per la lavorazione dei prodotti zootecnici. Ad Altan Bulak e pare anche a Nalaika, Bain Bulak, Undur Khan, Yugodsyr e Dzun Bulak, è stato iniziato lo sfruttamento dei giacimenti di carbon fossile (300.000 t nel 1954, che, secondo il piano 1958-60 dovrebbero raggiungere le 790.000 t annue); tungsteno ed uranio sono esportati verso la Russia e petrolio è estratto presso Sain Šanda. Queste industrie estrattive, che prima erano in mano ad alcune imprese straniere, sono ora gestite dallo stato come il commercio con l'estero che si svolge principalmente con l'Unione Sovietica ed in minore misura con la Cina, attraverso la recente rete ferroviaria. Costruita la ferrovia che collega la Transiberiana ad Ulan Bator, facendo capo ad Ulan Ude, nel 1955 è stata inaugurata la linea che congiunge la capitale con Tsining correndo parallela, fino al confine con la Cina, all'antichissima strada che giunge a Kalgan. Tronchi ferroviarî minori inoltre si irradiano da Choibalsan per Uldza, Erentsab, Dzun Bulak e Tamtsag Bulak. Ulan Bator è stata allacciata da autostrade ai principali centri della repubblica come Choibalsan, Džibkhalantu, Muren, Undur Khan ed è collegata da linee aeree regolari con Mosca, Pechino ed Ulan Ude. Numerosi altri aeroporti sono stati costruiti negli ultimi anni, tra cui primo per grandiosità di attrezzature quello di Sain Šanda. Nel campo culturale, dove come negli altri settori della vita mongola l'influenza russa è molto forte si è cercato di eliminare l'analfabetismo rendendo obbligatoria l'istruzione costituita da un corso di sette anni nelle città e dalle classi elementari nelle zone rurali. Sostituito nel 1946 l'alfabeto mongolo con uno nuovo basato su quello russo, l'istruzione superiore rimane affidata nell'università, che accoglie 1500 studenti, e settanta insegnanti di cui la metà russi. Relazioni culturali sono state inoltre allacciate con la Cina, dopo un accordo per dieci anni, firmato a Pechino nell'ottobre 1952, e nel 1953 è stata fondata un'Accademia delle Scienze.
Mongolia interna.
La Mongolia interna fu riorganizzata dai comunisti cinesi fin dal 1947, in "regione autonoma" della repubblica popolare cinese. Lo statuto autonomo fu riconfermato per la M. con la Costituzione del 1954 e istituzionalizzato per altri casi. Dal 1949 la regione mongola ha subìto parecchi mutamenti territoriali e di confine. Nell'assetto del 1959 si estendeva per 1.177.500 km con una popolazione di 7.500.000 abitanti. In questi ultimi anni ha avuto un notevole sviluppo agricolo, con la messa a coltura di nuove terre, ed industriale, con la creazione del centro industriale di Paotou.