Monopolio
Un’impresa senza concorrenti
Il monopolio si caratterizza per la presenza di una sola impresa che vende un particolare bene o servizio, ed è qualcosa di negativo, perché sottrae gli scambi all’influenza benefica della concorrenza. Le autorità preposte alla protezione della concorrenza cercano quindi di evitare la formazione di monopoli, e quando questi sono inevitabili si preoccupano di regolare l’arbitrio del monopolista
Il monopolio è una particolare forma di mercato che si caratterizza per la presenza di un unico venditore. Il prodotto o il servizio vengono offerti da un’unica impresa, che non ha sostituti, e chi desidera acquistarli è costretto a rivolgersi al monopolista. Quando sul mercato sono presenti più imprese che producono beni o servizi simili ma di qualità diversa si ha la cosiddetta concorrenza monopolistica, caratterizzata dunque dalla offerta di prodotti tra loro sostituibili. Si definisce invece monopsonio la forma di mercato in cui vi è un unico acquirente. Infine, il monopolio bilaterale è contraddistinto dalla presenza contemporanea sul mercato di un unico acquirente e di un unico venditore: pensiamo, per esempio, al caso di un collezionista che scopre da un antiquario un oggetto rarissimo che cercava da anni, e che nessun altro collezionista aveva in mente di acquistare.
Grazie alla sua posizione privilegiata, il monopolista ha la possibilità di influire sul prezzo o sulle quantità di merce venduta. Poiché non vi sono concorrenti, l’impresa ha la facoltà di fissare un prezzo di vendita alto fino al livello in cui la domanda degli acquirenti non diventa troppo bassa; oppure può decidere di vendere una quantità di merce maggiore, abbassandone il prezzo. In base a un confronto tra i costi di produzione sostenuti e i ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti, il monopolista fissa il prezzo che massimizza il suo profitto. In alcuni casi, l’impresa può decidere di applicare prezzi diversi a seconda dell’acquirente: il venditore fissa allora un prezzo maggiore per i clienti più ricchi e inferiore per i più poveri. Questa discriminazione dei prezzi consente al monopolista di far pagare a ogni consumatore il massimo che è disposto a dare per comperare quel bene e, quindi, incrementare i propri profitti.
Il monopolio naturale si verifica quando l’esclusività è imposta dalla natura stessa: pensiamo, per esempio, all’esistenza in un paese di un unico giacimento di una determinata materia prima. Il monopolio tecnico si realizza quando la produzione in un certo settore deve essere concentrata in un’unica impresa affinché risulti efficiente. A queste due forme di mercato ‘spontanee’ si contrappone il monopolio artificiale, frutto della concentrazione industriale e degli accordi tra le imprese. Le forme di monopolio legale, diffuse tradizionalmente nel campo dei servizi pubblici (energia elettrica, acqua, telecomunicazioni, poste), sono regolamentate mediante la concessione, seppure talvolta temporanea, di licenze governative, spesso accompagnate dall’obbligo di rispettare alcune norme vincolanti.
Confrontando il monopolio con la concorrenza, gli studiosi dell’economia hanno dimostrato che la soddisfazione del consumatore è minore nel caso in cui ci sia un solo venditore, mentre per l’impresa è vero il contrario. Difatti il prezzo che rende massimo il profitto del monopolista è maggiore rispetto al prezzo che si realizzerebbe in condizioni di concorrenza. Per questo motivo il monopolio è considerato una forma di mercato inefficiente: si può dimostrare, confrontando gli svantaggi per i consumatori con i vantaggi per l’impresa, che la somma di vantaggi e svantaggi è una perdita netta rispetto alla situazione di concorrenza. Di conseguenza, nei principali paesi industrializzati, tra cui l’Italia, sono ormai in vigore leggi che tutelano la concorrenza e limitano o regolano la formazione di monopoli.
Ci sono però anche monopoli legali, come i brevetti, che attribuiscono in esclusiva a un’impresa per un certo numero di anni lo sfruttamento economico di un’invenzione (per esempio, un nuovo farmaco): questi particolari monopoli sono utili perché stimolano l’innovazione e la ricerca.