Mongolia
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Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato interno dell'Asia centrale. Al censimento del 2000 la popolazione è risultata di 2.373.493 ab. (densità media 2 ab./km2), per il 91,9% mongoli di vari gruppi etnici (khalkha 81,5%, dörvöd 2,8%, bayad 2,1%, e altri), mentre la minoranza più consistente è quella dei kazachi (4,3%). La difficile realtà economica delle campagne sta favorendo un massiccio fenomeno di inurbamento soprattutto verso la capitale, Ulan Bator, che ha quasi raggiunto il milione di abitanti, pari a oltre un terzo della popolazione complessiva del Paese.
La M., malgrado nei primi anni Duemila abbia manifestato una buona vivacità economica (il PIL è cresciuto del 5,5% nel 2003, del 10,6% nel 2004 e del 6,2% nel 2005), rimane uno degli Stati più poveri del mondo: circa il 36% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, e la fame e la sottoalimentazione cronica sono una realtà piuttosto diffusa. Per fronteggiare questa situazione, il governo ha fatto ricorso all'aiuto internazionale: nel 2005 la M. è stata il terzo Paese per entità di sovvenzioni ricevute dalle organizzazioni mondiali. L'economia è poco diversificata ed è sostenuta dal settore primario, da quello minerario (carbone, rame, oro) e dall'industria tessile. Il settore primario si fonda soprattutto sull'allevamento e sulla produzione cerealicola, ma è largamente condizionato dall'andamento climatico; quello minerario, invece, malgrado le ingenti risorse naturali, soffre della mancanza di infrastrutture, della scarsezza degli investimenti e della forte dipendenza dall'andamento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali. Buoni risultati ha registrato il commercio estero: nel 2005 il maggiore mercato per le esportazioni è stata la Cina (48,1% del totale), seguita dalla Russia, dagli Stati Uniti, dalla Corea del Sud e dal Giappone. La M. ha scambiato soprattutto minerali e prodotti tessili (oltre il 60% del totale delle esportazioni) con macchinari, apparecchiature elettriche, veicoli e prodotti alimentari.
Storia
di Paola Salvatori
Il processo di modernizzazione avviato con la fine del monopolio politico del Partito rivoluzionario del popolo mongolo, PRPM (1992), continuava a rimanere, alle soglie del 2000, ancora incompiuto, minato dalle crescenti disparità economiche e dalla grave instabilità politica che indeboliva le istituzioni.
Il rapido passaggio a un'economia di mercato promosso dai governi liberali affermatisi negli anni Novanta, se aveva attirato ingenti capitali stranieri e attivato una nuova dinamica produttiva, aveva altresì comportato gravi costi sociali, generando un diffuso malcontento. Ciò penalizzò i partiti della coalizione al governo (l'Alleanza democratica, formata da nazionaldemocratici e socialdemocratici) e riportò in auge il Partito rivoluzionario che, presentatosi quale garante di una maggiore equità sociale, riuscì a riportare una schiacciante vittoria sia nelle elezioni legislative del luglio 2000 (72 dei 76 seggi in palio) - in seguito alle quali il suo leader N. Enkhbayar fu nominato primo ministro - sia in quelle presidenziali del maggio 2001 che confermarono il presidente uscente N. Bagabandi (in carica dal 1997).
Nonostante le critiche mosse in campagna elettorale alle politiche economiche dei governi precedenti, il nuovo esecutivo proseguì, seppure in forme più attenuate, la politica di privatizzazione e di risanamento finanziario del bilancio statale, portando a compimento nel maggio del 2003 la privatizzazione delle terre. Ciò consentì al Paese di continuare a godere degli aiuti economici internazionali, ma rese impopolare il Partito rivoluzionario che si trovò sempre più isolato e in difficoltà, anche per il coinvolgimento di alcuni suoi esponenti di rilievo in scandali finanziari. Nelle elezioni politiche del giugno 2004 il PRPM subì una pesante sconfitta (scendendo a 36 seggi), a vantaggio della nuova coalizione delle forze di opposizione, denominata Coalizione democratica della patria (34 seggi). Dopo mesi di trattative, in agosto si giunse alla formazione di un governo di larga intesa, guidato dal leader della Coalizione democratica Ts. Elbegdorj, ma la situazione politica rimase estremamente incerta. L'alleanza dei partiti della Coalizione democratica entrò infatti rapidamente in crisi, generando sbandamento e confusione tra i suoi membri. A trarne vantaggio fu il Partito rivoluzionario che riuscì a imporre ancora una volta un proprio candidato, l'ex primo ministro Enkhbayar, nelle elezioni presidenziali del maggio 2005. Nel gennaio 2006 Elbegdorj fu costretto a dimettersi, in seguito a un voto di sfiducia del Parlamento sulla linea economica dell'esecutivo, e fu formato un nuovo governo, guidato da M. Enkhbold esponente del Partito rivoluzionario.
In politica estera il Paese, oltre a perseguire una politica di equilibrio nei confronti tanto della Russia quanto della Cina, si adoperò per intensificare le relazioni con l'Europa occidentale e con gli Stati Uniti.